Al via il processo Wang Lijun

In by Gabriele Battaglia

Dopo l’udienza segreta di ieri, oggi si tiene il processo "pubblico" a Wang Lijun, ex capo della polizia di Chongqing e braccio destro di Bo Xilai. E’ forse il penultimo capitolo della saga sul segretario decaduto del Pcc della più grande metropoli del mondo. Quella che ormai molti chiamano Chongqing Drama
Il grande giorno è arrivato. Mentre tutto il paese è distratto dalle manifestazioni antigiapponesi, si avvia il processo a Wang Lijun, l’ex capo della polizia e vice sindaco di Chongqing, l’ex braccio destro di Bo Xilai. Dalle sue dichiarazioni possono dipendere le sorti del politico più discusso della storia recente cinese, epurato dal Politburo in seguito al “tradimento” di Wang.

Dopo il processo alla moglie di Bo che si è concluso con l’accusa di omicidio e la pena capitale commutabile in ergastolo dopo due anni di buona condotta, ma che non ha fatto cenno ad un coinvolgimento diretto di Bo Xilai, questa è l‘ultima occasione di tirare fuori qualche prova in più contro quello che è stato l’astro nascente più anticonformista che si è affacciato sulla scena della politica cinese negli ultimi tempi.

Forse anche per questo, il processo è iniziato segretamente con un giorno di anticipo. Secondo quanto confidato dall’avvocato di Wang Lijun, Wang Yuncai , al Telegraph e poi ripreso da tutti i giornali, “il processo è iniziato [ieri] alle 8:30 di mattina e si è concluso intorno a mezzogiorno”.

L’avvocato, che non si è incontrato con il suo cliente, ha spiegato che “il processo è diviso in due tempi: uno privato e uno pubblico.” Sempre secondo l’avvocato che è il direttore dello studio Beijing L&A law firm di Shanyang, il processo “segreto” è giustificato dalle accuse mosse a Wang che includono la defezione e l’aver “piegato la legge ai propri fini”.

Secondo quanto riportato dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, oggi “la polizia presidiava il palazzo di giustizia, ha tirato un nastro di fronte all’entrata e ha bloccato e deviato il traffico, per scoraggiare i curiosi o chiunque possa pensare di sfruttare l’occasione per manifestare rimostranze contro Wang o il governo. I giornalisti stranieri sono stati limitati a un marciapiede di fronte all’ingresso corte e sono stati filmati da uomini non identificati”.

Il processo è l’ultima passo dello scandalo Bo Xilai, passato alle cronache come "Chongqing Drama". All’inizio di febbraio un comunicato della municipalità di Chongqing aveva semplicemente rilasciato un comunicato in cui si diceva che a Wang Lijun, allora a capo della polizia di Chongqing e vice sindaco, era stata concessa una “vacanza terapeutica”.

A pochi giorni di distanza Wang si era rifugiato al consolato americano della vicina città di Chengdu. È quello che il Wall Street Journal ha definito come "walk-in" – un’offerta volontaria e non richiesta da parte di uno straniero a rivelare informazioni sensibili.

Cosa si siano detti in quelle 30 ore i diplomatici americani e uno dei poliziotti più potenti dell’intera Cina non è dato sapere con certezza. Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal che cita “persone a conoscenza dei fatti”, il signor Wang avrebbe passato ai diplomatici statunitensi il numero di cellulare di un complice che avrebbe dovuto fornire una prova del coinvolgimento della moglie di Bo Xilai nell’omicidio dell’imprenditore britannico Neil Heywood.

I funzionari statunitensi avrebbero vagliato le informazioni che il capo della polizia affermava di avere, e l’ipotesi di concedergli asilo a danno delle relazioni Usa-Rpc. Alla fine, non hanno concesso l’asilo e Wang (che non poteva certo definirsi un attivista per i diritti umani visto che nella sua famosa campagna antimafia era accusato di essere arrivato alla tortura per etorcere ai sospettati informazioni utili) è stato preso sotto la custodia cinese. All’epoca si disse che si consegnò agli uomini del presidente Hu Jintao per sfuggire a Bo Xilai.

Ma la ricostruzione del Wall Street Journal non finisce qui. Con uno sviluppo inaspettato, gli Stati Uniti consegnarono il numero di cellulare ai diplomatici britannici, istruendoli su come rintracciare e verificare le informazioni sul misterioso complice di Wang. Qui le persone sentite dal Wall Street Journal, “forniscono resoconti incompatibili sui tempi e sulla risposta del complice”. E alla fine, “per ragioni non chiare, i britannici non ricevono i documenti promessi”.

La rivelazione secondo cui Wang avrebbe un complice che può ancora essere disposto a rivelare alcuni segreti potrebbe complicare gli sforzi della Cina ad imporre la propria versione sui fatti legati ai signori Wang e Bo prima dell’apertura ufficiale del XVIII congresso che segnerà il passaggio alla cosiddetta quinta generazione di leder.

Per il momento l’affaire Wang Lijun ha già portato alla rimozione del suo capo, Bo Xilai, e alla condanna per omicidio della moglie. Senza parlare delle ben più gravi conseguenze indirette come l’indebolimento della credibilità della leadership comunista in un momento così delicato e il riaprirsi di scontri tra le fazioni politiche in lotta per prendere le redini del paese più popoloso nonché seconda economia del mondo per i prossimi dieci anni.

[Scritto per Lettera43; foto credits: news.xin.msn.com]