Chi è il Peter Woo di Ferragamo

In by Simone

Peter Woo è uno dei 200 uomini più ricchi del mondo e partecipa al CdA di Ferragamo. È di Hong Kong ma siede nel Comitato permanente dell’Assemblea consultiva politica del popolo cinese. La storia della sua fortuna. A Pechino in cerca di opportunità e investimenti, il Presidente del consiglio Mario Monti ha già ricevuto la promessa di Hu Jintao di una pronta iniezione di yuan sia nel settore pubblico sia in quello privato italiano.

Ma quella del dragone per l’imprenditoria italiana è una vecchia passione come dimostrano i capitali presenti in 75 aziende nazionali.

Un buon esempio esempio è la maison di moda Salvatore Ferragamo nel cui consiglio di amministrazione da marzo 2011 siede Peter Woo, 66 anni, che ne ha acquisito l’8 per cento del capitale sociale.

Il loro accordo prevede che a gennaio 2013 l’azienda italiana incrementi dal 50 al 75 per cento la propria quota nella joint distributiva cinese.

ll magnate di Hong Kong Peter Woo, tra i 200 uomini più ricchi del mondo nella classifica internazionale di Forbes, è da 25 anni socio alla pari con i Ferragamo nella joint venture che distribuisce la griffe fiorentina in Cina, Hong Kong, Taiwan e Macao (Cina continentale). Ma questo è solo uno dei più miseri affari del magnate di Hong Kong.

Peter Woo Kwong Ching, meglio noto come Peter Woo, è una vera e propria personalità. All’undicesima posizione della lista Forbes dei miliardari hongkonghesi, deve la sua ricchezza al settore immobiliare in cui ha fatto investimenti fortunati. Ma non solo.

Nato a Shanghai, ha lasciato la Cina a seguito della Rivoluzione. Dal 1949 ha vissuto a Hong Kong, con una parentesi americana all’Università di Cincinnati dove si è laureato in fisica e matematica.

Ma non era la scienza pura a interessarlo. Proseguì gli studi con un master alla Columbia Business School di New York e iniziò a lavorare alla Chase Manhattan Bank, prima a New York e poi a Hong Kong.

Nel ’75 entrò in affari con il suocero Sir Yue-Kong Pao, e questo fece la sua fortuna. Sir Yue-Kong Pao, infatti, con la sua World-Wide Shipping Group, aveva astutamente anticipato l’importanza delle spedizioni via nave. La sua divenne immediatamente la più grande compagnia di spedizioni del mondo con 20 milioni di tonnellate di portata lorda.

Il suo fiuto per gli affari gli fece anche prevedere il crollo del settore e diversificare per tempo gli investimenti acquistando quote di importanti aziende di Hong Kong che avevano interessi nel settore immobiliare, nei porti, nella vendita al dettaglio e nei trasporti su ruota e su rotaia.

E seppe gestire bene anche i suoi interessi con la politica nel passaggio dell’ex colonia britannica alla Repubblica popolare.

Emblematico in questo senso che la Thatcher scrisse la postfazione della sua biografia pubblicata nel ’90 e che nel ’97, solo sette anni dopo, fu il vice-presidente della commissione che si occupò di scrivere la costituzione della nuova Hong Kong cinese.

Tornando al suo figlioccio Peter Woo, nel 1986 prese le redini dell’impero commerciale costruito dal suocero e diversificò ulteriormente gli investimenti di famiglia allargandosi alla Cina e a Singapore.

Il gruppo ora detiene diversi gruppi di gestione immobiliare degli investimenti (come l’Harbour City e Times Square di Hong Kong) e diverse aziende nei settori più diversificati: i-Cable Communications, Wharf T&T, Modern Terminals Limited e la catena di hotel Marco Polo Hotels.

Siede inoltre nei consigli di amministrazione di alcune delle aziende che compongono la lista Fortune 500 e negli anni ha ricevuto vari incarichi politici, l’ultimo dei quali è un seggio nel Comitato permanente della Assemblea consultiva politica del popolo cinese.

E solo due giorni fa ha rilasciato un comunicato stampa di un’intera pagina in cui si congratulava con il nuovo Chief Executive Leung, il lupo. Favorito da Pechino, ovviamente.

[Scritto per Lettera 43; Foto credit: wharfholdings.com]