Il presidente birmano in Europa fa azione di lobby per la revoca delle sanzioni contro il Paese dei pavoni, che si sta aprendo al mondo. L’ultima tappa del tour diplomatico è stata l’Italia. Sulla Birmania pesano tuttavia le accuse di abusi nel conflitto contro i Kachin e le discriminazioni contro i rohingya.È terminato a Roma il viaggio europeo del presidente birmano, Thein Sein. L’ex generale che smessa la divisa si è scoperto leader riformatore, aprendo il Paese un tempo paria del Continente asiatico, è stato ricevuto ieri dal suo omologo italiano Giorgio Napolitano e dal premier Mario Monti, per la prima visita in Italia dall’avvio delle relazioni diplomatiche nel 1950.
Thein Sein, recita il comunicato sul sito del governo, ha illustrato “il processo di riforma in atto nel Paese e i progressi del governo birmano nella complessa gestione delle relazioni inter-etniche”. I due Paesi hanno inoltre firmato una dichiarazione congiunta, espressione della “volontà di intensificare i rapporti bilaterali ed economici”. Anche dall’Italia si guarda dunque al “nuovo orizzonte asiatico”, per usare una definizione della Banca mondiale coniata all’inizio del 2012.
Come si legge sul portale MercatiEsteri, realizzato dalla Farnesina: “i capitali italiani investiti in Myanmar (nome ufficiale con cui il governo birmano chiama il Paese, ndr) sono assai limitati, trattandosi di qualche piccola realtà operante nel settore del turismo e della ristorazione”. Soltanto dopo il 23 aprile 2012, con la sospensione delle sanzioni economiche, è stato possibile per le società italiane approcciarsi legalmente al mercato del Paese dei pavoni, sebbene negli anni passati report giornalistici abbiano più volte segnalato casi di porosità con cui sono stati aggirati i divieti imposti contro la giunta militare al potere fino al 2011.
Stando ai numeri, il flusso commerciale tra Italia e Birmania è definito dinamico e incoraggiante; nei primi sei mesi del 2012 ha quasi eguagliato il totale del 2011, 15,72 milioni di euro contro 19,65 milioni. Se poi si consulta la sezione rischi, in particolare quelli politici, si ricordano le tensioni etniche (il conflitto contro la minoranza Kachin e le discriminazioni contro i musulmani rohingya esplose in scontri dallo scorso luglio; il persistere di opacità e la carenza di trasparenza nelle istituzioni; i conflitti sociali che si accompagnano agli investimenti, un caso su tutti le proteste contro la miniera di rame a Monywa nel nord del Paese, in cui per reprimere le contestazioni le forze di sicurezza sarebbero addirittura ricorse all’uso del fosforo bianco
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Il nuovo governo civile di Naypyidaw ha impresso una svolta al Paese dei pavoni. Tuttavia alla vigilia della visita di Thein Sein a Bruxelles, primo presidente birmano a viaggiare nel cuore politico dell’Europa, Human Rights Watch esortava le istituzioni comunitarie affinché premessero per riforme non soltanto nel campo economico ma anche in quello del rispetto e della tutela dei diritti umani.
“I leader europei dovrebbe considerare gli sforzi in atto in Birmania come l’inizio di un processo e non come la fine”, ha detto Lotte Leicht, direttrice per l’Europa dell’organizzazione statunitense, “Devono incoraggiare le riforme del presidente Thein Sein, ma allo stesso tempo ricordare la realtà delle violazioni dei diritti umani in atto in Birmania”.
HRW ha chiesto al presidente birmano di onorare l’impegno preso con Obama per l’apertura di un ufficio permanente dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani. Inoltre ha ricordato le violazioni di cui sono accusate le Forze armate nel conflitto contro i ribelli del Kachin Independence Army, riesploso a luglio del 2011 dopo 17 anni di cessate-il-fuoco, e intensificatosi negli ultimi mesi.
Gli sfollati che non hanno accesso al sostegno umanitario sono già decine di migliaia, ricorda HRW, a questo si aggiungo le accuse di bombardamenti che non risparmiano i civili, l’uso di bambini soldato, saccheggi e ricorso al lavoro forzato.
Altro capitolo è quello dei rohingya, musulmani di lontane origini bangladesi considerati dai birmani immigrati irregolari e cui è negata la cittadinanza, che l’Onu reputa uno dei gruppi maggiormente discriminati al mondo. Le ondate di scontri iniziate lo scorso luglio nello Stato nordorientale di Rakhine spingendo migliaia di profughi a cercare rifugio oltre confine spesso via mare su barconi.
Scopo della visita di Thein Sein a Bruxelles, come sottolineato anche nella tappa austriaca del suo tour europeo, è stata invece l’opera di pressione per la revoca delle sanzioni sospese dallo scorso aprile. Come sottolineato dal presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, e dal numero uno dei Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ferme restando le sfide come quella del rispetto dei diritti “l’Ue e la Birmania hanno girato pagina nelle proprie relazioni. Con più dialogo, più sostegno e più investimenti e scambi commerciali”.
[Foto credit: governo.it]