G20

Un pubblico nazionale per un evento mondiale: la presidenza indonesiana del G20 e il vertice di Bali

In Sud Est Asiatico by Redazione

La presidenza del G20 da parte dell’Indonesia è stata inevitabilmente scossa dalla guerra in Ucraina. L’incapacità di mostrarsi come mediatore credibile, e la tendenza indonesiana a sfruttare la politica estera per scopi interni, hanno abbassato le aspettative per il summit di Bali del 15-16 novembre. Di Radityo Dharmaputra e Demas Nauvarian, pubblicato in collaborazione con 9DASHLINE

Quest’anno la presidenza del G20 è stata protagonista della politica estera dell’Indonesia, evidenziando l’impronta del presidente Joko Widodo (Jokowi) sugli affari esteri. Mentre l’anno prossimo Giacarta presiederà anche l’ASEAN e il MIKTA (un’organizzazione di medie-potenze, simile ai BRICS, composta da Messico, Indonesia, Corea del Sud, Turchia e Australia), essere presidenti del G20 ha un suo prestigio ed è stato presentato come tale. Al di là del suo ruolo da paese ospitante per un intero anno di procedure riguardanti il G20, l’Indonesia aspira a diventare fautrice della cooperazione economica e un leader della ripresa post-pandemica. Con il tema “Riprendersi insieme, riprendersi più forte”, l’Indonesia ha definito la struttura sanitaria globale, l’economia digitale e la transizione energetica come le priorità del suo G20.

In un primo momento, il successo della presidenza indonesiana è stato misurato semplicemente in base alle capacità di organizzazione dello stato. Tuttavia, all’ombra dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – una situazione senza precedenti – le aspettative per la presidenza del G20 indonesiana sono cambiate. Inizialmente, ci si aspettava che Giacarta coordinasse il forum di cooperazione economica incentrato sulla ripresa post-covid e sullo sviluppo sostenibile. Ma ora alcuni stati occidentali hanno chiesto al paese di affrontare le conseguenze della guerra.

In vista del vertice, Jokowi ha incontrato sia il presidente russo Vladimir Putin che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invitandoli a Bali. Tuttavia, l’Indonesia non ha offerto pubblicamente alcuna proposta concreta di pace per incoraggiare entrambi a partecipare. Il doppio invito di Widodo segnala solo i suoi sforzi per dimostrare di essere un buon padrone di casa. Gli analisti hanno sostenuto che l’Indonesia avrebbe dovuto dimenticare il proprio ruolo di mediatore e concentrarsi esclusivamente sull’organizzare con successo il vertice del G20. L’interesse principale dell’Indonesia, in questo momento, sembra legato al significato simbolico della partecipazione dei leader del G20 al summit piuttosto che a produrre risultati concreti.

La priorità principale è il lascito politico interno di Jokowi

Per capire la percezione che l’Indonesia ha del G20, dobbiamo guardare alla tradizione della politica estera indonesiana, le cui priorità derivano dalle questioni interne. Un’indagine del 2021 del Lowy Institute ha rilevato che la maggior parte degli indonesiani ignora ed è poco analitica nel valutare gli affari esteri. Considerano la politica estera nient’altro che un’estensione dei mezzi per raggiungere gli interessi nazionali. Pertanto, per Jokowi ha senso utilizzare questo paradigma per guadagnare popolarità tra il pubblico interno, nonostante il piano strategico del ministero degli esteri indonesiano per il periodo 2020-2024 promuova il rafforzamento della leadership e dell’immagine positiva del paese nel mondo. L’opinione pubblica indonesiana è stata la prima destinataria del discorso sullo Stato della Nazione pronunciato dal presidente lo scorso agosto, quando ha affermato che l’Indonesia “è all’apice della leadership globale”.

Nonostante non possa essere rieletto, le elezioni del 2024 sono la principale preoccupazione di Joko Widodo. Sarà la prima chiamata alle urne in cui il presidente uscente non sarà leader di alcun partito politico. Per dimostrare la propria influenza Jokowi dovrà competere con due ex presidenti, Megawati Sukarnoputri (PDI-P) e Susilo Bambang Yudhoyono (Demokrat). In base all’ultimo sondaggio di Kompas, al momento il PDI-P e il Demokrat sono due tra i partiti più grandi. L’eredità interna di Widodo sarà quindi messa in discussione, visto che potrebbe non essere in grado di nominare come successore un suo prediletto (che secondo alcuni sarà il governatore di Giava Centrale Ganjar Pranowo).

Un vertice del G20 di successo, anche se solo per la presenza dei grandi leader, verrà considerato internamente parte della sua riuscita operazione di promozione personale come presidente rispettato a livello internazionale. Per la maggior parte degli indonesiani, la politica estera rimane una questione teatrale e cerimoniale. Evan Laksmana ha notoriamente definito la diplomazia internazionale come orientata al “processo” anziché al “risultato”. A titolo indicativo, le visite di Joko Widido a Kiev e a Mosca hanno ricevuto l’applauso del pubblico interno spingendo alcuni ad affermare che avrebbe meritato il Premio Nobel per la pace, anche se alla fine non hanno portato a nulla di concreto.

Soprattutto, Jokowi ha bisogno che il vertice G20 abbia successo per dimostrare che può competere con l’eredità dell’ex presidente Yudhoyono, che era un leader rispettato a livello mondiale. Si dice addirittura che a Yudhoyono siano state offerte diverse posizioni all’interno di organizzazioni internazionali, tra cui l’ONU, quando ha lasciato il suo incarico. Nel frattempo, Jokowi non si è reso famoso per i suoi impegni e le sue attività sul piano globale. Nei suoi otto anni di mandato, ha saltato numerosi vertici delle Nazioni Unite, ha notoriamente voluto allontanarsi dall’ASEAN e si è mostrato amico di altri paesi solo per trarne dei vantaggi. Le sue ultime visite negli Stati Uniti, in Asia orientale e al summit del G7 in Germania possono essere viste esclusivamente come il tentativo di portare tutti a Giacarta, evidenziando l’importante simbolismo della presenza dei leader in patria per la sua immagine personale e la sua eredità politica.

La guerra della Russia in Ucraina e la risposta indonesiana

Al di là delle sue ambizioni politiche personali, Widodo si sta concentrando anche sulla costruzione di un futuro di crescita economica per l’Indonesia. Dopo tutto, gli restano ancora due anni al potere. Jokowi ha dichiarato che i problemi economici del paese saranno la sua priorità per il resto del mandato, anche al di sopra delle questioni politiche. La guerra in Ucraina ha creato scompiglio a livello globale e l’Indonesia si trova ad affrontare tre crisi significative a causa del conflitto: quella alimentare, quella energetica e quella dettata dalla recessione economica. Se non verranno risolte per il meglio, queste crisi potrebbero far deragliare i risultati economici di Jokowi, che ha messo il G20 al centro del suo piano di mitigazione di un tale rischio.

La guerra russa in Ucraina ha minacciato le prospettive complessive dell’Indonesia per la sua presidenza del G20. Invece di creare cooperazione economica, ora ci si aspetta che l’Indonesia svolga il suo ruolo di media-potenza emergente facendo da mediatore e da ponte tra Russia e Ucraina per contribuire a stabilizzare la situazione. Non volendo assumere tali funzioni, però, Giacarta sta avanzando “ingenuamente sulla scena globale senza una chiara dottrina strategica sull’attuale panorama geopolitico. Il paese del Sud-Est asiatico sta esercitando la sua presidenza del G20 senza determinazione e in modo ignorante, considerando il suo status globale.

L’Indonesia si è sforzata di fare da recinto tra la Russia e l’occidente per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Da un lato, Giacarta ha invitato Putin e Zelensky a partecipare al vertice di novembre, e Jokowi ha visitato Kiev e Mosca facendo passare il suo paese per un mediatore di pace. Dall’altro, l’Indonesia si è rifiutata di chiamare direttamente in causa l’invasione e l’annessione russa nelle sue dichiarazioni ufficiali, pur votando a favore della risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condannava le azioni di Putin. In ogni caso, alla visita di Jokowi a Kiev e Mosca non è seguita alcuna azione, mettendo in secondo piano l’Indonesia negli sforzi per il raggiungimento della pace.

Giorni prima del vertice, l’Indonesia ha continuato a mantenere una certa cautela. Le telefonate di Widodo a Putin e Zelensky in merito all'”iniziativa del grano” mostrano i poco convinti sforzi di Giacarta di perseguire contemporaneamente pace e interessi economici. In risposta al rifiuto del presidente Ucraino di partecipare al vertice in caso di presenza del suo omologo russo, la ministra degli esteri Retno Marsudi ha ribadito l’impossibilità dal punto di vista normativo per lo stato ospitante il summit di ritirare gli inviti ed espellere i membri. L’Indonesia sta lavorando duramente per instaurare fiducia tra le parti invitandole entrambe a partecipare al G20. È coerente con il metodo diplomatico dell’ASEAN, che sfrutta gli incontri informali, le cene e il golf per costruire dei rapporti tra i leader. Tuttavia, così facendo, l’Indonesia ignora i diversi contesti storici e culturali delle parti in conflitto e gli attuali sviluppi della guerra.

Cosa dovrebbe fare l’Indonesia durante il vertice?

Il vertice del G20 può portare benefici all’attuale amministrazione e alle sue priorità a breve termine, ma sottrarsi alla veste di leader globale potrebbe avere ripercussioni negative, soprattutto per la posizione internazionale dell’Indonesia. In passato, Giacarta ha seguito la tradizione che la vedeva leader del sud globale, come hanno dimostrato l’aver ospitato la Conferenza di Bandung nel 1955 e la sua guida nella creazione del Movimento dei non allineati.

Ora, l’Indonesia potrebbe svolgere il suo ruolo di media potenza in ascesa divenendo la voce del sud globale e facendosi stabilizzatrice dell’ordine mondiale. Giacarta dovrebbe diventare un rappresentante e un pioniere per le medie potenze, per dimostrare gli sforzi di tali paesi nel porre fine alla guerra. Queste nazioni dovrebbero essere intermediarie imparziali – ma attive – tra le parti in conflitto e le altre grandi potenze, e lavorare in sinergia con gli sforzi già compiuti multilateralmente, come quelli delle Nazioni Unite.

Ad esempio, durante il vertice, l’Indonesia potrebbe riunire i rappresentanti del sud globale in seno al G20 e organizzare tra loro incontri informali per proporre il ritiro della Russia dai territori ucraini, condizione che aprirebbe delle opportunità per ulteriori negoziati. Il sud del mondo potrebbe svolgere un ruolo chiave come sede di un forum di pace dopo il vertice di Bali e l’Indonesia – seguendo il suo ruolo storico nella Conferenza di Bandung e nel Movimento dei non allineati – potrebbe essere promotrice di tale forum.

Svolgere un incarico strategico e di alto profilo con pragmatismo egocentrico, e limitato agli obiettivi economici nazionali, potrebbe essere considerato un azzardo morale, soprattutto quando incombono una guerra disumana e una crisi economica. L’incontro ad alto livello porterà ancora più imprevedibilità, poiché mostrerà le definitive prese di posizione dei leader mondiali nei confronti del conflitto e il loro punto di vista sul quadro del G20. Se il Presidente Jokowi dovesse rimanere ostinatamente fedele al suo approccio pragmatico e di business-as-usual, allora si assicurerà un vertice acceso ma inutile, che non porterà all’Indonesia nient’altro che una sorta di rispetto passivo.

A cura di Radityo Dharmaputra e Demas Nauvarian*

*Radityo Dharmaputra è attualmente dottorando presso l’Istituto di studi politici Johan Skytte dell’Università di Tartu, in Estonia, e docente di Relazioni internazionali all’Universitas Airlangga, in Indonesia. È anche borsista della Comunità di politica estera dell’Indonesia (FPCI).
Demas Nauvarian è ricercatore presso il Centro di studi strategici e globali dell’Universitas Airlangga, Indonesia.

Qui l’articolo in versione inglese su 9DASHLINE