Attivista in fuga

In by Simone

Li Guizi, dissidente fuggita il 17 luglio da una black jail sarebbe in viaggio per una destinazione più sicura. Aveva iniziato a protestare contro le autorità nel 2006, dopo la morte in circostanze poco chiare del figlio Ren Haifeng, un agente di polizia. Da allora è stata detenuta e torturata a più riprese. Li Guizi aveva iniziato a protestare contro le autorità nel 2006, dopo la morte del figlio Ren Haifeng, un agente di polizia. Le autorità, senza produrre prove, avevano dichiarato che l’uomo era deceduto a causa di un incidente d’auto. Ma la madre ha sempre sospettato che si fosse trattato di un omicidio perpetrato dai colleghi dopo che suo figlio aveva scoperto la loro complicità in un giro di droga .

A causa del suo attivismo la donna era già stata detenuta e torturata in passato.

Secondo quanto riportato dal South China Morning Post sulla base delle informazioni fornite da un attivista di Hong Kong, alla fine di giugno Li “era andata a Shenzhen con la speranza di prendere parte alla manifestazione annuale e aveva intenzione di organizzare una conferenza stampa sul caso di suo figlio. Ma le era stato negato il permesso di attraversare il confine”.

A quel punto Li sarebbe “fuggita nel distretto Panyu di Guangzhou, dove il personale di sicurezza l’avrebbe trovata e arrestata il primo di luglio. Da lì è stata portata nello Hebei, la sua regione, e rimandata in una black jail”.

Durante la prigionia e dopo aver ricevuto un trattamento medico, Li avrebbe affermato di “non setirsi fisicamente bene”. Liu Weiping, presidente della People’s Rights Union of China, le avrebbe consigliato di rifiutare ulteriori medicine.

Lo stesso Liu avrebbe mostrato ai giornalisti un video, risalente al mese di giugno, nel quale Li “racconta piangendo delle condizione all’interno dei centri di detenzione”.

Non ci trattano come esseri umani. Molte persone sono diventate uscite di testa e sono state picchiate durante la prigionia” avrebbe dichiarato la donna.

Secondo la figlia, Li Guizi avrebbe “lasciato il centro di detenzione martedì, mentre le due guardie che la dovevano controllare si erano addormentate o erano forse ubriache”.

Da allora la donna si sarebbe nascosta nelle vicinanze della città di Baoding, sempre nella provincia dello Hebei.

Liu ha affermato che l’organizzazione da lui diretta ha fatto dei preparativi affinché Li “possa lasciare l’Hebei per una destinazione ‘sicura’ da qualche altra parte in Cina”.

Ma le preoccupazioni persistono, perché Li “potrebbe essere uccisa o semplicemente scomparire durante il viaggio”.

In tal senso, Liu ha affermato che “il personale di sicurezza potrebbe cooperare con le triadi [la mafia cinese NdA] per far scomparire Li – uccidendola o creando un incidente ad hoc. Queste cose succedono continuamente”.

In Cina non è raro che le vicende dei dissidenti finiscano per coinvolgere anche parenti e conscenti. È successo nel caso dell’artsista dissidente Ai Weiwei, in quello del’avvocato cieco Chen Guangcheng e in quello recente di Li Wangyang, trovato impiccato nell’ospedale dove era ricoverato dopo 21 anni trascorsi in carcere in seguito ai fatti di Tian’anmen.

Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, i parenti di Li Guizi sono stati minacciati di essere indagatise non riveleranno le informazioni di cui sono a conoscenza in merito a dove si trova la donna”.

Suo nipote, Wang Jianfu, “è stato arrestato giovedì dopo aver aiutato Li a scappare”. I suoi genitori sono sotto sorveglianza.

Sembra però che – almeno finora – le forze di sicurezza non abbiano avuto molta fortuna con i loro metodi repressivi. Quando hanno minacciato la figlia della dissidente, Ren Yuanyuan, chiedendole di “firmare un documento con il quale avrebbe ceduto il suo diritto a fare pressione per avere delle risposte sulla morte del fratello” lei avrebbe risposto in modo netto: no.

* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: behindlies09.files.wordpress.com]