Birmania – Arriva il signor Google

In by Simone

Eric Schmidt continua il suo viaggio in Asia per portare il verbo di Google. La tappa birmana del numero uno di Mountain View si accompagna al processo di concessione delle licenze per le telecomunicazioni nel Paese dei pavoni. Un settore che fa gola a molti in tutto il mondo.Dalla Corea del Nord alla Birmania continua il tour asiatico di Eric Schmidt. Il numero uno di Google sarà nel Paese dei pavoni da venerdì. L’agenda della visita prevede un discorso all’Information and Communication Technology Park di Yangon, per poi prendere la via della capitale Naypyidaw per un incontro con il vertice del governo.

Eric sta visitando diversi Paesi in Asia per entrare in contatto con partner locali che lavorano per migliorare la vita di milioni di persone nella regione, sostenendoli nell’accesso al mondo dell’informazione”, si legge nella nota della società di Mountain View.

È l‘evangelizzazione su internet di cui hanno parlato alcuni organi di stampa dando conto delle tappe di Schmidt nel continente. A novembre andò Taipei e Pechino; a gennaio, accompagnato dall’ex ambasciatore statunitense all’Onu, Bill Richardson, ci fu la visita privata, per motivi umanitari, al regime dei Kim. La prossima tappa sarà l’India.

Scrive il magazine Irrawaddy  che le sensazioni in Birmania potrebbero essere ben diverse da quelle riscontrate dalla delegazione di Google a Pyongyang. Descrivendo gli incontri a Nord del 38esimo parallelo con gli studenti dell’Università Kim Il-sung, la figlia di Schmidt, Sophie, evidenziava come i ragazzi chini sui computer apparentemente impegnati nelle ricerche non stessero facendo in realtà niente ed evitassero ogni contatto, quasi fossero figurine. Secondo Aung Zaw, “in Birmania sarà diverso”. Sebbene soltanto una ristretta cerchia di birmani ha accesso a Internet, chi lo usa è protagonista di una “vibrante cultura dei media

Una situazione nota a Google, come noto è il percorso del Paese nel processo di riforma, non senza ostacoli, intrapreso dal governo del presidente Thein Sein. La modernizzazione delle infrastrutture e la diffusione della telefonia mobile vanno in questa direzione e rendono il Paese dei pavoni quel nuovo orizzonte asiatico teorizzato dalla Banca Mondiale a gennaio del 2012.

Il mese scorso, ricorda Irrawaddy, il gigante per la produzione di reti Cisco ha annunciato l’apertura di due scuole in collaborazione con UsAid. E presto il governo inizierà a concedere le nuove licenze nel settore delle telecomunicazioni. Due saranno concesse a giugno, scriveva a febbraio Bloomberg, e secondo il piano del governo dureranno 20 anni con opzione di rinnovo.

Al momento le espressioni di interesse sono circa 90, arrivate dal Sudest asiatico, dalle Americhe, dal Medio Oriente, dall’Europa e dall’Africa. I birmani con telefonino sono oggi il 9 per cento della popolazione, ma i servizi potrebbero coprire l’80 per cento de Paese entro il 2016.

Per gli statunitensi, ricorda il Wall Street Journal, il settore è tuttavia uno di quelli su cui pesano ancora le sanzioni imposte contro la disciolta giunta militare al potere, ora in fase di revoca e allentamento, ma che ancora colpiscono un centinaio di figure legate al passato regime, che ancora ricoprono ruoli di primo piano nell’amministrazione del presidente Thein Sein.

Situazione, ricorda Aung Zaw, che nonostante le aperture verso i giornalisti si ripete anche nel campo dell’informazione, nel quale una recente proposta di legge rischia di cancellare i passi avanti fatti negli ultimi due anni. La bozza di legge sulle pubblicazioni e l’editoria, che dovrebbe rimpiazzare le draconiane norme del 1962, contiene ancora elementi di censura, a esempio sulla stampa illegale o contro chi pubblica articoli critici verso la Costituzione del 2008, approvata dai militari e che potrebbe essere emendata.

Le proteste dei giornalisti hanno spinto a congelare la discussione e l’approvazione fino a giugno. Per coincidenza, proprio quando dovrebbero essere concesse le prime licenze.

[Foto credit: irrawaddy.org]