Da reietto a eroe della categoria. La parabola del protagonista di The Attorney, avvocato nella Busan tra gli anni Settanta e Ottanta, sembra tutta in ascesa. Ma comporta fatica, sacrificio, dolore. Opera prima, il film ripercorre alcune delle tappe più oscure della storia recente della Corea del Sud: il colpo di stato del 1979, il movimento per la democrazia del 1980 e la violenta repressione del generale Chun Doo-wan.
Entrato in affari sulla scia del boom immobiliare, Song è costretto a lavorare giorno e notte per attirare nuovi clienti e mandare avanti il suo studio. Il giro d’affari aumenta di giorno in giorno e Song, il ritratto del self-made man della sua generazione, uno che riesce a farsi un nome anche senza essere uscito dalle università più prestigiose del suo paese, corona il sogno di acquistare un appartamento che lui stesso aveva costruito quando per pagarsi gli studi di diritto lavorava come operaio edile.
Durante una cena con amici di vecchia data, l’uomo si accorge che nel Paese c’è fermento. La tv trasmette immagini di proteste represse dalle forze dell’ordine. Da poco la Corea del Sud ha assistito all’assassinio del presidente Park Chung-hee da parte del capo del suo servizio di sicurezza. Ora sono i militari ad avere il controllo sul governo.
Inizialmente, però, Song gira la testa dall’altra parte: “se avessi fatto come gli studenti non fanno nulla e sono in piazza a protestare, non sarei certo dove sono ora”. Tutto cambia quando il giovane Choi Jin-woo, il figlio della proprietaria del ristorante di fiducia dell’avvocato, scompare: all’insaputa anche della madre, il giovane si trova in carcere con l’accusa di aver preso parte ad attività sovversive.
Legato dall’affetto per il giovane e per la madre di lui, Song decide di mettere da parte i profitti facili del settore immobiliare e di impegnarsi in una causa penale a sfondo politico. Scoprirà che il ragazzo non solo è stato imprigionato, ma anche torturato prima del processo. L’uomo decide così di portare la violenza del regime appena installatosi a Seul all’attenzione pubblica, sudcoreana in primis e di tutto il mondo. A costo di rischiare la propria pelle, mettendo in pericolo il lavoro e la sua stessa libertà.
Opera prima del regista Yang Woo-seok, The Attorney ripercorre alcune tappe più oscure della storia recente della Corea del Sud: il colpo di stato del 1979, il movimento per la democrazia nato dalle proteste degli studenti di Gwangju nel 1980 e la violenta repressione – soprattutto sui reati di opinione – scatenata dal regime guidato dal generale Chun Doo-wan.
Il lungometraggio è un inno all’impegno civile e alle lotte per la democrazia: più volte nelle sue potenti arringhe l’avvocato Song fa riferimento all’articolo 1 della costituzione sudcoreana, secondo il quale “la sovranità della Repubblica di Corea risiede nel suo popolo, e da esso derivano tutte le forme di autorità statale”.
In Corea, il successo di pubblico è stato notevole: oltre 5 milioni di persone in poco più di 10 giorni hanno visto il film. Il protagonista, interpretato da Song Kang-ho (tra i volti più noti del cinema sudcoreano, già nel cast di The Host e del più recente Snowpiercer) è ispirato alla figura dell’ex presidente Roh Moon-hyun, negli anni Ottanta avvocato e attivista per i diritti democratici, morto suicida nel 2009.
Proprio nel 1981 Roh dovette difendere un giovane accusato di possesso di letteratura di contrabbando, reato che contravveniva alla Legge di sicurezza nazionale – in pratica, la legge marziale. Fu a partire da allora che Roh decise di fare l’avvocato per la difesa dei diritti umani.
“Dopo quella difesa, la mia vita è totalmente cambiata”, aveva dichiarato alla stampa nel 2003. “Sulle prime non potevo nemmeno credere che erano stati torturati così duramente. In ongi caso, quando vidi i loro occhi spaventati e le loro unghie dei piedi mancanti, la mia vita agiata da avvocato terminò. Diventai un uomo che voleva fare la differenza nel mondo”.
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[Foto credit: hancinema.net]