In occasione dell’anniversario della rivolta di Urumqi del 2009, China Files pubblicherà uno speciale. Di seguito una prima tappa di avvicinamento. Stay tuned!
Il 5 luglio dell’anno scorso a Urumqi gli scontri tra uiguri e cinesi ‘han’ fecero 197 morti e 1.700 feriti. A pochi giorni dal”anniversario nello Xinjiang sono state rafforzate le misure di sicurezza e la polizia cinese ha già arrestato dieci presunti terroristi. Il gruppo, ha detto Wu Heping, portavoce del ministero della Sicurezza pubblica, era pronto per diverse azioni in almeno tre città della provincia. L’identità degli arrestati non è stata resa nota, si conoscono soltanto i nomi dei due presunti capi della cellula: Abdurixit Ablet, di 42 anni, e Imin Semaìer, di 33 anni, entrambi uiguri.
“Gli arresti dimostrano ancora una volta la minaccia costituita dal ‘Movimento islamico per il Turkestan orientale’”, ha detto Wu. Dal 2002 nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dalle Nazioni Unite, il movimento si rifà al nome usato dai nazionalisti uighuri per indicare lo Xinjiang.
“È un annuncio politico poco prima del 5 luglio”, hanno ribattuto le organizzazioni della diaspora uighura, “vogliono metterci pressione”. Per gli esuli, Pechino agita lo spettro del terrorismo per giustificare una politica di repressione e di colonizzazione.
Musulmani di origine turca gli uiguri sentono più di altre minoranza della Cina il pericolo della scomparsa della propria cultura, minacciata dall’immigrazione cinese nella provincia. Iniziato negli anni Ottanta e proseguito con la campagna “per lo sviluppo dell’Ovest”, il massiccio arrivo degli ‘han’ ha modificato gli equilibri demografici della regione. Se alla fine degli anni Settanta era uiguro il 75 per cento degli abitanti, secondo i dati del ultimo censimento, sono scesi al 45 per cento mentre il 40 per cento è ‘han’.
Quella notte del 5 luglio, nel capoluogo dell’estrema provincia nordoccidentale della Cina, le violenze tra uiguri e cinesi ‘han’ furono terribili. Per quei fatti 26 persone sono state condannate a morte e altre duecento sono sotto processo.
Gli arrestati, ha detto Wu Heping, sono anche coinvolti in tre attacchi contro le forze di sicurezza cinesi avvenuti nello Xinjiang nel 2008, alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino. La polizia, ha continuato il portavoce, è arrivata a loro nel corso delle indagini su una ventina di uiguri fuggiti dalla Cina e rimpatriati da un “Paese vicino”. Forse si tratta dei 22 rifugiati entrati clandestinamente in Cambogia con l’aiuto di una rete di missionari lo scorso dicembre, cui il governo di Phnom Penh aveva rifiutato asilo politico.
Intanto prende corpo il piano per trasformare Kashgar in una ‘zona economica speciale’ sul modello di Shenzhen e di altre esperienze sperimentate con successo nel sud della Cina. La città godrà di agevolazioni fiscali per attrarre gli investimenti stranieri e diventerà uno snodo del commercio nell’Asia centrale. E gli uiguri temono di vedere distrutta la culla della propria civiltà, giacché sui loro minareti si allunga l’ombra dei bulldozer e della modernità a ogni costo.
[Anche su NTNN] [Foto di Nicolai Bangsgaard]