Ambientalisti cinesi contro l’iPhone4

In by Simone

I destini di Steve Jobs e della Cina sembrano incrociarsi ancora. Prima era toccato ai suicidi della Foxconn, azienda che assembla, tra gli altri, anche gli iPhone: l’8 giugno, giorno del lancio mondiale dell’iPhone 4, in Cina si è assistito al boicottaggio contro i prodotti Apple. Dal punto di vista cinese, Jobs aveva messo del suo nella querelle, definendo la città fabbrica della taiwanese Foxconn, "un posto carino". Un’uscita poco apprezzata nel Regno di Mezzo, viste anche le pubbliche prese di posizione del giornale del partito, il People’s Daily, a favore di un miglioramento delle condizioni dei lavoratori (con un chiaro riferimento alle aziende straniere che operano in Cina).

Ora è il turno di molte associazioni ambientaliste cinesi redarguire il guru della Apple, a proposito dei costi ecologici della sua produzione in Cina: secondo 34 ONG cinesi che si occupano di ambiente, la fabbricazione degli iPhone provocherebbe un inquinamento dovuto al rilascio di metalli pesanti, le cui conseguenze saranno pagate dalle generazioni future. Alcune di queste associazioni, oltre un mese fa, avrebbero anche mandato una lettera a Jobs, da cui però non avrebbe mai ricevuto risposta.

E così, mentre Jobs esaltava le caratteristiche dell’iPhone 4 e il suo prezzo accessibile, Green China News stigmatizzava le conseguenze: "alla conferenza Jobs ha sottolineato le nuove caratteristiche dell’iPhone4 e il suo prezzo relativamente basso. Con la creatività e la sua rete di vendita, Apple è una delle compagnie IT più importanti del mondo. Tuttavia la gente ha cominciato a dubitare circa il silenzio dell’azienda Usa sull’inquinamento dovuto ai metalli pesanti. Apple ha deliberatamente, forse, ignorato questi problemi in modo da accedere al mercato con un prezzo competitivo? Naturalmente noi come consumatori vogliamo prodotti buoni a costi accessibili, ma se la produzione di questi oggetti non rispetta standard ambientali, potrebbero causare danni alla salute pubblica. Oggi, celebriamo il prezzo cheap di questi prodotti, domani i nostri figli pagheranno costi altissimi in termini di salute, a causa di fiumi, mari e ambiente contaminati dai metalli pesanti. Allora forse la Apple e altre aziende, dovranno pagare per queste conseguenze, come accade alla British Petroleum oggi".

Jobs e la Apple non sono soli: gli ambientalisti cinesi hanno contato almeno 60 mila violazioni delle regole del paese in termini di inquinamento industriale, che coinvolgono molte imprese straniere: dalla GE, alla Nike, dalla Wal-Mart, a Esquel, Unilever, Mitsui Property e molte altre. In un paese con un un problema ingente in termine di educazione civica all’ambiente, le aziende straniere spesso sguazzano approfittando delle tante zone grigie fornite dalla legislazione cinese.

E in Cina per Jobs non ci sono solo problemi legati all’etica: presto anche il mercato cinese rischierà di restringersi. La cinese Lenovo ha infatti lanciato il Le Phone, soluzione cinese di smartphone Android: una campagna mediatica corposa, con pubblicità ovunque e sicura presa presso i consumatori cinesi, sempre più nazionalisti anche nei propri acquisti.

[Anche su Wired] [Foto: Mike Kemp/In Pictures/Corbis]