Perché i cinesi fanno fatica a riconoscere i propri errori? Se lo chiede il blogger Liu Miao che, per trovare una risposta, risale alle radici della cultura confuciana, rintracciando un principio d’autorità che provoca la ripetizione all’infinito degli sbagli. E si scopre che nel cuore di ogni cinese c’è "un piccolo Mao" Se i cinesi eccellono in una cosa, probabilmente, è il rifiuto a riconoscere gli errori. Questo è solo il mio giudizio e se mi sbagliassi sarei pronto ad ammetterlo.
Dico spesso che il primo difetto mortale del Partito comunista cinese è che non riesce a capire [cosa vuol dire] ammettere un errore. Questo partito ha commesso così tanti sbagli nella sua storia, come la campagna contro i controrivoluzionari, quella contro gli elementi di destra, la rivoluzione culturale, i fatti di piazza Tian’anmen, e tanti altri, ma ad oggi non abbiamo mai visto il riconoscimento di uno qualsiasi dei suoi errori. Non parliamo della loro rettificazione, che è assolutamente fuori discussione.
Questo va fatto direttamente risalire alla tradizione cinese: da un lato, per mantenere la propria autorità, una persona non può riconoscere i propri sbagli, altrimenti "perde la faccia"; dall’altro lato, [si rispetta] la regola dei rapporti tra il più anziano e il più giovane, tra il superiore e chi sta sotto: i giovani, per rispetto verso gli anziani, non possono opporsi alla loro autorità. Deng Xiaoping non ha potuto negare Mao Zedong, Jiang Zemin non ha potuto negare Deng Xiaoping e Xi Jinping dovrà prendersi le colpe per tutti gli errori fatti dai predecessori, ma c’è la possibilità che sbagli pure lui. Se si continua in questo modo, gli sbagli saranno sempre di più, fino a quando non si potrà più tornare indietro. E alla fine sarà il collasso del potere.
Ho pensato poi che non è solo un problema del Partito, ma sembra che tutti i cinesi non siano capaci ad ammettere i propri errori. Wang Ruowang, uno degli intellettuali che sostennero il movimento per la democrazia, all’epoca lasciò Shanghai per andare in esilio a New York. Disse: " Ogni cinese che vive per un tempo prolungato sotto le regole del Partito comunista di Mao Zedong, si ritroverà nel cuore un piccolo Mao, la sua ombra rimane perfino se vai via, e ogni tanto, quando meno te lo aspetti, salta fuori".
In realtà, questo non è un problema legato a Mao o al Partito. Prima di Mao, i cinesi non avevano comunque la consuetudine di riconoscere gli errori. Il "piccolo Mao" nel cuore delle persone forse esisteva già millenni prima dell’arrivo di Mao. O forse è qualcosa legato alle credenze religiose: in Occidente, sotto a Dio sono tutti uguali: figli e genitori, popolo e re, maestri e studenti.
Al contrario, in Oriente ci sono imposizioni date da cose tipo "le tre guide e le cinque virtù". […] Con le tre “guide” si intende che il monarca guida il singolo, il padre guida il figlio e il marito guida la moglie; se il monarca riconoscesse i propri errori nei confronti del singolo, e lo stesso facessero il padre nei confronti del figlio e il marito verso la moglie, sarebbe come violare la teoria delle "tre guide e cinque virtù". E non solo nessuna delle parti in causa sente questa esigenza; anche gli altri, quelli non coinvolti direttamente nei fatti, non incoraggiano [al cambiamento].
Perciò i cinesi non hanno proprio alla radice la cultura di riconoscere gli errori: anche se hai sbagliato, basta che stai dalla parte giusta secondo la teoria delle "tre guide" e nessuno ti chiederà di ammetterlo. Inoltre, dato che una persona inevitabilmente invecchia, in base all’ordine nel rapporto vecchio-giovane, superiore-inferiore, più passa il tempo e meno sarà “necessario” riconoscere gli errori che fai.
L’atteggiamento di negare ostinatamente gli sbagli spinge continuamente i cinesi a criticarsi a vicenda. Dal punto di vista del Partito comunista, è il Partito nazionalista ad aver fatto gli sbagli più gravi, mentre lui possiede la gloria immensa della rettitudine. Secondo gli attivisti per la democrazia, ad aver sbagliato più seriamente è il Partito comunista, mentre loro hanno sofferto la sua repressione. Molti di questi guerrieri democratici si oppongono al Partito comunista, ma anche loro hanno un atteggiamento di "negazione dei propri errori" e sotto questo punto di vista, non vedo differenze notevoli con il Partito.
Nel parlare della difesa a oltranza degli errori, va detto che esaspera pericolosamente gli avvenimenti. Per giustificare una bugia, bisogna produrre altre bugie; se non ci si prende la responsabilità degli errori commessi, si può solo continuare ad accumulare un numero maggiore di errori. I drammatici rivolgimenti della storia cinese sono il risultato dell’esplosione finale di tanti errori commessi dal potere politico. […]
Non mi permetto di affermare che la maggior parte dei cinesi […] sono sicuri di saper distinguere cosa è giusto da cosa sbagliato, ma a me è capitato. In passato, ritenevo di possedere la verità e mi lanciavo in grandi crociate su questa o quell’opinione. Ho anche sbagliato, a volte, ma avevo ancora l’handicap di dover "mantenere la faccia", perciò mi forzavo ad andare fino in fondo.
Oggi ho scoperto che quell’io che non sapeva riconoscere i propri errori, che filosofeggiava per mantenere fino in fondo il proprio punto, che era compiacente, era disgustoso. A ripensare al passato, ho capito che a causa della mia arroganza ho ferito molte persone, in particolare quelle che mi erano più vicine: i familiari, la mia ragazza, gli amici.
Dopo aver realizzato tutto ciò ho deciso di mettere da parte la mia “faccia”, ho cominciato a riconoscere i miei sbagli e a scusarmi, proprio come scriveva quel poeta di nome Yu Xinqiao: ammetto gli errori di fronte al cielo, ammetto gli errori di fronte alle nuvole, ammetto gli errori di fronte alla natura.
[Il pezzo è anche su Caratteri Cinesi. Traduzione di Tania Di Muzio]*Liu Miao è fotografo, scrittore, blogger e attivista. Ma dalle 9 alle 17 è impiegato negli uffici di pianificazione urbana della municipalità di Shanghai. Perciò fa tutto il resto la sera, dopo il lavoro.