Al via i lavori parlamentari, tra spese militari e crisi economica

In by Simone

La sessione annuale del Parlamento cinese, prevista per oggi, aprirà i battenti su una nota bellicosa a seguito dell’annuncio oggi di un aumento della spesa militare di Pechino. Il portavoce del Congresso Nazionale del Popolo (questo il nome dell’organo legislativo cinese) ed ex-ministro degli esteri Li Zhaoxing ha detto in conferenza stampa che il paese incrementerà il budget destinato all’esercito del 14,9%, nonostante le difficoltà dell’economia nazionale. L’aumento è definito “modesto” e corrispondente ad appena il 2% del Pil (contro il 4% speso dagli Stati Uniti) ma, seppur necessario per  mantenere l’esercito più grande del mondo composto da 2,3 mln di effettivi, esso desta preoccupazioni per una spesa eccessiva in costante aumento.

“Servirà soprattutto a migliorare le condizioni di vita dei nostri soldati e conformare gli stipendi alla media nazionale” ha detto Li, ammettendo pure investimenti per migliorare la capacità tecnologica dell’esercito rosso nonché la sua capacità di rispondere a calamità naturali, atti di terrorismo e operazioni di pace. Ma a chi teme maggiore aggressività dell’Impero di Mezzo il portavoce ha ribadito che “l’investimento militare moderato della Cina mira a proteggere la propria sovranità nazionale e integrità territoriale e non è indirizzato contro alcun altro paese”.
Messe da parte le preoccupazioni internazionali riguardo la minaccia armata cinese, la spesa, che dovrà essere approvata dal Parlamento nei prossimi giorni, è un’altra voce nel capitolo del piano di stimolo per la ripresa dell’economia nazionale.

Per il 2009 le previsioni di crescita non sono delle più felici: il governo aspira a un aumento del Pil del 8%, un target che se negli ultimi anni della crescita a due cifre era stato solo indice di modestia largamente superato nella realtà, quest’anno sembra in sé già difficile da raggiungere. Il problema maggiore restano i 20 milioni di lavoratori migranti tornati nelle campagne per la chiusura delle fabbriche nel ricco est del paese. Il governo centrale ne sta pensando quanto può per calmare gli animi, dai corsi di formazione agli impieghi detassati, fino al piano di spesa di 586 mld di dollari per il consumo interno tramite l’aumento della spesa pubblica.

Proprio quest’ultimo, però, ha attirato ai pianificatori le critiche di una cerchia di vecchi esperti economici e quadri di Partito che chiedono di vedere con chiarezza nei piani di stimolo. In una lettera aperta indirizzata al presidente Hu Jintao, 16 firmatari, fra i quali il segretario di Mao, Li Rui, e Du Daozheng, il direttore della influente rivista Yanhuang Chunqiu, si dicono “molto preoccupati che questa opportunità (di aumentare la spesa pubblica) possa essere usata da ufficiali corrotti come nuova occasione di arricchimento, danneggiando così i rapporti fra il partito ed il popolo e inasprendo i conflitti sociali”.

I segni che la stabilità sociale è a rischio sono evidenti già da giorni, a ridosso di un calendario carico di eventi significativi a partire proprio da questo marzo. La scorsa settimana 3 persone si sono date fuoco in un auto a pochi passi da Tiananmen, nel centro del potere cinese. Per la polizia erano venute nella capitale dalle campagne a presentare petizioni, un’usanza che si intensifica in concomitanza con la riunione del Parlamento ogni anno e che giustifica un inasprimento dei controlli in tutta la capitale.

Secondo Radio Free Asia in molti hanno preso la via per Pechino nella speranza di denunciare gli abusi del potere locale e ottenere una qualche giustizia. Molti sarebbero stati già rispediti nelle zone d’origine o messi agli arresti domiciliari nella città, mentre un gruppo di scontenti avrebbe distribuito oltre 6 mila volantini nella strada commerciale di Wangfujing prima di essere portati via dalle forze dell’ordine.
“In realtà il parlamento cinese è un ‘vaso di fiori’- spiega ad Apcom il professor Zhou Duo, esperto di storia politica – che ci sia o meno non fa differenza. Nel 1945 quando, ancora prima della Repubblica Popolare, esistevano due partiti poteva avere una funzione; oggi ci si può muovere solo nello spazio concesso dal Partito Comunista”. Eppure Li Zhaoxing ha ribadito ancora oggi che la riforma del sistema politico è priorità del paese. “Ci adatteremo all’entusiasmo crescente della popolazione per la partecipazione alla vita politica e continueremo ad espandere la democrazia” ha detto il portavoce. 

Ma il paese ancora non conosce elezioni, è privato di trasparenza riguardo l’operato del governo e manca di qualsiasi sistema multipartitico. “La nostra riforma politica non è quella che alcuni occidentali vorrebbero, ma una sorta di socialismo con caratteristiche cinesi auto-migliorato ed auto-sviluppato” ha tagliato corto Li. Ciò spiega la ragione per la quale il Parlamento gode di scarsa popolarità presso l’opinione pubblica locale, che quasi non segue per nulla il circo della politica centrale. “La gente comune per forza non si interessa, non serve a nulla e, anzi, la chiama ‘orecchie da sordo’” conclude Zhou Duo.

[Pubblicato da Apcom, il 4 marzo 2009]

[foto da Xinhua]