Classica-mente – Il flauto primaverile di Luoyang

In by Simone

La Cina ha più di cinquemila anni di storia. Non è possibile comprendere la Cina di oggi senza conoscere la Cina di ieri. Gu Wei Jin Yong, diceva Mao: il passato deve servire al presente. China Files prosegue la pubblicazione delle poesie classiche cinesi. Buona lettura.

Li Bai ha composto questa poesia nel 735 d.C. durante un viaggio a Luoyang", nella provincia dello Henan. La città allora era chiamata Luocheng ed era allora in pieno sviluppo. Già capitale della dinastia degli Han orientali nel I sec. d.C., era nota ai tempi della dinastia Tang come la "capitale orientale", con una popolazione di circa un milione di abitanti. Oggi in base ai dati del censimento del 2010 conta 6.620.000 abitanti. Oltre a questa "capitale orientale", ai tempi della dinastia Tang la "capitale occidentale" e dimora imperiale era Chang’an, l’attuale Xi’an nello Shanxi.

Immaginiamo quindi questa città di quasi 1300 anni fa, quando nell’oscurità e nel silenzio della notte insonne il poeta ode una melodia di flauto portata dal vento, che arriva ad intermittenza da chissà dove. Basta questo a Li Bai, lontano da casa, per farsi prendere dall’emozione e fare vibrare la sua vena poetica. 

Il primo verso parte con una prosopopea: il poeta infatti non dice direttamente di sentire il suono del flauto, bensì è il suono stesso, come dotato di volontà propria, che giunge fluttuando a lui. Mentre ascolta assorto la melodia, egli prova a figurarsi quale nei dintorni sia la casa dove un’altra anima artistica si esprime attraverso la musica. 

Il secondo verso aggiunge colore alla scena, tratteggiando la città avvolta dal vento di primavera nell’oscurità della notte. La melodia suonata dal flauto riguarda proprio la separazione e la lontananza. La nostalgia di casa è sempre presente nell’animo del viaggiatore, ed

è ancora più forte nel cuore dei Cinesi, la cui cultura riserva alla casa ancestrale un posto particolare. Il riferimento al salice è poi ricco di significato in quanto il carattere è omofono di "restare".  Questo ha dato origine ad una tradizione dei tempi antichi che associava la separazione allo spezzare di un ramoscello di salice.

L’espressione zheliu, "spezzare il rametto di salice", si usa ancora oggi per indicare l’addio ad un amico in partenza. L’ultimo verso quindi non contiene solo un riferimento ad una melodia ma suggerisce una tradizione, una situazione ben definita che fa da sottofondo al componimento, e doveva essere particolarmente presente al poeta il quale, originario dello Sichuan, era assente dalla propria terra da più di vent’anni.

Da quale casa giunge fluttuando sino a me il suono di un soave flauto,
disperso dal vento di primavera che permea la città di Luoyang?

Nel mezzo della serenata mi sovviene "il salice spezzato",
chi non avrebbe nostalgia della casa ancestrale? 

谁家玉笛暗飞声,
散入春风满洛城。

此夜曲中闻折柳,
何人不起故园情。 

Davide Saccon è da sempre appassionato di lingue orientali. Affascinato dalla Cina ne ha studiato la lingua e la cultura e poi vi si è trasferito per lavoro con la famiglia. Oggi abita nello Zhejiang, dove è responsabile di una azienda italiana. Potete seguirlo anche sul suo blog.