Che in America non si comprino più case è ormai un fatto acquisito, ma che non le si arredino, oltre ad una questione di gusto, è una minaccia all’industria dell’arte transoceanica. Tutti i Da Vinci, Van Gogh e Manet da quattro soldi che si sono spesso visti sulle pareti di casa di ogni americano medio, sono fermi da mesi in container all’altro capo del mondo, in Cina. Dafen, la cittadina che si è fatta un nome copiando con stile “catena di montaggio” qualsiasi opera d’arte per ogni gusto è in crisi: niente case, niente quadri.
Per le 849 imprese del falso d’autore, che avevano l’abitudine di produrre 1 milione di quadri all’anno destinati all’export per un valore di 30 milioni di yuan (3 mln di euro), la soluzione è chiudere, sospendere la produzione o cercare nuovi mercati. “Se qualcuno può permettersi di spendere milioni di yuan per comprare una casa, può certamente buttarne via qualche migliaio per un’opera d’arte” (rigorosamente falsa) dice alla stampa cinese il presidente dell’Associazione delle imprese dell’Arte di Dafen, Wu Ruiqiu.
La salvezza è il mercato interno, dunque: tutto sta a convincere i cinesi a rimpiazzare le foto di Mao, le icone di Deng Xiaoping e al massimo qualche poster di Yao Ming con Girasoli, Monnalise e Dejeuner sur l’herbe. Ma neppure Wu sembra crederci veramente. “Le persone fra 30 e 40 anni, che sono quelle che consumano di più, non hanno nessun interesse verso l’arte e la pittura”. L’ammissione è triste ma “preferisco mettere da parte mille yuan per mio figlio piuttosto che comprare un quadro”, conferma un impiegato della capitale.
[foto tratta da http://paper.sznews.com]