Oggi in Asia – Pugno di ferro sui criminali di Karachi

In by Simone

L’esercito pakistano interviene per cercare di riportare la sicurezza a Karachi, sconvolta dalla criminalità. In Indonesia quattro soldati vengono condannati per aver ucciso un detenuto "per vendetta" e nelle Maldive ci si prepara alle prime elezioni dopo il golpe soft del febbraio 2012.
PAKISTAN – Operazione Karachi

Sono stati almeno 185 gli arresti condotti a Karachi, capitale della provincia del Sindh, nel primo giorno di operazioni per riportare la sicurezza in città, sconvolta da rapimenti, omicidi e violenze settarie e politiche.

Ieri, in un consiglio dei ministri straordinario convocato proprio nella città, il primo ministro Nawaz Sharif aveva escluso l’uso dell’esercito ma ordinato di schierare i ranger per combattere la criminalità nella prima metropoli pakistana.

Secondo i dati della Commissione pakistana per i diritti umani, nei primi sei mesi del 2013 gli omicidi sono stati oltre 1,700, con il rischio che si superi il tragico bilancio dell’anno scorso, quando i morti furono 2.124.


INDONESIA – Forze speciali condannate

Tre componenti delle forze speciali indonesiane sono stati condannati a pene che arrivano a 11 anni di carcere per l’assalto, lo scorso marzo, al carcere di Cebongan, non lontano di Yogykarta, e l’esecuzione di quattro detenuti come vendetta per l’uccisione di un soldato.

L’azione riportò il paese agli abusi perpetrati durante i trent’anni del regime di Suharto, crollato nel 1998. Il caso ha messo inoltre in luce le contraddizioni della giovane democrazia indonesiana dove le forze speciali godono del sostegno di quella parte della popolazione che considera l’assalto una forma di lotta contro la criminalità più efficace rispetto all’azione della polizia e della giustizia civile.

I tre sono considerati gli esecutori e i leader del gruppo di otto persone che partecipò all’assalto. Gli altri cinque componenti sono stati processati separatamente con sentenze da uno a nove anni di reclusione.

MALDIVE – Al voto dopo il golpe leggero

Le Maldive si preparano alle elezioni di sabato 7 settembre, le prime dal controverso cambio al vertice della presidenza del febbraio 2012 che fece gridare al colpo di stato, con contraccolpi per la fragile democrazia delle isole e per l’economia basata sul turismo.

La corsa è a tre e comprende l’uomo d’affari Gasim Ibrahim e i due protagonisti degli ultimi 18 mesi, il presidente deposto Mohamed Nasheed, ex attivista per i diritti civili e primo capo di stato dell’arcipelago eletto democraticamente nel 2008, costretto a lasciare la presidenza per le turbolenze politiche e scalzato dal suo ex alleato e, ora candidato rivale, Mohamed Waheed.

Nasheed ha denunciato per mesi il golpe nei suoi confronti, a suo dire ordito da Waheed in combutta con l’ex dittatore Maumoon Abdul Gayoom. Sia il Commonwealth, di cui le Maldive fanno parte, sia le Nazioni Unite, hanno dato raccomandazioni sulla regolarità del voto sulla quale vigileranno tra gli altri osservatori indiani, con Nuova Delhi nel ruolo di potenza protettrice dell’arcipelago

[Foto credit: dawn.com]