Cina 2013: l’era della prosperità

In by Simone

Un romanzo di fantascienza, una vivida distopia di orwelliana memoria. La Cina nel 2013 è un paese ricco che domina il mondo. E i cinesi sono finalmente felici. Tutti.
Pechino, 2013. L’era della prosperità è finalmente arrivata. Durante la crisi del 2011, in un solo giorno il dollaro ha perso un terzo del suo valore e i paesi occidentali sono entrati in un lungo periodo di recessione. Solo la Cina è rimasta in piedi e ha riscritto a suo favore le regole dell’economia globale. Armonia sociale e ricchezza. Un successo indiscutibile.

I problemi delle campagne sono stati completamenti risolti e le restrizioni sulla libertà di culto sono finalmente scomparse. I cinesi camminano lungo i viali delle loro città scintillanti di vetrine e shopping mall, e sorridono. Tutti. Dell’antica povertà non è rimasta traccia. La multinazionale Wang Wang ha comprato il gigante americano Starbucks e il latte black dragon al litchi ha sostituito il mocha frappuccino in tutto il mondo. Non c’è più motivo di essere tristi, né di domandarsi se il modello socialista con caratteristiche cinesi sia giusto o sbagliato.

C’è un benessere diffuso, innegabile. Persino gli intellettuali hanno smesso di confrontarsi e hanno raggiunto un compromesso storico. Nessuno mette più in discussione la “democrazia monopartitica” né “l’economia di mercato controllata dallo Stato”. È il governo a decidere per il popolo e una sola etnia a governare sulle altre. Siamo entrati in una nuova fase della storia dell’uomo: il pensiero è “post-occidentale” e “post-universalistico”. Non rimane che accogliere con gioia il Rinascimento culturale cinese. Ma, per alcuni, i conti non tornano.

All’inizio del 2011 c’erano rivolte ovunque, razionamenti di cibo e leggi marziali. E nel 2013 nessuno se ne ricorda. Come se la società soffrisse ora di amnesia collettiva. Qualcuno però si sforza di ricordare. « Dopo gennaio è già marzo e dopo febbraio è aprile … Capisci cosa sto dicendo? Abbiamo saltato un mese!». « Lascia stare – gli dico – smettila di cercarlo, non ne vale la pena. La vita è troppo breve, pensa solo a te stesso ».

Così inizia Cina 2013: l’era della prosperità, romanzo di fantascienza. Una vivida distopia di orwelliana memoria che Chan Koon-chung pubblica alla fine del 2009 a Hong Kong e a Taiwan, in caratteri non semplificati. Sin dalle prime pagine, il protagonista è dilaniato dalle uniche due possibilità offerte da questo tipo di ambientazioni: essere felice e spensierato in un finto paradiso o aprire gli occhi per ritrovarsi all’inferno.

Spiega tutto uno dei massimi “dirigenti del Partito e della Nazione”, rapito e interrogato da chi cerca il mese perduto. Un ragionamento lineare: dal perché si sono scordati i fatti di piazza Tian’anmen a come, all’inizio del 2011, il potere ha lasciato deliberatamente degenerare il malcontento popolare per giustificare l’assenza di democrazia. « In società moderatamente benestanti, le gente teme il caos più della dittatura ».

E soprattutto racconta che se era vero che il Governo aveva drogato un miliardo e 400 milioni di persone per cancellare un intero mese dalla Storia (memoria umana, giornali e siti internet), era anche vero che non sarebbe stato possibile farlo con la forza. Erano stati gli stessi cittadini cinesi a ingerire volontariamente la medicina dell’oblio.

Chan Koon-chung, l’autore, è un sessantenne che ben conosce i media e il loro potere. È nato a Shanghai ma ha studiato nella colonia britannica di Hong Kong dove i genitori si sono spostati quando lui aveva solo quattro anni. Qui nel 1976 ha fondato e diretto una delle più influenti riviste di lifestyle (Haowai, City Magazine).

Nel ’ 94 si è spostato a Taiwan dove ha lanciato uno dei primi canali satellitari che poi ha venduto alla Sony Entertainment. E, cosa più importante ancora, è stato uno dei primi cinesi d’oltremare a buttarsi nell’industria culturale della Repubblica popolare. Ha fondato siti internet e riviste e ha prodotto serie televisive. Ormai sono più di dieci anni che vive a Pechino. E forse è proprio l’aver lavorato in tutte e tre le Cine (l’occidentalizzata Hong Kong, la democratica Taiwan e la Pechino comunista) che contribuisce allo sguardo estremamente lucido che ci offre sul sistema politico e sulla società attuale.

Una sola scintilla può incendiare tutta la prateria”, per usare un’espressione usata da Mao Zedong quando voleva indicare l’esplosione inattesa di un fenomeno fino a quel momento marginale e in qualche modo ribelle. Infatti, anche se nella Cina continentale nessuno “è interessato” a pubblicare il suo romanzo, online ne discutono tutti. E Cina 2013 è già tradotto e pubblicato in inglese (The Fat Years, Doubleday 2011) e presto lo sarà anche in francese (Les années fastes, dall’editore Grasset).

Tutto inizia quando Chan Koon-chung si accorge anche che in rete circolano diverse copie del suo libro e che un utente anonimo l’ha addirittura tradotto in caratteri semplificati. Una versione piena di errori, ma scaricata da centinaia di migliaia di persone. Allora, in barba ai propri diritti d’autore, pirata il proprio libro e ne rilascia il pdf online. Ovviamente le autorità cinesi ne bloccano immediatamente il download. Ma è già troppo tardi, la copia continua a circolare e Cina 2013 diventa un caso letterario.

Innanzitutto il genere: fiction politica che non ha nulla a che vedere con la propaganda. Una rarità. Senza contare che descrive in profondità il modello cinese e il miracolo economico riflettendo criticamente sull’idea che saranno le generazioni più giovani a pagare le conseguenze dell’amnesia collettiva e della mezza verità imposta dallo stato. E, sopratutto, mentre parla di Cina non perde il suo valore universale e mette in guardia dalla fede assoluta nella superiorità dei moderni stati-nazione, ricordandoci che se non sono sottoposti al controllo popolare possono provocare catastrofi.

C’è un passaggio del libro particolarmente significativo e discusso: nel 2013 alcuni giornali sono spariti, ma le librerie sono ancora lì, piene di volumi. Tanto nessuno ha voglia di leggere. Meglio una giornata di shopping: aiuta l’autostima e fa girare l’economia nazionale. Vi ricorda qualcosa? Non importa, non sforzatevi. È solo fantascienza, una delle migliori.

Saturno, 6 gennaio 2012