Un raggio di luce sullo shuanggui

In by Gabriele Battaglia

Il caso di Yu Qiyi, ingegnere capo per un’azienda di stato, ha attirato molte attenzioni. Prima di morire, il 42enne è stato torturato durante gli interrogatori. Le foto del corpo di Yu sono state pubblicate su internet dalla famiglia. Yu era accusato di corruzione. Ed è stato costretto a confessare i propri crimini. Sei inquirenti del Partito comunista cinese saranno portati a processo nella regione dello Zhejiang per aver causato la morte del 42enne Yu Qiyi. Lui, ingegnere capo dell’azienda di Stato Wenzhou Industry Investment, è morto il 9 aprile dello scorso anno dopo essere stato trattenuto per 38 giorni perché sospettato di corruzione.

I sei inquirenti sono accusati di averlo torturato durante gli interrogatori. Gli avrebbero più volte spinto la testa in un secchio d’acqua gelata.

Yu Qiyi era morto all’ospedale e non se ne conoscevano i dettagli. Solo l’autopsia aveva rivelato che la causa era stata una insufficienza respiratoria: i suoi polmoni erano pieni di lividi. I suoi parenti poi hanno pubblicato online le sue foto. Il corpo di Yu risulta inoltre contuso in più punti e coperto di bruciature di sigarette. Sua moglie denuncia inoltre che dall’ultima volta che l’aveva visto (1 marzo) era dimagrito molto, troppo.

Le foto e i risultati dell’autopsia sono stati pubblicati dall’agenzia di stampa Xinhua (dove ora la notizia appare scomparsa) e dal quotidiano Beijing Times.

L’eccezionalità del caso è rappresentata dal fatto che queste immagini ci permettono di aprire un piccolo squarcio di luce sui metodi con cui vengono condotte le indagini e gli interrogatori in quel periodo di tempo che in Cina si chiama shuanggui e che spesso è una bolla al di fuori del sistema legale.

Si può essere rinchiusi in una località segreta per un tempo indefinito in cui si viene interrogati (e spesso costretti alla confessione) prima del processo. È veramente raro che il comportamento degli inquirenti venga giudicato.

Yu sembra far parte delle “mosche”, ovvero i pesci piccoli che la campagna anticorruzione di Xi Jinping vuole colpire assieme alle “tigri”. Casi analoghi al suo sono quelli dei funzionari Jia Jiuxiang, morto ad aprile dopo 11 giorni di shuanggui, e Qian Guoliang, morto dopo essere stato trattenuto per 56 giorni.

L’avvocato Pu Zhiqiang che segue tutti e tre i casi, ha dichiarato al South China Morning Post, che in questi casi è pratica comune da parte delle autorità non mostrare i video degli interrogatori. In genere anche i pubblici ministeri rifiutano di mostrare i documenti dei processi.

I dati rilasciati dalla Commissione centrale per le ispezioni disciplinari parlano di circa 160mila quadri indagati solo nel 2012. Chissà che cos’altro hanno dovuto patire prima di “confessare i loro crimini”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: Afp]