Una siccità di cui non si è visto pari da più di 50 anni, apre il nuovo anno in Cina dopo un 2008 già profondamente segnato dalla mano della Natura. Più di 4 milioni di persone e il 43% delle aree produttrici di grano soffrono della mancanza di precipitazioni, nel nord del paese, ormai da ben più di cento giorni. Le autorità cinesi hanno annunciato lo stato di emergenza e disposto 40 milioni di euro per alleviare i danni e sostenere le entrate dei produttori, già colpiti dai riflessi della crisi economica mondiale.
L’ufficio di Stato per il Controllo delle inondazioni e l’allevamento della siccità ha detto di aver «raramente visto nella storia» una situazione simile a quella attuale. Nella già arida Pechino, l’ultima pioggia risale ad ottobre. Il rigido inverno della capitale sta, inoltre, imparando a fare i conti con un’assenza sempre più marcata di precipitazioni nevose, ricorrenti fino soltanto a cinque anni fa. Oggi, per assicurare le risorse idriche alla popolazione di 17 milioni della capitale, il governo spende milioni di dollari per finanziare un progetto mastodontico di diversione delle acque del Fiume Giallo, che scorre a più di 1200 chilometri dalla capitale. Nella provincia dello Hebei, la regione intorno a Pechino, che funge da riserva della capitale nonostante sia anch’essa colpita da siccità cronica, i contadini hanno dovuto abituarsi fin da prima delle Olimpiadi al razionamento dell’acqua per sostenere i fabbisogni della vicina metropoli. Eppure gli sforzi fatti non bastano: la capitale raggiungerà a breve la soglia minima di acqua a disposizione ed allora l’allarme sarà ancora più alto.
Finora la calamità naturale, unita a tali politiche severe, sta mettendo in ginocchio soprattutto i contadini e potrebbe rivelarsi una ragione di instabilità sociale in più, in un periodo già assai turbolento. Nove milioni e mezzo di ettari di terra arabile, in 8 regioni settentrionali e centrali, non hanno visto scendere una goccia d’acqua da novembre. Di conseguenza la prossima estate, al momento della stagione del raccolto, la produzione di grano diminuirà fra il 2 e il 5% ha fatto sapere il Ministero dell’Agricoltura, mentre gli analisti stimano picchi fino al 20% in meno in regioni più severamente colpite come lo Henan e l’Anhui. Nell’Henan, in particolare, una tale penuria d’acqua non si vedeva dal 1951, fa notare la stampa locale.
In queste zone, densamente popolate e terra d’origine della maggior parte dei lavoratori migranti che fin qui hanno sostenuto il boom economico cinese, la siccità è l’ultima cattiva notizia. Dalla fine dello scorso anno, quando migliaia di fabbriche hanno chiuso i battenti mandando a casa la manodopera, il fragile equilibrio delle famiglie contadine si è rotto. Negli anni della crescita queste sono sopravvissute col sostentamento di genitori o figli emigrati negli stabilimenti produttivi delle ricche zone costiere o nei cantieri delle grandi città. Oggi a milioni sono costretti a tornare ad una terra arida che li accoglie meno che mai, e che li costringere ad ingrossare quelle fila di disoccupati che il governo ha stimato dell’ordine di 20 milioni.
Per questo il presidente Hu Jintao ha chiesto che non vengano risparmiati sforzi per combattere la siccità e aiutare le popolazioni colpite. La stabilità sociale è a rischio laddove non vi è più l’onnicomprensiva possibilità di arricchirsi ed il partito unico potrebbe essere tra i primi ad essere rimesso in discussione.
(*pubblicato su Il Messaggero del 9 febbraio 2009)