Giappone – Campi di astinenza da internet

In by Simone

Nel quarto paese al mondo per utenti connessi alla rete il problema della dipendenza da internet sta diventando una priorità per il Ministero della Salute. Presto, ispirandosi a Cina e Corea del Sud, sorgeranno in Giappone delle cliniche per disintossicarsi da una vita passata online.
Giappone e tecnologia. Telefonia, automobili, televisori, computer hanno quasi sempre il marchio del Sol Levante. Il binomio deriva dalla stagione portentosa dell’economia giapponese, quella degli anni Ottanta, che ancora permea l’immaginario di molti. Eppure non è solo un mito, ma anche una preoccupante realtà quando la tecnologia entra prepotentemente nelle vite di chi la usa. Come nel caso di quei giovani vittime di una grave dipendenza da internet.

Secondo una ricerca del Ministero della Salute giapponese pubblicata a inizio agosto, sarebbero circa 518mila i giovani tra i 12 e i 18 anni interessati dal disturbo, anche se Akifumi Sekine, un portavoce del Ministero dell’Istruzione, ci tiene a precisare al Daily Telegraph che è difficile circoscrivere in maniera esatta il fenomeno.

Circa il 9 per cento degli studenti medi e il 14 per cento di quelli delle scuole superiori passano su internet più di 5 ore al giorno, molti non sono in grado di sentirsi “disconnessi” anche per brevi periodi. Vari i sintomi riconducibili a questa patologia: obesità, disturbi del sonno e dell’alimentazione; nei casi più gravi, depressione e trombosi venosa profonda (anche detta “sindrome da economy class” poiché di solito interessa i passeggeri di voli a lunga percorrenza).

“Vogliamo farli uscire dal mondo virtuale e incoraggiarli alla comunicazione diretta con coetanei ed adulti”, ha detto Sekine. Ed è per questo che il governo lancerà, a partire dal 2014, un programma di “disintossicazione”. Sono infatti ancora troppo poche le realtà mediche che si occupano delle problematiche legate alla rete.

Il piano prevede la creazione di campi di “astinenza” in cui i partecipanti siano incoraggiati a svolgere attività all’aperto e di gruppo. Il tutto sarà ovviamente supervisionato da psichiatri e psicoterapeuti che accompagneranno i pazienti nel loro graduale processo di distacco da computer, cellulari e videogiochi.

Questo tipo di campi, che dureranno qualche giorno, sono una realtà già sperimentata in Corea del Sud e in Cina, ma saranno organizzati per la prima volta in Giappone.

Non bisogna dimenticare che la società giapponese conosce già manifestazioni di rigetto del vivere comune piuttosto estreme: è il caso degli Hikikomori, gli adolescenti o adulti che, a partire da un certo momento della loro esistenza, decidono di confinarsi in casa e di interrompere qualunque relazione con l’esterno (si stima che il numero di Hikikomori arrivi fino a 3,6 milioni di individui). Per non parlare del sempre altissimo tasso di suicidi.

Comprensibile, dunque, che il governo cerchi di arginare il fenomeno della dipendenza da internet. Tutto questo, d’altra parte, va di pari passo con lo sforzo di aggiornare gli strumenti educativi grazie alla tecnologia, quasi in ossequio all’idea di un paese sempre all’avanguardia: già oggi molte lezioni avvengono con l’utilizzo di computer ed entro il 2019 si prevede di dotare ogni studente di un dispositivo informatico di supporto alle attività scolastiche.

Secondo InternetWorldStats, in Giappone, nel giugno 2012, c’erano circa 101 milioni di utenti internet: il Giappone è quarto al mondo dopo Cina, Stati Uniti e India nell’utilizzo della rete. In scala percentuale significa che quasi l’80 per cento della popolazione nipponica vive connessa. Dati considerevoli e non allarmanti; ma, certo, anche un po’ di sana vita all’aperto non guasta mai.

[Scritto per Rassegna.it; foto credit: todayonline.com]

* Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello «Yomiuri Shimbun», il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).