UPDATE – Cina-Giappone – Le isole contese

In by Simone

Il punto sugli otto isolotti nel mezzo del Mar cinese meridionale, isole Diaoyu per la Cina, isole Senkaku per il Giappone. Come si è arrivati alla contesa, perché sono così importanti e chi se le vuole comprare. In continuo aggiornamento. (UPDATED) Per fare il punto sulla vicenda delle isole contese tra Cina e Giappone, abbiamo raccolto qui di seguito gli articoli sin qui pubblicati sul tema. Sotto questi, come di consueto, la storia e gli aggiornamenti a ottobre 2012 (Redazione China Files).

11 febbraio 2014 – Esercito. Una questione di budget
di Cecilia Attanasio Ghezzi 
La spesa militare della Cina è seconda solo a quella degli Stati Uniti e secondo IHS Jane’s, un’agenzia di analisi e consulenza americana, nel 2014 crescerà ancora. Si prevede una spesa di 148 miliardi di dollari, ovvero il 6,3 per cento in più rispetto all’anno precedente. Cosa cambia nella regione Asia Pacifico.

30 gennaio 2014 – Giappone – Educazione: più patriottismo, meno storia
di Marco Zappa 
Ai giovani giapponesi serve un’educazione diversa: più patriottismo e più moralità. Secondo il governo Abe, l’unica strada verso la ripresa da percorrere per il Giappone è quella dell’uscita dal cosiddetto "regime postbellico". Modellando il nuovo sistema educativo sull’orientamento politico del governo.

8 gennaio 2014- Tokyo, Pechino e le isole disabitate
di Asia Files 
Il Giappone ha annunciato l’intenzione di nazionalizzare quasi trecento isolette non contese per rafforazare il proprio controllo sul mare.

30 novembre 2013 – SPECIALE: La nuova battaglia del Pacifico
di Gabriele Battaglia, Simone Pieranni, Andrea Pira
L’ Air Defense Identification Zone di Pechino è solo l’ultima arrivata. Usa, Giappone e Corea ce l’hanno da decenni, ma la decisione di Pechino ha sollevato la tensione nell’area del Pacifico. La Cina risponde agli Usa, che da anni l’accerchiano con le proprie basi. La contesa del Pacifico entra nel vivo. Lo speciale di China Files.

27 novembre 2013 – Adiz. La goccia che fa traboccare il Mar cinese meridionale
di Gabriele Battaglia e Simone Pieranni 
Reazione soft da parte dei cinesi cinesi alla “provocazione” Usa avvenuta ieri, quando due B-52 statunitensi di ritorno dalla base di Guam hanno sorvolato la nuova Air Defense Identification Zone stabilita da Pechino venerdì scorso. Giappone e Stati Uniti avevano immediatamente giudicato la mossa cinese un atto destabilizzante. E la questione del Pacifico entra nel vivo.

25 novembre 2013 – A ‘difesa’ delle isole contese
di China Files
La Cina dichiara la creazione di una Zona di identificazione per la Difesa Aerea del Mar Cinese Orientale (Adiz) intorno alle isole Senkaku/Diaoyu.

12 settembre 2013 – Senkaku/Diaoyu, un anno dopo
di Gabriele Battaglia
Un anno fa, il Giappone comprava dal loro proprietario le isole Senkaku/Diaoyu, suscitando le reazioni irritate di Pechino. Oggi il conflitto sembra essersi insabbiato. E intanto il Global Times, quotidiano in lingua inglese molto vicino ai vertici del Pcc, scrive che dalla attuale situazione di stallo è la Cina a trarre vantaggio.

10 maggio 2013 – Okinawa è cinese. L’ultima provocazione di Pechino
di Gabriele Battaglia 
Una nuova polemica territoriale tra Tokyo e Pechino, già divise sulle Senkaku/Diaoyu. La Cina, hanno scritto due studiosi vicini al Partito, avrebbe la sovranità sulle isole Ryukyu, di cui fa parte anche Okinawa. Solo una provocazione o una un tentativo dei "falchi" dell’esercito di fare pressione sul presidente Xi?

12 aprile 2013 – Giappone – Abe rivuole Okinawa
di Marco Zappa
Dal 1972, esiste un pezzo di Giappone che non è tutto nipponico: Okinawa. Il premier Abe ha dichiarato l’intenzione di accelerare le trattative con l’amministrazione Obama per la restituzione della terra, sulla carta "affittata" all’esercito Usa. Ma la popolazione non crede alle promesse del governo.

10 aprile 2013 – Accordo sulle isole contese
di Asia Files
Il Giappone firma un accordo bilaterale con Taiwan per le aree di pesca intorno alle isole contese delle Senkaku/Diaoyu, dopo una trattativa di 17 anni.

11 febbraio 2013 – Anno nuovo, vecchie contese
di Cecilia Attanasio Ghezzi
Ieri quattro navi da pattuglia cinesi sono entrate nelle acque contese con Tokyo. I media di Pechino hanno sottolineato provocatoriamente che i loro equipaggi sono stati i primi a festeggiare l’Anno del serpente. La polemica con il Giappone continua mentre si riaccende la preoccupazione per le mire territoriali di Pechino.

28 febbraio 2013 – Sale la tensione sulle isole contese
di Gabriele Battaglia
Continua lo scontro tra Pechino e Tokyo sulle isole Senkaku/Diaoyu. Una fregata cinese avrebbe, sostiene Tokyo, agganciato nei suoi radar una nave della marina giapponese. Un atto ostile per il primo ministro giapponese Abe, che ora vorrebbe il riarmo.

21 gennaio 2013 – Nuovo scontro sulle isole contese
di Simone Pieranni
Tre navi di stato cinesi sarebbero entrate nel territorio conteso delle isole Diaoyu, per i cinesi, Senkaku, per i giapponesi. Si tratta dell’ennesimo episodio della “guerra diplomatica” in corso ormai da tempo, tra Cina e Giappone.

10 gennaio 2013 – Tra Pechino e Tokyo ancora tensione
di Gabriele Battaglia
All’indomani dall’annuncio del governo giapponese di aumentare la spesa nel comparto militare, si susseguono le reazioni da parte di Pechino. Continua a non esaurirsi l’escalation, almeno a parole, nella vicenda delle isole contese nel mar Cinese Orientale, le Senkaku/Diaoyu.

20 dicembre 2012 – Abe, un premier alle prese con la Storia
di Marco Zappa
Uscito trionfatore dalle urne domenica scorsa, Abe Shinzo tra pochi giorni sarà nominato primo ministro del Giappone. Definito da molti un falco nazionalista, dovrà tirare fuori il Giappone dalla crisi economica e dagli stalli diplomatici con i vicini asiatici. China Files propone un suo ritratto.

17 dicembre 2012 – Il ritorno di Abe irrita Pechino
di Cecilia Attanasio Ghezzi 
Domenica scorsa, gli elettori giapponesi hanno scelto di ritornare all’"usato sicuro" del Partito liberal-democratico. Il nuovo leader, Shinzo Abe, ha fin qui promesso un atteggiamento più assertivo verso la Cina. Che si dice preoccupata della possibile aggressività giapponese. Tokyo farà bene a "non attacare briga".

14 dicembre 2012 – Nuove provocazioni sulle isole contese
di Cecilia Attanasio Ghezzi
Ieri mattina un aereo cinese ha infranto l’invulnerabilità dello spazio aereo giapponese sulle Senkaku/Diaoyu. Subito si è registrata la protesta ufficiale di Tokyo. Pechino ha fatto sapere che il volo era assolutamente normale, perché le isole sono "territorio cinese". La politica estera cinese è sempre più provocatoria.

5 novembre 2012 – Economie al bivio
di Marco Zappa 
Le economie di Cina e Giappone da quasi 40 anni sono profondamente integrate. Da quando però le Senkaku/Diaoyu sono state nazionalizzate, politica ed economia sono andate di pari passo. Dal turismo alle auto agli investimenti diretti esteri: a rischio un giro d’affari da 345 miliardi di dollari.

16 ottobre – Update 

Sette navi da guerra cinesi attraversano la "zona contigua", un tratto di mare appena fuori dalle acque territoriali giapponesi nei pressi dell’isola di Okinawa. E’ la prima volta che succede, anche se dal punto di vista del diritto internazionale non c’è nessuna infrazione. Lo stesso ministero della Difesa giapponese getta acqua sul fuoco, affermando che la presenza di navi cinesi non è da mettersi in relazione alla controversia sulle isole Senkaku-Diaoyu e che probabilmente sono state spinte su quella rotta da un tifone.

9 ottobre – Update 

Lo scorso primo ottobre, mentre la Cina festeggiava il 63esimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, il primo ministro giapponese Noda Yoshihiko ha cambiato alcune pedine del suo governo.

Sostituiti i ministri di finanze, educazione e della strategia nazionale, il riconfermato segretario del Partito democratico del Giappone e attuale capo del governo ha nominato rispettivamente Jojima Koriki, Tanaka Makiko e Maehara Seiji .

La decisione è soprattutto da leggere come tentativo di recupero del consenso e di riconciliazione con la Cina (Tanaka è infatti figlia del primo ministro giapponese che negli anni ’70 favorì la normalizzazione dei rapporti con la Rpc) . Inoltre nel weekend è stato nominato il nuovo ambasciatore giapponese a Pechino: è Kitera Masato. Anche questa mossa può essere letta in funzione di un riavvicinamento con la Rpc. 

Il mercato ha però punito la scelta del governo giapponese di nazionalizzare le isole Senkaku/Diaoyu.

Le grandi case automobilistiche nipponiche, riporta il quotidiano finanziario di Tokyo Nikkei shimbun, hanno registrato ingenti cali nelle vendite dei loro modelli in Cina, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel solo mese di settembre, infatti, Toyota ha perso il 48 per cento delle vendite (circa 44 mila vetture vendute in meno ) e Nissan il 35 per cento (circa 67 mila in meno). 

25 settembre – Update

Ancora tensione a largo delle isole contese. Intorno alle 6 di questa mattina, ora giapponese, circa 40 pescherecci taiwanesi, con la scorta di 10 imbarcazioni della guardia costiera di Taiwan, sono entrate nella fascia di mare adiacente alle acque territoriali – formalmente giapponesi – delle isole Senkaku/Diaoyu. 

Secondo l’ agenzia di stampa Kyodo,  un’ imbarcazione della guardia costiera giapponese è intervenuta con i cannoni d’acqua contro le imbarcazioni che avevano superato il confine marino. Dopo poche ore tutti i vascelli taiwanesi si sono allontanati.

E’ la prima volta, da quando le isole sono state acquistate dal governo centrale di Tokyo, che i taiwanesi compiono azioni di protesta organizzata a poca distanza dalle isole.

24 settembre 2012 – Update

Anche se la tensione è scesa, tra Cina e Giappone il rapporto continua a essere conflittuale. Dopo più di otto giorni le manifestazioni a Pechino e in altre città della Cina continentale si sono fermate. Ora è il momento delle trattative diplomatiche: oggi, a quanto riporta la Bbc, arriva a Pechino il vice ministro degli Esteri di Tokyo, Kawai Chikao per una due giorni di dialogo con i diplomatici della Repubblica popolare cinese.

Ieri il primo ministro giapponese Noda Yoshihiko ha invitato Pechino a riflettere sul fatto che l’attuale disputa può danneggiare seriamente l’economia cinese, riferendosi in particolare alla chiusura di alcuni punti vendita o stabilimenti di imprese giapponesi in Cina. Nel frattempo, le autorità di Pechino hanno deciso di cancellare la cerimonia, in programma giovedì prossimo, per i 40 anni dalla normalizzazione delle relazioni Cina-Giappone.

In risposta alle manifestazioni anti-giapponesi tenutesi in Cina, sabato alcune centinaia di persone hanno manifestato a Tokyo contro le rivendicazioni cinesi sulle isole Senkaku/Diaoyu.

17 settembre 2012 – Update

Secondo la Cctv, la tv di stato cinese, mille pescherecci cinesi sono in rotta verso le isole Senkaku, dal punto di vista amministrativo nella prefettura giapponese di Okinawa. L’autorità cinese per la pesca ha fatto sapere che "tutte le misure necessarie alla protezione delle imbarcazioni sono state predisposte".

Decine di migliaia di cinesi sono scesi in piazza lo scorso weekend per protestare contro la nazionalizzazione delle isole Senkaku/Diaoyu. Le località dove più forte è stata la partecipazione alle manifestazioni sono state Guangzhou, dove si sono verificati gli incidenti di maggiore entità, Shanghai, Shenzhen, Pechino, Xi’an, fino all’isola tropicale di Hainan.

Il Governo cinese sta tentando di limitare i danni diffondendo comunicati in cui si vieta ai dipendenti pubblici di partecipare alle manifestazioni.

A Pechino, in particolare, oggi è il settimo giorno consecutivo di manifestazioni davanti all’ambasciata giapponese. Rispetto al weekend, la partecipazione è diminuita, mentre costante rimane la sorveglianza delle forze dell’ordine di Pechino. L’ambasciata è infatti sotto continua sorveglianza da parte di polizia e esercito in assetto antisommossa.

Nel weekend si sono tenute anche esercitazioni militari in quattro regioni militari cinesi su sette. Secondo il parere di alcuni esperti interpellati dal quotidiano locale Yangtze Post, sarebbe un avvertimento al Giappone per l’acquisto delle Senkaku. Secondo Hu Siyuan, esperto di scienze strategiche interpellato dal sito China.org.cn, "la Cina non sarebbe infatti spaventata da un confronto militare con il Giappone sulle isole Senkaku/Diaoyu".

In Giappone intanto, l’ambasciatore incaricato a Pechino, Nishimiya Shin’ichi è morto in un ospedale di Tokyo, dopo essere stato ricoverato giovedì scorso in seguito a un collasso, appena due giorni dopo la sua nomina.La causa della morte non è stata resa pubblica.

Tuttavia, il livello raggiunto dalla tensione tra Pechino e Tokyo inizia a preoccupare il governo giapponese.A rischio infatti gli scambi economici tra i due paesi, che ammontano a circa 345 miliardi di dollari. Sono a rischio soprattutto gli investimenti giapponesi in Cina.

Secondo Reuters, alcune aziende giapponesi- in particolare Toyota e Honda nel settore metalmeccanico – hanno riportato danni o sabotaggi ai propri impianti produttivi. Colossi dell’elettronica come Canon e Panasonic hanno deciso di sospendere la produzione oggi e domani. I loro titoli hanno subito forti cali nei mercati di Hong Kong e Shanghai.

 Anche diverse scuole giapponesi in Cina, in particolare a Pechino, hanno sospeso le lezioni per questa settimana.

 13 settembre 2012 – Update

Il nuovo ambasciatore giapponese a Pechino, Shin’ichi Nishimiya, incaricato martedì scorso, è svenuto in strada nel quartiere centrale di Shibuya, a Tokyo, a poca distanza dalla propria abitazione. Secondo l’agenzia giapponese Jiji Press, il diplomatico è subito stato ricoverato in ospedale.

Nishimiya era stato nominato al posto di Uichiro Niwa, attuale rappresentante diplomatico di Tokyo a Pechino, l’ 11 settembre, stesso giorno dell’annuncio della nazionalizzazione delle isole Senkaku/Diaoyu da parte del governo Noda.

Secondo quanto riportato in giornata dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, due imbarcazioni della guardia costiera di Taiwan sono state inviate a largo delle Senkaku/Diaoyu per offrire protezione "24 ore su 24" ai pescherecci taiwanesi impegnati nell’area.

Nel frattempo in Giappone, il partito per la Restaurazione del Giappone, fondato dal sindaco di Osaka Toru Hashimoto, ha reso pubblico il proprio simbolo. Su sfondo bianco si staglia il profilo verde dell’arcipelago nipponico. Senkaku/Diaoyu comprese.

12 settembre 2012 – Update

Le forze armate cinesi sono assolutamente contrarie alla mossa del governo giapponese di acquistare le isole Diaoyu/Senkaku , così sostiene oggi il Ministero della Difesa di Pechino. Già ieri aveva affermato di "riservarsi il diritto" di entrare in azione sulla questione.

Sempre nel pomeriggio di ieri, due navi da pattuglia cinesi hanno raggiunto le acque circostanti le isole. In risposta, a poche ore di distanza, il premier giapponese Noda ha dichiarato che, se la situazione peggiorerà, non esiterà a inviare sul posto le forze di autodifesa nazionale. Washington si dice preoccupata della crescente tensione tra Cina e Giappone.

Oggi si sono registrate manifestazioni anti-giapponesi in alcune città della Cina continentale e a Taiwan. Il governo della Repubblica di Cina (nome ufficiale di Taiwan) ha quindi richiamato il proprio inviato dal Giappone.

Secondo il quotidiano Taipei Times, Il ministero degli Esteri taiwanese, Timothy Yang, ha convocato l’inviato giapponese a Taipei, Sumio Tarui, per esprimergli il proprio disappunto per l’acquisto delle isole contese.

Il gesto non solo ha interferito nella sovranità territoriale taiwanese e messo a rischio gli equilibri politici regionali, ma ha anche ferito i sentimenti dei taiwanesi nei confronti del Giappone. Infine, Yang ha confermato che le Diaoyu sono "parte integrante del territorio della Repubblica di Cina".

11 settembre 2012 – Update

Nella serata del 10 settembre il premier cinese Wen Jiabao, in risposta all’ufficializzazione dell’accordo di massima tra Giappone e proprietari delle isole, ha dichiarato che le Diaoyu sono "parte inalienabile del territorio cinese" e la Cina non farà "nessuna concessione" circa la propria sovranità.

A stretto giro è arrivato anche il comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri cinese, redatto in stile molto pomposo e minaccioso. Il documento sostanzialmente ribadisce i moniti di Hu Jintao sulla "serietà della situazione", non prima, però, di aver ricapitolato le tappe storiche che hanno portato alla disputa territoriale, tirando in mezzo occupazione giapponese, reputazione del Giappone davanti alla comunità internazionale e rapporti bilaterali incrinati.

La televisione di stato giapponese NHK ha però annunciato la nazionalizzazione di tre isolotti delle Senkaku che da stamattina, di fatto, diventano proprietà del governo.

Bbc dice che la marina cinese ha mandato due navi da ricognizione nei pressi dell’arcipelago, parte di un "piano d’azione per la salvaguardia della sovranità", mentre il Ministero della Difesa cinese ha fatto sapere con un comunicato che "le forze armate cinesi si oppongono completamente alla mossa del governo giapponese di ‘comprare’ l’isola Diaoyu e due isolotti adiacenti".

10 settembre 2012 – Update

La Bbc dice che il governo giapponese ha ufficialmente confermato il progetto di acquisto delle Senkaku. Il segretario di gabinetto Osamu Fujimura ha infatti dichiarato: "Si tratta solo di un cambio di proprietà della terra, che appartiene al Giappone, da un privato allo Stato, e ciò non dovrebbe causare problemi con altri Paesi. Non vogliamo che la questione delle Senkaku interferisca coi rapporti sino-giapponesi".

9 settembre 2012 – Update

Il presidente cinese Hu Jintao ed il premier giapponese Yoshihiko Noda si sono incontrati a Vladivostok, Russia, in occasione dell’Asia-Pacific Economic cooperation forum. Hu ha messo in guardia Noda, esortando il governo giapponese a rendersi conto della gravità delle tensioni circa il caso Diaoyu e fermare ogni piano di "nazionalizzazione" dell’arcipelago. Pechino, ha detto Hu, non accetterà l’acquisto delle Diaoyu "in nessuna circostanza".

Per contro il premier giapponese Noda ha tentato di sbollire gli animi, spingendo per una "più ampia valutazione" dei rapporti bilaterali sino-giapponesi.

Intanto, secondo Japan Times, il proprietario di tre delle isole Senkaku avrebbe definitivamente chiuso le porte alla trattativa con Shintaro Ishihara, il governatore della città di Tokyo interessato all’acquisto dell’arcipelago. Sembra che gli estremi dell’accordo col governo giapponese siano stati fissati e la transazione potrebbe chiudersi già nella giornata di martedì 11 settembre.

8 settembre 2012 – Update

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hong Lei rincara la dose e dichiara che "le isole Diaoyu e relativi isolotti  sono fin dall’antichità parte integrante del territorio cinese ed è dovere di tutti i cinesi, compresi i cinesi al di là dello stretto di Taiwan, salvaguardarne la sovranità".

Lo stesso giorno il presidente di Taiwan Ma Ying-jeou ha visitato uno degli isolotti dell’arcipelago, dichiarando che le acque delle Diaoyu sono tradizionalmente territorio di pesca per i pescatori taiwanesi ed annunciando un incremento dei pattugliamenti della marina taiwanese nella zona.

6 settembre 2012 – Update

 

 

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hong Lei, durante una conferenza stampa, ha annunciato che la Cina prenderà "ogni provvedimento necessario" per difendere la sovranità del proprio territorio. "Non possiamo fare a meno di chiederci: il Giappone dove ha intenzione di portare questa disputa?" ha chiesto retoricamente Hong.

Il Global Times spiega che il governo giapponese ha tentato di "giustificare" l’acquisto delle isole per evitare le complicazioni di una gestione dell’arcipelago da parte del governo locale di Tokyo, guidato dal controverso Ishihara Shintaro. Anche la versione giapponese del quotidiano Yomiuri Shimbun sostiene questa linea, spiegando che l’accordo è stato portato avanti dal governo centrale per dare la priorità ad una "pacifica e sicura gestione della situazione".

5 settembre 2012 – La storia

"L’arcipelago delle Senkaku è un territorio la cui annessione al Giappone è stata stabilita ufficialmente il 14 gennaio del 1895 per mezzo di una decisione del governo dell’epoca di erigere sulle isole stesse una barriera territoriale. Questa seguì a innumerevoli indagini in loco, condotte a partire dal 1885 da parte del governo attraverso le autorità della prefettura di Okinawa, che hanno acclarato non solo che l’arcipelago era disabitato, ma che non esistevano segni della dominazione cinese".

Così esordisce un comunicato del Ministero degli Esteri giapponese datato agosto 2012 intitolato Considerazioni fondamentali riguardanti la sovranità territoriale sulle isole Senkaku. Le Senkaku sarebbero quindi giapponesi a tutti gli effetti e le prove fin qui portate dal governo cinese sulla sovranità dai punti di vista "storico, geografico e geologico", non sono valide.

La disputa territoriale coinvolge direttamente, da circa due anni, Cina e Giappone. Proprio nel settembre 2010, a largo delle Senkaku, quindi in acque territoriali di Tokyo, si era verificato un incidente tra una nave della guardia costiera giapponese e un peschereccio cinese.

Dall’aprile di quest’ anno, mese in cui il sindaco di Tokyo Ishihara Shintaro ha dichiarato di voler acquistare le tre isole principali dell’arcipelago per la propria metropoli, queste piccole isole della discordia sono tornate al centro dell’attenzione internazionale. Fino al mese di agosto, quando la tensione tra le due principali economie asiatiche ha raggiunto picchi altissimi.

Taiwan per il momento rimane defilata, anche se, negli ultimi giorni, il presidente Ma Ying-jeung starebbe tentando una mediazione verso una soluzione pacifica della contesa nel Mar cinese orientale.

Terrae Nullius
 
L’arcipelago delle Senkaku (Diaoyu per Pechino e Taipei) è formato da cinque piccole isole disabitate e tre scogli. Equidistanti dalla costa del Fujian (Cina centro-meridionale), da Taiwan e Okinawa, la prefettura più meridionale del Giappone, le isole di Uotsuri, Taisho, Kubo, Minamikojima e Kitakojima, che occupano una superficie totale di 7 chilometri quadrati, sono contese dai tre Paesi affacciati sul Mare della Cina orientale.

Le Senkaku divennero a tutti gli effetti giapponesi nel 1895, agli albori dell’imperialismo militarista nipponico, al termine della prima guerra sino-giapponese (1894-95).  

Il Giappone, vincitore e desideroso di completare la propria opera di modernizzazione e adeguamento alle potenze occidentali, strappò alla Cina il dominio su Taiwan e un sostanzioso indennizzo di guerra. In più annesse gli otto isolotti disabitati alla prefettura di Okinawa, giapponese già dal 1878.

A quel tempo la Cina non oppose nessuna resistenza, né presentò alcuna rivendicazione ufficiale per le Senkaku/Diaoyu: formalmente il Giappone si era appropriato, come sosteneva lo storico Gavan McCormack in un articolo del 2010, di una terra nullius, approfittando del fatto che le isole fossero disabitate e non rivendicate da nessun altro.

In quest’ottica, qualsiasi giustificazione storica o di principio da parte giapponese o cinese al controllo del piccolo arcipelago sembra tuttavia celare faccende più materiali. Oggi l’interesse per il piccolo arcipelago risiede certamente nella sua ricchezza di risorse naturali: le aree di pesca sono ricchissime di prede e il giacimento di gas naturale di Chunxiao ingolosisce le grandi compagnie energetiche e dei governi nazionali della regione.

Risveglio nazionalista

Il 15 agosto scorso, una nave con a bordo quattordici attivisti cinesi appartenenti al movimento per la protezione delle isole Diaoyu (Bao-Diao), provenienti da Hong Kong, è sbarcata su Utsuojima rivendicando la sovranità cinese su tutto l’arcipelago. Gli attivisti sono stati arrestati per violazione delle leggi sull’immigrazione, ma in seguito rimpatriati per evitare ulteriori strappi con la Cina.

Era dal marzo del 2004, da quando cioè il governo dell’ex premier Koizumi Jun’ichiro decise di porre le Senkaku sotto il controllo delle autorità marittime nipponiche, che degli stranieri non mettevano piede sulle isole.

Il 19 agosto, giorno in cui il Giappone ricorda i propri caduti della Seconda Guerra Mondiale, dieci nazionalisti giapponesi del gruppo di azione nazionale Ganbare Nippon! (Forza Giappone!) approdano su Uotsuri-jima a nuoto, nonostante gli avvertimenti della guardia costiera di Tokyo che intimava loro di allontanarsi dall’isola.

"Era necessario che qualcuno facesse capire che [le Senkaku] sono territorio giapponese", ha affermato uno dei protagonisti del gesto in risposta alla provocazione da parte cinese di quattro giorni prima. "Il governo non si è mai mosso in questa direzione…abbiamo solo fatto qualcosa di assolutamente naturale".

La protesta era diretta contro la Cina, ma anche contro la debolezza del governo Noda, che, rimpatriando i quattordici attivisti del Bao-Diao, si è dimostrato incapace di far rispettare le leggi del proprio Paese.

I conti con l’eredità storica 

"Il comportamento illegale di questi esponenti di destra giapponesi ha violato la sovranità territoriale della Cina", ha sottolineato il Ministero degli Esteri di Pechino in un comunicato, rendendo chiara la propria "forte contrarietà" al gesto dei dieci attivisti.

Il giorno stesso, a dimostrazione del peso politico che la questione ha assunto, si sono tenute manifestazioni anti-giapponesi in tutta la Repubblica popolare. In particolare nella città di Shenzhen, secondo il Guardian, sarebbero stati circa 2mila i manifestanti scesi in piazza, tra vetrine di ristoranti rotte, auto di produzione giapponese rovesciate e bandiere del Sol Levante date alle fiamme.

La rabbia dei cinesi non risparmia nessuno: intorno alle 16 del 27 agosto scorso, l’auto di servizio dell’ambasciatore giapponese a Pechino, Niwa Uichiro, viene fermata poco lontano dall’ambasciata da due automobili nel pieno di un’arteria stradale molto trafficata.

Sceso da una delle due auto, un uomo strappa la bandiera del Sol Levante dall’auto e fugge. Nessun danno per il diplomatico, ma un grande imbarazzo per il Ministero degli Esteri di Pechino che ha subito espresso "profondo rammarico" per l’accaduto.

Rimane il fatto che, secondo un sondaggio riportato dall’agenzia giapponese Jiji, il 63 per cento dei cinesi sarebbe favorevole a un boicottaggio di prodotti giapponesi.

Non basta: in seguito a una visita del presidente sudcoreano Lee Myung-Bak, si riaccende lo scontro tra Giappone e Corea del Sud sulla sovranità dell’isola di Dokdo (Takeshima per i giapponesi), a pochi giorni dalla festa per la fine della dominazione giapponese (15 agosto). Nell’arco di 24 ore, il Giappone deve affrontare due Paesi un tempo colonizzati e ora fondamentali partner economici. Sintomo che l’eredità storica dell’imperialismo giapponese in Asia è ancora ben lungi dall’essere assimilata.

Una contesa crescente 

Finita la seconda guerra mondiale, la prefettura di Okinawa rimase sotto l’amministrazione militare americana. Le Senkaku furono vendute dai precedenti proprietari alla famiglia Kurihara, originaria della prefettura di Saitama, poco a nord di Tokyo, e quindi "affittate" al governo giapponese. Il contratto scadrà alla fine del corrente anno fiscale e fino al 2013 nessun nuovo accordo potrà essere preso.

Le speculazioni sul futuro delle isole sono iniziate quattro mesi fa, a più di un anno dalla scadenza naturale del contratto. Il governatore di Tokyo, Ishihara Shintaro, noto per le sue posizioni ultra nazionaliste, aveva rivelato pubblicamente l’intento della sua amministrazione di rilevare l’attuale proprietà dell’arcipelago. "Il principio su cui si basa l’operazione è il bene del Paese", aveva spiegato Ishihara durante una conferenza stampa il 17 aprile scorso, prospettando un intervento diretto del governo centrale nella questione.

Il 9 luglio scorso, il governo Noda ha dichiarato di essere in trattativa per acquistare le isole Senkaku. L’ipotesi di acquisto delle isole da parte giapponese si fa sempre più concreta. Dura la risposta di Pechino, per bocca del portavoce degli Esteri Liu Weimin: "il sacro suolo cinese non è in vendita per nessuno". 

Pochi giorni più tardi, a latere del meeting dei Paesi dell’ASEAN + 3, alcuni funzionari degli Esteri giapponesi avevano protestato con i loro omologhi cinesi a seguito dell’avvistamento di navi da pattuglia di Pechino a largo dell’arcipelago conteso, formalmente sotto la giurisdizione giapponese. A stretto giro l’ambasciatore Niwa viene richiamato dal Ministro degli Esteri giapponese Genba Koichiro.

"Ritornerà a Pechino appena finito il suo compito" – quello cioé di aggiornare l’esecutivo sulle possibili vie d’uscita dallo stallo diplomatico – aveva spiegato Genba ai media nazionali.

Era stato proprio Niwa a giugno ad avvertire del pericolo costituito dal riaccendersi della battaglia diplomatica sulle Senkaku, riferendosi in particolare al piano Ishihara: "Qualsiasi piano di acquisto…provocherebbe una grave crisi nei rapporti tra Giappone e Cina".

Il governo Noda tuttavia appare sordo agli avvertimenti dell’ambasciatore. Il 28 agosto scorso, l’agenzia Kyodo rivela che da fonti vicine al governo, sarebbero pronti 2 miliardi di yen ( circa 20 milioni di euro) per l’acquisto del piccolo arcipelago a sud del Giappone.

Secondo la Bbc, l’accordo tra proprietà e governo centrale sarebbe stato raggiunto proprio oggi, 5 settembre. Lo Yomiuri Shinbun, inoltre, dice che l’amministrazione Noda avrebbe già individuato il sostituto di Niwa all’ambasciata nipponica di Pechino.

[Foto credit: japanfocus.org]

*Marco Zappa nasce a Torino il 3 gennaio 1988. Ottenuta la laurea triennale nell’ ateneo torinese, attraversa la pianura padana approdando a Venezia, dove si laurea in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale. Dopo un’esperienza di quasi un anno in Giappone, si trova a Pechino per vedere cosa c’è al di là del Mare (Giallo).