Ancora problemi per la Apple in Cina

In by Simone

Neanche il tempo di elaborare il cambiamento al vertice dell’azienda con Steve Jobs alla presidenza, che per la Apple in Cina tornano i grattacapi. Ong cinesi in un documento accusano l’azienda Usa di inquinare, attraverso le proprie aziende fornitrici. Prima era toccato alla Foxconn, con l’ondata di suicidi dei propri dipendenti, portare la mela morsicata sulle prime pagine dei giornali locali. L’azienda taiwanese che assembla gli Iphone, venne accusata di ritmi di lavoro disumani. Poi era toccato ad alcune ONG ambientaliste cinesi denunciare la Apple: nel mirino finirono le aziende locali fornitrici della mela, accusate di inquinamento atmosferico, a causa degli scarichi nei fiumi di materiali industriali.

Il 31 agosto un altro attacco: secondo alcune organizzazione ambientaliste cinesi due fabbriche che lavorano per la Apple, la Kaida Electronics e la Dingxin Electronics, sarebbero responsabili di fumi tossici che avrebbero causato il cancro a molte delle persone che vivono nei pressi degli impianti. Ai turisti occidentali che giungono in Cina fa spesso effetto riscontrare quanti cinesi siano forniti di design Apple: dall’Iphone all’Ipad la creatura di Steve Jobs in Cina funziona alla grande.

Per l’azienda di Cupertino però, non sono mancati i problemi. Recentemente sono emersi i negozi fake, subito smantellati a Kunming nello Yunnan, mentre prima c’erano state le polemiche a seguito dei suicidi di molti dipendenti della Foxconn, azienda taiwanese che opera in Cina e che assembla gli Iphone. Infine sono arrivate le proteste degli ambientalisti, che accusano la Apple di inquinare e, ancora peggio, di essere responsabile di molte morti per cancro a Kunshan, cittadina nei pressi di Shanghai.

Secondo gli ambientalisti, la cui protesta è stata ripresa dal National Business Daily, la Kaida Electronics e la Dingxin Electronics, due aziende fornitrici di Apple, sarebbero responsabili di fumi tossici che avrebbero causato il cancro a molte delle persone che vivono nei pressi degli impianti. In un villaggio di circa cento persone, venti sarebbero morte per cancro a causa degli scarichi nei fiumi e nell’aria circostante delle due fabbriche in questione. La Kaida e la Dingxin non hanno voluto commentare le accuse, come del resto la Apple, da sempre protesa a nascondere la lista dei propri fornitori cinesi, di cui afferma sempre di valutare nei minimi particolari i comportamenti riguardo ambiente, diritti dei lavoratori ed etica.

Alcuni funzionari dei villaggi hanno specificato che le fabbriche sono a norma, pur ammettendo “il pessimo odore nell’aria circostante”.

Analoghe proteste – senza coinvolgere la Apple, in questo caso – sono giunte da Greenpeace China, rispetto a fuoriuscite tossiche di una fabbrica chimica, la Yunnan Luliang Chemical Industry, a Qujing, vicino al fiume Nanpan, in Yunnan. Tempo fa il governo locale aveva negato qualsiasi tipo di problema legato a pericoli tossici, mentre le recenti indagini e ricerche di Greenpeace confermerebbero le fuoriuscite, anche se non sono ancora possibili valutazioni circa l’impatto sulla salute degli abitanti delle zone circostanti.

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