Digital India a 6 anni dal lancio, tra sfide e buoni risultati

In Asia Meridionale, Innovazione e Business, Uncategorized by Redazione

Digital India comprende una vasta serie di iniziative tecnologiche ad alto impatto sociale coinvolgendo diversi Ministeri e Dipartimenti della giurisdizione indiana

Un anno dopo la sua elezione nel 2014, il Primo Ministro Narendra Modi ha lanciato Digital India, un programma volto a trasformare l’India in una potente economia digitale. Come spiega il sito ufficiale dell’iniziativa, Digital India comprende una vasta serie di iniziative tecnologiche ad alto impatto sociale coinvolgendo diversi Ministeri e Dipartimenti della giurisdizione indiana. Durante il discorso tenuto nel 2014 in occasione del giorno dell’Indipendenza, il PM Modi ha parlato della sua “visione” dell’India, esprimendo il desiderio di costruire negli anni a venire una nuova realtà digitale nella quale ogni cittadino indiano può avere eguale accesso ad Internet e a tutti i servizi governativi con facilità e sicurezza. Allora, solo il 19% della popolazione era connessa ad Internet e un mero 15% possedeva un telefono. L’ambizioso piano di digitalizzazione è diventato fin da subito uno dei principali cavalli di battaglia del partito al potere, che cerca ostinatamente di cambiare l’immagine dell’India a livello internazionale presentandola non solo come leader dell’Indo-Pacifico ma soprattutto come aspro competitor del colosso cinese.

In passato, vi sono stati diversi tentativi di digitalizzare il Paese attraverso il consolidamento dell’e-governance come con il National e-Governance Plan (2006), il National Optical Fibre Network (2011) e l’UID (2009). Malgrado l’esito di questi piani sia stato quasi sempre fallimentare, alcuni punti sono stati ripresi e riadattati al nuovo programma del BJP.

Digital India si fonda principalmente su sei pilastri: la Broadband Highways (Internet a banda larga), l’accesso universale alla connettività mobile, il programma di accesso pubblico a Internet, l’e-governance, l’e-Kranti – servizi e informazioni per i cittadini e la manifattura elettronica e IT per il lavoro.

L’intero programma volto alla digitalizzazione del subcontinente agisce investendo parallelamente su tre piani: infrastrutture digitali, accessibilità a servizi e governance ed, infine, educazione digitale. Affinché anche gli abitanti dei villaggi più remoti dell’India possano navigare su Internet ad alta velocità usufruendo poi dei servizi governativi elettronici, Digital india ha promesso di investire nelle infrastrutture digitali e creare uno cyberspazio sicuro e protetto, ma soprattutto inclusivo. L’obiettivo finale è quello di rendere tutti i servizi governativi accessibili all’intera popolazione garantendo al contempo trasparenza e affidabilità. Il terzo punto del programma, forse il più utopistico, riguarda l’educazione digitale della popolazione, resa possibile attraverso la messa a disposizione di eguali risorse/servizi digitali, nonché di piattaforme per stimolare una governance partecipativa.

Il piano nazionale di e-governance (NeGP) è stato avviato nel 2006 con 31 progetti in diversi ambiti come agricoltura, salute e istruzione. Il numero dei progetti è passato poi da 31 a 44 aggiungendo sotto e-Kranti nuove iniziative del settore sociale come l’empowerment di donne e bambini, inclusione finanziaria e governance urbana e-Bhasha.

Tra le numerose opere realizzate da Digital India, si trova Aadhar, un servizio di pagamento che permette a tutti i cittadini, dopo aver registrato la propria identità, di accedere al loro conto bancario ed effettuare le operazioni di base. MYGOV, ormai conosciuta come la più grande piattaforma democratica digitale al mondo, è una piattaforma di governance partecipativa che mira a coinvolgere il cittadino nella vita politica facilitando lo scambio di idee e opinioni tra la popolazione ed i membri degli organi istituzionali. OpenForge, altra applicazione e-governance, offre servizi di diversa natura velocizzando le tempistiche delle procedure burocratiche.

Nel campo della sostenibilità e della transizione ecologica, sulla quale Modi ha promesso nei prossimi anni di concentrare gran parte delle sue energie, vi è Smart Cities, che promuove città sostenibili e inclusive tramite l’adozione di soluzioni “intelligenti”. Infine, di particolare interesse soprattutto considerando l’enorme difficoltà e isolamento delle persone disabili in India, vi è l’Accessible India Campaign and Mobile App, una piattaforma di crowdsourcing. L’app fa parte di una campagna nazionale più ampia, che promuove le pari opportunità per le persone con disabilità e le aiuta a partecipare attivamente nella società. Parte della campagna si impegna a migliorare l’accessibilità ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione.

Passati sei anni dal lancio del programma, risulta assai difficile giudicare se Digital India stia dando i risultati sperati. Non sono mancate le polemiche, né le battaglie legali. Infatti, sono state avanzate numerose petizioni (respinte a gennaio 2021) riguardo la costituzionalità di Aadhaar, l’ID biometrica che darebbe accesso ai programmi governativi, o di Aarogya Setu, l’app di tracciamento che avrebbe dovuto registrare i casi Covid nel Paese arrestando la corsa del virus e che invece avrebbe rilasciato dati sensibili dei cittadini a terzi, infrangendo la politica sulla privacy.

Per quanto riguarda la Bharat Net, formalmente la Fibra Ottica Nazionale, è stata messa in atto nel 2011 con lo scopo di collegare 250 mila panchayat (comunità situate in villaggi). Il progetto non si è concluso nel 2013 come annunciato precedentemente, ma è stato riproposto l’anno seguente con una deadline per ognuna delle tre nuove fasi. L’installazione della Fibra Nazionale continua ad essere in ritardo e secondo un rapporto dello Standing Committee sull’IT, non ci sarebbero le condizioni per fornire effettivamente servizi Internet ai cittadini. Questo è dovuto sia alla mancanza di una strategia solida di attuazione sia a ritardi nelle gare e nell’assegnazione degli appalti a enti pubblici come la National Highways Authority, che in India controlla vari tipi di infrastrutture come strade e cavidotti. Inoltre, è emersa anche una certa disparità a livello geografico, come per esempio nel nord-est del Paese dove, a causa delle continue piogge e inondazioni, i lavori per la fibra ottica proseguono più a rilento (nonostante le informazioni riguardo le caratteristiche territoriali di queste zone siano conosciute e accessibili).

Le difficoltà nella realizzazione del programma sono molte e ben note fin dall’inizio. In primis, i problemi legati all’installazione della fibra ottica nel nord est dell’India, soprattutto nella zona di Jammu, Kashmir e Ladakh. Un’altra sfida importante rimane quella dell’analfabetismo digitale, emerso in particolar modo durante il programma di vaccinazione Covid-19 nel momento in cui molte persone non sono state in grado di registrarsi sull’app Cowin per prenotare il proprio turno di vaccinazione. Da non dimenticare anche l’alto tasso di criminalità informatica e la disuguaglianza nel processo di digitalizzazione, che crea un enorme divario nei diversi settori di governance, nonché tra gli stessi dipendenti statali che non sono “educati” digitalmente.

Come gli attacchi nei confronti di Aadhaar e di Aarogya Setu hanno giustamente evidenziato, per facilitare la massiva transizione digitale promossa da Digital India è necessario creare e rafforzare i quadri legislativi e amministrativi in modo da poter garantire maggior sicurezza e privacy ai cittadini. Il disegno di legge sulla protezione dei dati nel 2019, attualmente ancora sotto esame da parte del governo, è visto da molti esperti come un passo verso la giusta direzione. Un passo che aiuterebbe l’intero Paese a salvaguardare i propri interessi e a proteggere i propri diritti digitali, realizzando allo stesso tempo la grande aspirazione e sogno del BJP e del PM in carica.

Di Maria Casadei*

*Laureata magistrale in Lingue e Culture Orientali con specializzazione in hindi e urdu. Attualmente lavora come Content Manager per Myindia.it (https://myindia.it/), un portale che riporta news e articoli di cultura riguardo il sub-continente indiano. Scrive per il Faro di Roma e VeNews, per il quale si occupa delle recensioni di film indiani in concorso alla Biennale di Venezia.