Donne e potere. Il futuro non è roseo

In by Gabriele Battaglia

Il pensiero di Mao era chiaro: "le donne sostengono la metà del cielo". Il Pcc rimane però dominato dagli uomini. Ora Liu Yandong, unica donna ai piani alti della Rpc, ha delle possibilità di sedersi nel prossimo comitato permamente del Politburo. Sarebbe un segnale forte, per la Cina e per il mondo intero. “Le donne sostengono la metà del cielo” aveva detto Mao Zedong rendendo celebre un antico proverbio cinese. In un’altra occasione aveva spiegato: “tutto quello che sanno fare i compagni, possono farlo anche le compagne”. Ma sembra proprio che a trent’anni dalla fine del maoismo le donne cinesi stiano perdendo terreno anziché guadagnarlo.

Tra pochi giorni cambierà più del 60 per centro dei membri del governo cinese. È il passaggio dalla quarta alla quinta generazione di leader, un turnover politico che avviene una volta ogni dieci anni. Il vice presidente Xi Jinping e il vice premier Li Keqiang assumeranno rispettivamente le cariche di presidente e premier della Repubblica popolare. Tra l’8 e il 14 novembre scopriremo anche chi siederà nei cinque scranni che si libereranno al Comitato permanente del Politburo, il gotha del Partito comunista e della Repubblica popolare cinese. Per quei posti ci sono meno di una decina di candidati in lizza, e solo uno di loro è donna.

Liu Yandong, è già l’unica donna tra i 25 membri – 24 da quando Bo Xilai è stato espulso – del Politburo. Figlia di un viceministro dell’agricoltura dei tempi di Mao e politicamente vicina all’ex presidente Jiang Zemin, Liu ha saputo costruirsi una reputazione di leader prudente e capace di intessere buone relazioni con tutte le fazioni interne al Partito. È una moderata che ha gestito le politiche educative e, soprattutto, ha contribuito a disegnare il pacchetto di stimoli che ha messo in sicurezza la Cina durante crisi economica del 2008.

Ma la storia della politica cinese non gioca a suo favore. Nessuna donna si è mai seduta nel gruppo ristretto del Comitato permanente del Politburo dal 1949, anno di fondazione della Repubblica popolare. Wu Yi, la “lady di ferro” che ha condotto i negoziati per l’ingresso della Cina nel Wto, è arrivata a sedersi al Politburo e a occupare la carica di vicepremier. Ma nonostante la protezione dell’ex premier Zhu Rongji, non gli è stato consentito di accedere all’ultimo gradino della piramide politica cinese.

Nel Partito comunista più grande del mondo, le quote rosa sono minime a tutti i livelli. Non c’è nessun ministro donna dal 2005, quando la stessa Wu Yi lasciò la direzione del ministero della Salute. E in sessant’anni di comunismo solo sei donne sono salite alle più alte cariche regionali, quella di segretario di Partito e di governatore. Attualmente nelle 33 regioni cinesi, sono donne il segretario di Partito del Fujian e il governatore dell’Anhui. E basta. Le rimanenti 64 cariche sono occupate da maschi. E non c’è da stupirsi. Solo il 21 per cento dell’Assemblea nazionale del popolo, il “parlamento” cinese, è donna. Addirittura un punto percentuale in meno rispetto al 1976, l’anno della morte di Mao.

Fa ancora più impressione prendere in considerazione gli 83 milioni di iscritti al Pcc. Anche qui, solo il 23 per cento delle tessere appartiene a una donna. E se si pensa che le minoranze etniche, l’8 per cento della popolazione cinese, rappresentano il 7 per cento dei tesserati è chiaro quanto sia difficile per una donna cinese entrare in politica.

Nell’ultimo decennio ci sono stati dei miglioramenti” – ci spiega Tamara Jacka ricercatrice dell’Australian National University ed esperta di politiche di genere in Asia. “Ma solo ai livelli bassi e medio bassi della struttura politica”. La ricercatrice denuncia “una chiara discriminazione di genere che il governo cinese non ha ancora affrontato” e sostiene che “non c’è nessuna prova che le politiche di genere cambieranno in un futuro prossimo”. Non che non ci siano mai stati personaggi politici femminili di rilievo nella storia moderna cinese. Le mogli di Sun Yat-sen e Mao Zedong hanno entrambe avuto un ruolo di primo piano nella storia politica del paese, ma sono delle eccezioni (e per di più sono “mogli di”). E il problema è ben più ampio.

Diversi studi hanno dimostrato che le differenze tra i generi, si sono accentuate anche nel mondo del lavoro. Nei Consigli di Amministrazione delle imprese – statali e non – della Nuova Cina c’è una rappresentanza femminile che va dal 3 al 6 per cento e delle 120 maggiori imprese a capitale statale solo un Amministratore delegato è donna.

Inoltre negli ultimi trent’anni di crescita economica le differenze di salario e di opportunità lavorative si sono approfondite invece di assottigliarsi come ci si sarebbe aspettato. Nelle aree urbane i salari femminili sono più bassi di quelli maschili del 67 per cento, dieci punti percentuali in meno rispetto a dieci anni fa. E nelle aree rurali la situazione è addirittura peggiore. Oggi, una donna che lavora nelle campagne cinesi percepisce poco più del 50 per cento del suo corrispettivo maschile. Nel 1990 arrivava all’80 per cento.

Gli ottimisti credono che saranno le migliori studentesse di oggi a cambiare le cose. Anche perché a livello governativo si muove ben poco. La Federazione di tutte le donne cinesi ha lanciato un programma da 2,5 miliardi di euro sponsorizzato dall’Onu. Così la formazione per i funzionari sulle problematiche di genere e le quote rose cominciano ad affacciarsi nel mondo politico cinese. Ma la formazione è attualmente insufficiente a sradicare una mentalità secolare e le quote sono – al solito – rare ed estremamente basse.

Un esempio? Nelle città una delle quattro cariche politiche principali dovrà essere assegnata a una donna. Ma se Mao fosse vivo oggi, avrebbe il coraggio di ammettere che le donne sostengono appena un quarto del cielo? E la nuova dirigenza sarà in grado di cercare una soluzione al problema? In mancanza di politiche specifiche, far sedere Liu Yandong al vertice della piramide, potrebbe essere un segnale forte. Non tanto per la politica, ma per la società contemporanea. Cinese e mondiale.

[Scritto per Pubblico; foto credits: news.cn ]