Gli abitanti del villaggio di Wukan che hanno protestato per mesi contro la requisizione forzata delle terre e – negli ultimi giorni – per la morte di un loro leader nelle mani della polizia hanno smontato gli striscioni e si sono detti disposti ad abbandonare lo stato di protesta permanente.
Un segno che la tensione di lunghi mesi può essere smorzata attraverso il dialogo. Zhu Mingguo vice segretario della sezione regionale del Guangdong del Partito e Zheng Yanxiong un altro funzionario di alto grado del Partito hanno incontrato ieri 21 dicembre Lin Zuluan, capo democraticamente eletto nel villaggio di Wukan (20mila abitanti) dopo che le proteste avevano costretto i funzionari locali alla fuga.
Al termine di quest’incontro durato 90 minuti il capovillaggio Lin ha rivelato ai cronisti del South China Morning Post di aver raggiunto una soluzione “quasi ideale” perché i funzionari di alto grado presenti all’incontro “hanno riconosciuto le malefatte dei singoli funzionari corrotti" e perché "riconoscere lo status giuridico temporaneo del comitato del villaggio di Wukan spiana la strada a una futura soluzione perché anche le questioni legate alla proprietà e allo sfruttamento della terra possano essere riconosciuto legalmente".
Le proteste di Wukan sono cominciate a settembre di quest’anno, quando i contadini hanno manifestato di fronte gli uffici della sezione del Partito comunista per protestare contro la vendita delle terre alle aziende private. La protesta sarebbe nata dal sospetto che alcuni quadri di partito, tra cui il segretario Xue Chang, avessero venduto alcuni ettari di terra a una società di costruzioni, la Country Garden, per il valore di più di un miliardo di yuan.
Migliaia di persone avrebbero preso parte agli scontri, molti sarebbero stati i feriti e alcuni gli arresti. Ma dopo le prime giornate di protesta i funzionari locali sono scappati e da allora, tra manifestazioni e assemblee, il villaggio di Wukan ha avviato un esperimento di autogoverno che è stato addirittura avvicinato dal Financial Times alla Comune di Parigi.
Ma la morte in carcere di Xue Jinbo, uno dei leader della protesta, ha infiammato nuovamente gli animi e fatto aumentare la tensione. La versione ufficiale era quella di un arresto cardiaco, ma in paese nessuno ci ha creduto. Alcuni dei parenti del signor Xue, infatti, hanno raccontato di aver visto il suo corpo pieno di lividi in una camera ardente della vicina città di Shanwei.
A quel punto le richieste degli abitanti del villaggio sono state espresse ufficialmente attraverso petizioni in cui venivano chieste indietro le terre sequestrate e l’arresto dei funzionari corrotti e in cui si esplicitava che sarebbero state possibili negoziazioni solo dopo che fosse stata fatta luce sulla morte del loro leader.
Oggi i funzionari regionali hanno accettato di aprire due commissioni d’inchiesta. Una sulla presunta requisizione illegale delle terre da parte di funzionari locali corrotti e una sulla morte in carcere di Xue Jinbo.
Secondo quanto riportato dal Nanfang Daily, Zhu Mingguo vice segretario della sezione regionale del Guangdong del Partito avrebbe dichiarato che le richieste dei contadini erano ragionevoli e che il comportamento anche estremo di alcuni di loro era comprensibile.
"Il governo locale ha sbagliato. Anche prima del 21 settembre, le petizioni portate avanti dagli abitanti di Wukan erano razionali e supportate dai fatti. Per coloro che si sono comportati in maniera estrema, la semplice ammissione di essersi comportati mali sarà sufficente ad esonerarli [da ulteriori procedimenti a carico]"
E ha aggiunto: “Dobbiamo dare priorità alle legittime richieste degli abitanti e risolvere l’incidente secondo la legge. Il governo garantisce libertà di movimento per coloro che accettano di rappresentare gli abitanti nei negoziati”.
Sempre secondo il Nanfang Daily, due funzionari dell’amministrazione locale di Wukan sarebbero stati incriminati per frode.
L’offerta di compromesso offerta dal Governo viene vista come una vittoria importante per gli abitanti del villaggi e potrebbe stabilire un importante precedente per il trattamento dei disordini da parte dei governi regionali.
Lo stesso Wang Yang, capo del Partito della regione del Guangdong e politico importante della corrente liberale del Partito a livello nazionale, ha ammesso che gli abitanti del villaggio hanno avuto motivo di lamentarsi.
Gli stessi abitanti del villaggio, a quanto si legge sul South China Morning Post, avrebbero affermato di aver saputo che lo stesso presidente della Repubblica popolare cinese Hu Jintao si sarebbe informato per ben due volte sui fatti di Wukan.
Wang Yukai, professore dell’Accademia cinese per la Governance, ha dichiarato al Global Times che sarebbe veramente significativo se le autorità riconoscessero il “consiglio comunale” liberamente eletto dagli abitanti di Wukan.
E ha aggiunto: “le elezioni dal basso sono spesso state sporcate dalla corruzione, ma questa volta il consiglio comunale è stato interamente scelto dagli abitanti”.
Parole che sono ribadite al Global Times anche da Xia Xueluan, un altro professore del Dipartimento di sociolofia dell’Università di Pechino.
“Il governo del Guangdong ha fatto bene ad affrontare il problema attraverso il dialogo. Se avesse preso provvedimenti adeguati per controllare i funzionari del villaggio e per punire quelli che erano corrotti non si sarebbe arrivati a una situazione tanto grave”.
Se in Guangdong si è creato un precedente positivo per avviare un nuovo modo di affrontare proteste popolari e gli abusi di ufficio dei funzionari corrotti lo sapremo presto.
Lo Shantou Daily riporta infatti che una protesta molto simile sta infiammando una frazione della vicina Haimen. Centinaia di residenti avrebbero infatti bloccato l’autostrada per opporsi al progetto di costruzione di una centrale elettrica.