Durante la visita di Obama in Cina si è assistito al balletto diplomatico, e non solo, sul clima e il prossimo incontro di Copenaghen. Cina e Usa sono al centro di un intricato accordo che avrà enormi conseguenze per il resto del pianeta. Anche se il G2 sembra ormai vivere di vita propria. Per China-Files Sunday proponiamo un articolo del Nanfang Zhoumo * a firma di Cao Xin, corrispondente pechinese del giornale di Canton.
Trattative sul clima: posizioni e differenze tra Cina e Stati Uniti
Nei cambiamenti climatici globali, in particolare per quanto riguarda la quantità della riduzione delle emissioni di gas che provocano l’effetto serra, Obama ora appare come un presidente debole, senza troppe possibilità di trascurare il Senato e assumersi impegni col mondo.
Il 15 novembre in occasione dell’arrivo di Obama in Cina, destinazione principale del suo giro di visite ufficiali in Asia, Keeler, consulente ambientale americano, ha espresso le valutazioni sopra riportate. Il Senato americano si sta opponendo all’atteggiamento positivo di Obama verso la limitazione della riduzione delle emissioni di gas che provocano l’effetto serra, ma allo stesso tempo il mondo intero ripone grandi aspettative in questi due Paesi, affinché riescano a raggiungere un accordo, che ponga le basi in vista dell’imminente meeting di Copenaghen sui cambiamenti climatici globali. Riguardo la questione del clima, per quanto ci sia già un accordo tra Cina e Stati Uniti, i due Paesi infatti sono ancora distanti.
Scambio di regali tra Cina e Stati Uniti
Il 21 ottobre in una conversazione telefonica, il presidente cinese Hu Jintao e Obama hanno espresso la volontà dei due Paesi di cooperare sulla questione dei cambiamenti climatici, in modo da giovare soltanto circa l’impegno internazionale sul clima, ma anche per la promozione dello sviluppo delle relazioni tra Cina e Stati Uniti.
Questo sembra mettere in chiaro che la Cina, nei limiti delle proprie possibilità, farà tutto il possibile per cooperare adeguatamente con il “presidente debole” appena giunto in visita. Il direttore del “Centro per la ricerca energetica” del Ministero degli Affari Esteri cinese, Xia Yishan, da lungo tempo impegnato nello studio sulla “diplomazia energetica” cinese, ha affermato al NFZM: “in linea con la prassi diplomatica, i documenti relativi erano già pronti prima della visita di Obama in Cina, e l’incontro tra i due Paesi dovrebbe servire a raggiungere un’intesa sui cambiamenti climatici e ad annunciare il raggiungimento di una cooperazione sulle questioni di cambiamenti climatici, riduzione e risparmio energetico, e nuove risorse energetiche. In particolare la Cina, continuando comunque a sottolineare un principio di responsabilità comune e allo stesso tempo peculiare alla propria condizione nazionale, per la prima volta si assume una precisa responsabilità di riduzione delle emissioni.”
L’intesa tiene conto della situazione specifica degli Stati Uniti. Infatti, secondo la dichiarazione dell’esperto americano in materia di ambiente Keeler, entro un anno, è improbabile che il Senato americano approvi il "Clean Energy Act" di Obama; inoltre – essendo l’anno delle elezioni – il progetto di legge rappresenterà la questione chiave: difficile prevedere se avrà modo di passare. In altre parole, è improbabile che Obama si assuma impegni specifici nei confronti della Cina e del mondo mirati alla riduzione delle emissioni.
La serie di documenti di cooperazione firmati da Cina e Stati Uniti sulle energie pulite, a parte rappresentare un’opportunità di business, possono diventare un gesto politico a sostegno della protezione ambientale, rendendo la visita in Cina un ulteriore punto a favore per Obama. “La pagella di Obama in Cina può aiutarlo a persuadere il Senato americano a sostenere la sua proposta di limitare gli scarichi di GHG”, ritiene Keeler.
Per questo, nella "Dichiarazione congiunta SinoAmericana" firmata dalle due parti il 17 novembre, la posizione della Cina è stata riconosciuta dagli Stati Uniti. Da un lato la dichiarazione riflette le tre posizioni principali della Cina, cioè: per quanto riguarda le riduzioni, tra i Paesi sviluppati e i Paesi in via di sviluppo sussistono responsabilità comuni ma differenziate; i Paesi sviluppati si assumono il sostegno finanziario dei Paesi in via di sviluppo; i Paesi sviluppati si assumono il sostegno tecnologico dei Paesi in via di sviluppo. In particolare la dichiarazione afferma che nel sostegno delle sviluppo delle competenze, della tecnologia e nel sostegno finanziario verso i Paesi in via di sviluppo, occorre “mantenere un livello altissimo di trasparenza”.
La Cina è pronta ad impegnarsi a ridurre concretamente le emissioni?
Nella cooperazione le due parti cercano alle stesso tempo di fare i propri interessi. Il direttore del Centro per la ricerca energetica del Ministero degli Esteri cinese, Xia Yishan ha dichiarato: “è impossibile soddisfare tutte le richieste degli Stati Uniti”. Il Financial Times ritiente che con l’accordo di Copenaghen, inerente due punti chiave – gli impegni dell’America sulla riduzione delle emissioni fino al 2020 e gli aiuti finanziari dei paesi ricchi ai paesi poveri per lo stesso fine- Obama “si trova ancora di fronte a enormi difficoltà”.
Lo scorso settembre all’assemblea generale dell’ONU, la Cina, un paese ancora in via di sviluppo, si è impegnata per una “notevole riduzione” delle emissioni entro il 2020. Ma data la rapidità dello sviluppo economico cinese, il mondo spera anche che la Cina sarà in grado di fare una promessa che si concretizzi in numeri reali sulla riduzione.
Nonostante tutto, in questi giorni, le cose stanno cambiando.
Tre giorni prima della visita di Obama in Cina, il China Daily, quotidiano in lingua inglese, ha detto che il “Consiglio Cinese per la Cooperazione Internazionale su Ambiente e Sviluppo” ( 中国环境与发展国际合作委员会[Zhōngguó huánjìng yǔ fāzhǎn guójì hézuò Wěiyuánhuì], ital. CCCIAS) sottoporrà al governo un rapporto sulla riduzione dell’intensità di carbonio. Lo stesso quotidiano, analizzando tale rapporto ha dichiarato che “se si riuscirà a ridurre le emissioni di carbonio del 4-5% annuo, vorrà dire che la Cina taglierà l’intensità del carbonio tra il 75 e l’85% entro il 2050”.
Il China Daily sottolinea che questa è la prima volta che un gruppo di esperti di alto livello avanza una proposta con un obiettivo concreto sulle riduzioni. Per coincidenza, il giorno successivo all’arrivo di Obama in Cina, Gordon Conway, a capo del gruppo estero di ricerca del “Consiglio Cinese per la Cooperazione Internazionale su Ambiente e Sviluppo” e professore di Sviluppo Internazionale presso l’Imperial College di Londra, ha scritto per il Financial Times un articolo dal titolo : “La Cina intende porsi come leader nella corsa al verde”. Questo articolo dimostra che il rapporto sopra citato sarebbe già stato consegnato al Premier Wen Jiabao il giorno 13 novembre, e fa notare anche che il presidente del CCCIAS è il vice-premier cinese Li Keqiang.
A questo punto, la diffusione di tali dati e informazioni tra le quali è compreso anche l’importo concreto del compromesso cinese, a meno che non sia stata fatta a caso, assume ancora più importanza in vista dell’imminente conferenza di Copenaghen, che tutto il mondo segue con il massimo interesse. Il direttore del Centro per la ricerca energetica del Ministero degli Affari Esteri, Xia Yishan ha dichiarato al Nanfang Zhoumo che da un punto di vista diplomatico, la diffusione dei dati concreti del compromesso cinese sarebbe dovuta avvenire all’ultimo momento, e “in una occasione più significativa per il suo carattere globale, annunciata da i principali leader cinesi in un contesto internazionale”, e continua affermando: “i dati non sarebbero dovuti essere diffusi mentre Obama era in visita ufficiale in Cina”. Xia Yishan sostiene che la Cina prenderà un impegno concreto sulla diminuzione delle emissioni e che questo dovrà essere un impegno che la Cina possa mantenere; allo stesso tempo tenendo sotto controllo il surriscaldamento del pianeta, gli effetti prodotti sullo sviluppo cinese non saranno troppo influenti.
“L’ultimo momento”, “l’occasione importante a livello globale”o “l’annuncio al mondo da parte dei leader cinesi”, asseriti dal direttore Xia Yishan sarebbe stata la Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici globali.
L’impegno numerico cinese, sebbene non sarà molto alto, in confronto alla mancanza di impegno concreto da parte degli Stati Uniti, farà si comunque che la Cina, obbiettivamente, diventi leader nel campo dei cambiamenti climatici, o almeno uno dei leader fondamentali, mentre la relativa posizione dell’America sarà in declino. Al momento, l’UE si è impegnata a ridurre le emissioni del 20%, il governo giapponese di Hatoyama si è impegnato a una riduzione del 25%.
Le contraddizioni continuano.
La riduzione delle emissioni da parte cinese è condizionata; questo perché sono i capitali dei paesi sviluppati a dover sostenere le tecnologie. Su questo punto l’atteggiamento dell’America e dei paesi alleati in occidente risulta ancora ambiguo. In questi giorni in cui Obama era in visita ufficiale in Cina, riguardo alla Conferenza di Copenaghen Cina e America hanno semplicemente pronunciato parole vuote “di propaganda”. Obama il 15 novembre a Singapore ha dichiarato che il vertice di Copenaghen "semplicemente non sarà in grado di raggiungere un accordo giuridicamente vincolante sul riscaldamento globale".
Il giorno successivo, il Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che stanno ancora "valutando" il piano di posticipare al 2010 il raggiungimento del nuovo accordo sul surriscaldamento globale, ma ha anche affermato che se i paesi sviluppati sperano di dare un segnale forte per l’impegno in questa occasione, la Cina sarà ben disposta a sottoscrivere un “accordo politico” in sede di negoziazione al vertice di Copenaghen. La “Dichiarazione Congiunta Cina-Usa”(中美联合声明 [Zhōngměi liánhéshēngmíng]) chiarisce esplicitamente la posizione della Cina affermando che “le due parti si sono impegnate a raggiungere l’accordo legale finale al vertice di Copenaghen”, e questo per l’America rappresenta certamente una pressione immensa.
*Il Nanfang Zhoumo è un giornale delNanfang Daily Group del Guandong. Da sempre attento ai processi globali di cui è al centro la Cina, nonché alle sue problematiche interne, rappresenta uno dei migliori giornali di inchiesta del paese.