La Cina ha fondato la prima repubblica dell’intero continente asiatico. Secondo Fu Guoyong è da qui che bisogna ripartire per "costituire una nuova epoca che appartenga a tutti".
Rivoluzione, [dal lat. tardo revolutio-onis «rivolgimento, ritorno», der. di revolvĕre: v. rivolgere]. In senso stretto, il processo rapido, e per lo più violento, attraverso il quale ceti, classi o gruppi sociali […] sovvertono tali istituzioni al fine di modificarle profondamente e di stabilire un nuovo ordinamento.
Geming, nel cinese antico indica il momento di caduta e cambio [革gé] della dinastia, ovvero il momento in cui veniva meno il mandato celeste [命 mìng] che legittimava il potere dell’imperatore. In cinese moderno indica il processo che porta a un grande cambiamento, sociale, intellettuale o naturale, usato per rendere il concetto di rivoluzione.
La prima rivoluzione cinese invece, non è stata nulla di ciò: non è stata una lotta armata, non è stata il cambiamento dell’ordine costituito. Forse è stata rivoluzione nel senso più originale del termine, ovvero «ritorno». Ce lo racconta Fu Guoyong nel quarto post che traduciamo dal suo blog. E ci regala un’analisi sicuramente particolare di quanto successo nel 1911 in Cina con un’ironia che batte proprio sugli angoli ben affilati nei discorsi dei leader: quello cinese è un popolo che non ha paura, è un popolo forte che tutto può, è un popolo che si gode il viaggio e non guarda certo solo al punto di arrivo… ma oggi la democrazia è ancora incompiuta e i cittadini devono continuare la lotta. [TdM]
Un secolo fa, in Cina, fu fondata la prima Repubblica asiatica: lo strano sistema repubblicano cadde dal cielo quasi nel giro di una notte e, in un secolo, questo pezzo di terra l’ha consumato. Ma come? I primi quindici anni ci hanno pensato i signori della guerra e subito dopo, nei ventidue anni di governo mono-partitico, il Partito nazionalista (Guomindang) ha fatto la sua parte. Ma ancor più efficienti sono stati i sessantadue anni della forma [di governo] attuale di cui stiamo facendo tutti esperienza. […] Così, la storia di questi ultimi cento anni ha consumato gli ideali democratici che i nostri avi avevano cominciato a coltivare.
Il nostro percorso formativo per diventare cittadini di una società democratica non è ancora completo anche perché non si può gioire dei frutti avuti troppo facilmente. Al contrario, solo quando si lotta per qualcosa le si può dare valore, curarla e difenderla anche con la vita. Dobbiamo ancora avere pazienza; non solo come singoli, ma come nazione, come popolo.
Il popolo cinese sa cosa vuol dire soffrire: abbiamo sostenuto il peso di cinque millenni, abbiamo sostenuto il peso di un secolo e quello degli ultimi sessantadue anni. Di cosa dovremmo aver paura? Non ne abbiamo di paura. Per noi, forse, l’importante non è l’arrivo ma il viaggio; così come il momento migliore non sarà certo quello in cui realizzeremo e godremo del frutto della libertà democratica, bensì tutto l’intero processo che ci porterà ad ottenere quel frutto.
[Qui si ripropone solo parzialmente il testo scelto e tradotto da Tania Di Muzio. Continua a leggere su Caratteri Cinesi]*Fu Guoyong è uno scrittore e intellettuale cinese. È nato nel 1967 nella regione dello Zhejiang, dove ha insegnato e dove tuttora risiede dedicandosi alla scrittura e a ricerche sulla storia contemporanea della Cina. Dal 1999 pubblica articoli su riviste letterarie e di attualità.