Viaggi – Sulla città galleggiante di Bandar Seri

In Uncategorized by Simone

Nella capitale del Brunei guidato dal riveritissimo sultano Hassanal Bolkiah. Che ha il villaggio sull’acqua più grande del mondo: Kampong Ayer. Con 4200 tra edifici in legno e palafitte. Era il cuore abitativo del Borneo e uno dei suoi snodi commerciali principali.
Schivato dal grande turismo e diffidato per via delle sue radicali posizioni pro-islamiche, il sultanato del Brunei nasconde tesori dalla bellezza ineffabile. Incastonato sulla costa del Borneo malese, il Brunei non ha che 400mila abitanti e una spropositata ricchezza in risorse petrolifere e gas naturale. Capitanato dal riveritissimo sultano (e primo ministro) Hassanal Bolkiah, il Brunei vanta ad oggi una delle economie più floride del mondo, grazie ai giacimenti petroliferi e alle minute dimensioni. Tuttavia il fattore di attrazione nei confronti del viaggiatore d’oltreoceano è stato mutilato a causa della severa applicazione della legge islamica: niente musica, niente danza, niente alcol né sigarette (i forestieri, tuttavia, sono autorizzati a caricare una scorta di max 2 bottiglie di alcolici, una cassa di birra e fino a 200 sigarette in valigia), niente carne priva di garanzia halal.

La capitale del Brunei Bandar Seri Begawan è una cittadina placida e ricca di accattivanti contrasti: vi convivono una maggioranza di malesi, una forte comunità cinese, aborigeni del Borneo e una variegata comunità di expat occidentali e immigrati dal subcontinente indiano. La multiculturalità si riflette nelle strade, nei ristoranti e nei mercati. Pasar Malam Gadong, il mercato notturno, è un’ottima meta per rifocillarsi, osservare la preparazione di ogni sorta di pietanze immerse nel latte di cocco, e dilettarsi nel people-watching.

Il “Villaggio sull’Acqua” di Kampong Ayer è un agglomerato di 4200 edifici in legno e palafitte che assolvono alla funzione di case, scuole, negozi, ristoranti, moschee e ospedali, collegati da oltre 36 chilometri in passerelle e moli. L’esploratore italiano del 16esimo secolo, Antonio Pigafetta, ne parla nelle sue cronache come della “Venezia dell’Est”. Kampong Ayer rappresentava di fatto il cuore abitativo del Borneo e uno dei suoi snodi commerciali principali, tant’è che lo stesso Magellano ne rimase impressionato.

Tutt’oggi vi abitano quasi 40mila persone, ovvero il 10 per cento dell’intera popolazione del sultanato. Se pensate a un’accozzaglia di palafitte fatiscenti vi sbagliate di grosso: accanto alle più rustiche strutture lignee a mollo nella baia, figurano palafitte dei tempi moderni a due o tre piani, distributori della Shell e vivibilissime abitazioni fornite di aria condizionata e ogni sorta di accessorio tecnologico.

Si può visitare Kampong Ayer a piedi, districandosi fra i labirintici passaggi in legno della più grande “città galleggiante” al mondo, oppure con uno dei numerosi “taxi d’acqua”, le simpatiche barche gialle largamente utilizzate anche dai locali per spostarsi da una palafitta all’altra. Un lungo ponte sulla laguna collega la galleggiante Kampong Ayer al resto della capitale: il primo scorcio di terraferma consiste in una vista mozzafiato sulla moschea Sultan Omar Ali Saifuddin.
 
La moschea di Sultan Omar Ali Saifuddin è considerata una fra le più notevoli dell’Asia. La sua cupola, a 52 metri di altezza, completamente rivestita in oro puro, è visibile da ogni punto della città. Completata nel 1958, la moschea è stata progettata da un italiano, l’architetto Rodolfo Nolli, e fonde lo stile dell’architettura islamica Moghul con quello del rinascimento italiano. Le pareti rivestite di accecante marmo bianco sono corredate da un interno altrettanto ricco: tappeti importati appositamente dall’Iran e dall’Arabia Saudita, vetrate colorate e candelabri realizzati ad hoc in Inghilterra, granito di Shanghai.

A ridosso della laguna, il profilo della moschea è fiancheggiato dalla magniloquente riproduzione della barca del sedicesimo secolo utilizzata dall’allora sultano Bolkiah Mahligai, oggi usata a scopi cerimoniali per competizioni di lettura del Corano. Alzando il naso all’insù non potrete fare a meno di notare il punto di riferimento della città, abbarbicato su di una collina e valutato intorno ai 600milioni di dollari. Trattasi di Istana Nurul Iman, il palazzo residenziale del sultano – ovviamente, la residenza più grande al mondo – aperta ai visitatori per un lauto banchetto offerto dalla casa nei primi tre giorni dopo la fine del Ramadan.

Dormire e mangiare. Bandar Seri non è di certo un paradiso del backpacker e i costi sono quasi doppi rispetto a quelli del circostante Borneo malese. Tuttavia c’è ampia scelta di piccoli hotel dai prezzi ragionevoli e dall’ottimo servizio: il Traders Inn ha camere doppie per circa 20 euro a notte; il Terrace Hotel, vicinissimo alla moschea centrale, offre doppie a 25 euro a notte; il Jubilee offre sistemazione in quadrupla per meno di 30 euro, con colazione e servizio di navette per e dall’aeroporto incluse nel prezzo (vedi link in basso). Per gli amanti del lusso sfrenato, il Brunei Hotel riflette la grandeur del sultanato (per informazioni vedi link in basso). La cucina del Brunei è molto diversificata e riflette la ricchezza etnica della popolazione. Un pasto abbondante al mercato notturno costa circa 4 euro. Per un itinerario gastronomico suggerito da un insider, date un’occhiata al blog del gastro-giornalista Thanis Lim (vedi link in basso).

Arrivare. Raggiungete il Brunei con un volo low cost della Air Asia da Kuala Lumpur (60-100 euro andata e ritorno). La Etihad e la Emirates offrono voli da Roma e Milano per Kuala Lumpur a circa 600-700 euro andata e ritorno. Una volta arrivati a Bandar Seri, potete agilmente visitare la città a piedi. Un tour di un’ora della città galleggiante su un taxi d’acqua costa circa 18 euro.

Per informazioni: Jubilee HotelBrunei HotelBlog di Thanis LimBrunei Tourism

[Scritto per Oggiviaggi.it]