Asia Files: Myanmar inizia a liberare i prigionieri politici

In by Simone

Il comico Zarganar, un dei più importanti prigionieri politici birmani, è libero.
Come altri 6.300 detenuti ha beneficiato dell’amnistia concessa dal presidente Thein Sein, capo del nuovo governo civile che guida il regime dalle elezioni dello scorso novembre, le prime concesse dalla giunta militare in vent’anni. Smessa la divisa gli ex generali, al potere per quarant’anni, cercano di rifarsi un’immagine internazionale.
Domenica il rappresentante del governo statunitense, Kurt M. Campbell, da Bangkok aveva detto che Washington potrebbe prendere iniziative per migliorare le relazioni con il regime alla luce “dei radicali progressi in atto”.
Una settimana dopo il voto era tornata in libertà Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace e leader dell’opposizione democratica, che ha trascorso agli arresti domiciliari 18 degli ultimi 21 anni. Zarganar è il nuovo rilascio eccellente. Arrestato nel 2008, mentre distribuiva aiuti alle popolazioni colpite dal ciclone Nargis, che secondo le cifre ufficiali ha fatto almeno 85mila morti, il comico, che soffrirebbe di problemi cardiaci, era stato condannato a 59 anni di carcere, poi ridotti a 35.
“Fino a ieri sera credevo nella possibilità di un reale cambiamento” – ha detto il comico intervistato dal mensile degli esuli in Thailandia, Irrawaddy – “speranze mal riposte, il governo non ha intenzione di scarcerare tutti i detenuti politici”.
I dissidenti in carcere sono attualmente 2.200, condannati a decenni di reclusione e sottoposti a torture e umiliazioni, come denunciato dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani.
Sono monaci protagonisti della rivoluzione zafferano del 2007,sindacalisti, intellettuali, membri delle milizie delle minoranze etniche ed esponenti del movimento studentesco che nel 1988 sfidò i generali e riuscì a ottenere che fossero indette elezioni parlamentari, vinte dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld) di Aung San Suu Kyi. Risultato rovesciato con la forza dai militari che non permisero al nuovo Parlamento di insediarsi.
Il loro rilascio è una delle condizioni poste dalla comunità internazionale per la revoca delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. Non è tuttavia ancora chiaro in quanti beneficeranno della clemenza di Thein Sein. Indiscrezioni dicono che saranno al massimo qualche centinaio.

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