Un investitore cinese nella A.S. Roma targata Usa

In Uncategorized by Simone

Quarant’anni dopo il film che ha visto protagonista il “Piccolo Drago” a Roma, sembra imminente l’arrivo nella capitale di un altro Chen. Si tratta del magnate cinese Chen Feng, CEO del Gruppo HNA, che viene dato come vicinissimo all’acquisizione di una partecipazione nella A.S. Roma. Finora si sa molto poco della trattativa, ma China Files vi racconta chi è Chen Feng.
Nel gennaio del 1974, Chen Jeh (interpretato da Bruce Lee) sbarcava nella capitale come protagonista del film della Golden Harvest, L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, incantando il pubblico con le sue movenze eleganti ed i suoi colpi potenti. Il film è ricordato, però, soprattutto per la sequenza finale, ambientata all’interno del Colosseo, in cui l’eroe venuto dalla lontana Cina affronta il campione di Karate americano, Colt (Chuck Norris).

La sequenza del combattimento all’interno del Colosseo – ricostruito in realtà negli studios di Hong Kong – sarebbe poi diventata una delle più famose di sempre del genere, contribuendo non solo all’enorme successo del film, ma anche a creare il mito di Bruce Lee e a promuovere in occidente il kungfu cinese, fino ad allora pressoché sconosciuto.

Oggi, quarant’anni dopo dall’uscita del film che ha visto protagonista il “Piccolo Drago” a Roma, sembra imminente l’arrivo nella capitale di un altro Chen. In questo caso, si tratta del magnate cinese Chen Feng, CEO del Gruppo HNA, che viene dato come vicinissimo all’acquisizione di una partecipazione nella A.S. Roma. Finora si sa poco della trattativa, ma secondo alcune indiscrezioni l’investitore cinese sarebbe intenzionato a tentare la scalata, sottraendo la quota di maggioranza all’attuale presidente americano, James Pallotta.

A fare da sfondo a questa nuova sfida tra Cina e USA nella città eterna, non è però il Colosseo – come nel caso di Bruce Lee e Chuck Norris – ma un’altra arena, uno stadio di proprietà ancora da costruire. Ed è proprio la costruzione dello stadio una delle principali motivazioni, secondo gli addetti ai lavori, dietro l’interesse del gruppo cinese che, seguendo l’esempio della Emirates con l’Emirates Stadium dell’Arsenal, potrebbe dotare la squadra capitolina di una propria arena giallorossa.

L’eventuale ingresso di un investitore cinese nella A.S. Roma targata USA – oltre a riprodurre su piccola scala la sfida a distanza tra la prima e la seconda economia al mondo – assume però anche significati di più ampia portata. E’ probabile, infatti, che il governo cinese veda di buon occhio l’iniziativa di Chen Feng e del suo gruppo, questo perché tale trattativa ben si sposa con due strategie chiave della nuova leadership cinese: la prima riguarda la volontà di vedere un incremento degli investimenti delle aziende cinesi all’estero; la seconda, riguarda invece la promozione del “soft power” cinese nel mondo.

La Cina è, infatti, impegnata su diversi fronti per promuovere la sua immagine a livello globale – dalla diffusione della lingua e della cultura cinese attraverso gli oltre 380 Istituti Confucio presenti nel mondo (di cui 10 in Italia) ad una maggiore presenza internazionale dei suoi film, per arrivare alla rinnovata spinta nel diffondere discipline tradizionali come il taijiquan, fino alla nomina a proprio “testimonial” del panda – e potrebbe giovare non poco da una partecipazione cinese in una squadra di calcio di uno dei principali campionati europei, squadra che porta, inoltre, il nome di una delle città più belle e famose del mondo.

Voci sulla trattativa
Le voci su un possibile ingresso di un investitore cinese nella A.S. Roma sono iniziate a circolare nell’ambiente romano già nell’estate del 2013. Inizialmente, era stato indicato come possibile acquirente il magnate del Dalian Wanda Group, Wang Jianlin.

I rumor sul “cinese che se vole compra’ la Roma” si sono moltiplicati, in un valzer di smentite e mezze conferme, diffusi dalle radio locali, dai social media e dalla carta stampata, tenendo banco per diversi mesi – anche perché la squadra usciva da due stagioni fallimentari.

Alla fine è stato un comunicato di Unicredit, rilasciato a Novembre del 2013, dietro richiesta della Consob, a far maggiore chiarezza sulle trattative in corso. Il comunicato, smentendo le dichiarazioni fatte pochi giorni prima da James Pallotta – socio di maggioranza e presidente dell’A.S. Roma -, confermava l’esistenza di trattative con un investitore interessato alle azioni ancora detenute dalla banca (il 40% di Neep Roma Holding, che controlla il 78% del capitale sociale della A.S. Roma), come riporta il Sole 24 Ore in un articolo del 24 novembre 2013.

Ed è lo stesso Sole 24 Ore a fare per primo il nome di Chen Feng – poi ripreso dagli altri media -, scartando l’ipotesi Wang Jianlin. Il cinese interessato alla Roma sarebbe quindi il CEO del gruppo HNA, che controlla diverse società nei settori del turismo, alberghiero e dei trasporti, e la cui punta di diamante è la quarta compagnia aerea cinese, la Hainan Airlines (Hainan Hanggong Gonsi).

La piazza romana e, soprattutto, i tifosi della Roma sono rimasti più volte scottati dalle numerose “trattative” per la vendita della squadra giallorossa a ricchi, o presunti tali, stranieri: nel 2004 si era parlato di un interesse del russo Kerimov; poi sono circolate voci, in seguito ufficialmente smentite, del possibile interesse dell’americano George Soros; nel 2009 fu la volta del caso Fioranelli; per arrivare, infine, alla strana storia, degna di un film di Totò, dello scorso anno che vide per protagonista un finto sceicco arabo, Adnan Qaddumi.

Dato che quasi ogni anno escono queste voci su possibili nuovi soci stranieri, un certo scetticismo circonda l’affare. In questo caso, però, la trattativa sembrerebbe essere reale e a buon punto – nonostante qualche piccolo rallentamento, dovuto in parte ad una lotta interna alla stessa A.S.Roma, tra americani e Unicredit.

Inoltre, la solidità economico-finanziaria del gruppo cinese non dovrebbe dare adito a nessun tipo di dubbio sulla effettiva fattibilità dell’affare. Resta da capire se Chen Feng sia intenzionato ad un tipo di investimento strettamente speculativo o se, invece, stia pensando ad un operazione più simile a quella realizzata dagli emiri del Qatar con il Paris Saint German.

Dalla Cina arrivano poche informazioni al riguardo, con i media locali che si limitano a riportare quello che esce sulla stampa italiana. Ciononostante, dai media cinesi si possono ricavare interessanti informazioni su Chen Feng, che permettono di delineare un profilo di quello potrebbe diventare nel prossimo futuro il nuovo presidente della Roma.

Chen Feng
L’imprenditore cinese nasce a Pechino nel 1953. All’età di quindici anni, mentre il paese usciva dalla Rivoluzione Culturale, si arruola come soldato nell’Aviazione civile del Sichuan (all’epoca parte dell’aereonautica militare della provincia). Egli era affascinato fin da bambino dall’ambiente militare – per via soprattutto del padre, che aveva combattuto nella guerra di resistenza contro i giapponesi – tanto che il suo sogno era quello di diventare, un giorno, un “generale”. Il padre gli ha sempre consigliato però di “non cercare di ottenere un’alta carica, ma di provare soltanto a realizzare grandi cose nella vita”, come riferisce lo stesso Chen in una intervista rilasciata a Sina.com.

Il giovane Chen Feng ha ben presto sviluppato una forte determinazione – a quanto pare, non fu solo il padre ad influenzare il suo carattere, ma anche la madre, da cui ereditò un forte temperamento – e una grande curiosità intellettuale che lo portarono a dedicare molto tempo allo studio e alla lettura delle opere di Marx ed Engels, testi sull’aviazione, ma anche libri di letteratura classica, storia e filosofia cinese. Nel 1977, prima ancora della riforma di Deng Xiaoping, iniziò a studiare inglese.

Cinque anni più tardi, la Cina firmò un accordo con la Germania Occidentale per l’istituzione di un programma di formazione nel settore dell’aviazione. Chen Feng ricevette, insieme ad altri dieci studenti cinesi, una borsa di studio per partecipare ad un corso di specializzazione in gestione delle compagnie aeree, organizzato dalla Lufhtansa. Ed è probabilmente questo il punto di svolta della carriera di Chen Feng, che una volta tornato in Cina metterà a frutto le nuove competenze acquisite in occidente contribuendo alla nascita e allo sviluppo della Hainan Airlines e del gruppo a cui fa capo.

Nel 1993 la Hainan Province Airlines, fondata nel 1989, diventa ufficialmente operativa grazie ad alcuni prestiti ricevuti dalle banche statali e a fondi ricavati dall’emissione di azioni nel mercato nazionale e internazionale. Nel giro di circa 20 anni, la piccola compagnia aerea – che agli inizi “non aveva nemmeno denaro sufficiente ad acquistare un’ala di un Boeing” – diventa, grazie alla sapiente gestione di Chen Feng e dei suoi collaboratori, la quarta compagnia nazionale per importanza e la prima compagnia privata del paese, ottenendo nel 2011 il ranking di cinque stelle da Skytrax, società di ricerca britannica che opera nel settore dell’aviazione civile. Nel frattempo, nel 1997, la società aveva cambiato nome in Hainan Airlines Ltd e nel 2000 Chen Feng fonda l’HNA Group, che impiega attualmente uno staff di oltre 21000 persone.

Da quanto riportano i media cinesi, Chen Feng possiede una grande abilità nell’attirare capitali, testimoniata dal fatto che George Soros – lo stesso che era dato come interessato alla Roma durante la gestione di Rossella Sensi – ha investito per ben due volte, nel 1996 e nel 2004, una somma pari a 25 milioni di dollari nella sua compagnia aerea.

Ma a caratterizzare l’imprenditore cinese sembra essere, soprattutto, la peculiare capacità di fondere una gestione di tipo occidentale (oltre al corso del 1984 nella Repubblica Federale Tedesca presso l’Aviation Management Institute della Lufthansa, nel 1995 Chen Feng consegue un master in Industrial and Commercial Management a Maastricht, Paesi Bassi; nel 2004 ottiene un diploma post-graduate in Management presso la Harvard Business School) con una visione della vita e gestione delle risorse umane che si ispira fortemente alla saggezza della cultura tradizionale cinese.

Da quanto riporta Sina.com, davanti l’ingresso del quartier generale della compagnia vi sarebbe una pietra con iscritto il “Sutra del Cuore”, un testo sacro del buddismo; i suoi dipendenti sono inoltre tenuti a sottoporsi ad una costante formazione, sotto la supervisione dello stesso Chen Feng, su quella che è la “cultura aziendale della compagnia” – una sintesi del pensiero confuciano e la filosofia buddista -, come misura per prevenire la corruzione.

La forte enfasi data da Chen Feng alla cultura tradizionale deriva dal suo legame con Nan Huaijin (1912-2012) – uno dei maggiori esperti cinesi di “Guoxue”, o “Studio della cultura tradizionale” -, del quale divenne allievo a partire dal 2006 e con il quale apprese la meditazione Chan e approfondì lo studio dei classici confuciani.

Stando alle parole dello stesso Chen Feng, sarebbe proprio questa miscela tra gestione occidentale, rigore confuciano e spiritualità buddista a rappresentare il segreto del suo successo.  E’ lecito però supporre, anche se l’imprenditore non ne fa menzione per ovvi motivi, che abbiano avuto un ruolo cruciale nella sua carriera anche i collegamenti col Partito Comunista Cinese, di cui è membro.

Chen Feng, come gran parte degli imprenditori cinesi più ricchi e potenti, è infatti perfettamente inserito nell’establishment politico del paese – è segretario del partito comunista del gruppo HNA; è membro del Comitato Permanente della Assemblea del popolo della provincia di Hainan; è stato delegato al 16° Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese; membro dell’11° Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese; è delegato al 18° Congresso nazionale del Partito Comunista Cinese – e ciò gli ha garantito probabilmente un più facile accesso al credito e a canali preferenziali all’interno dell’ampollosa burocrazia del paese.

Speranze dei tifosi
Difficile dire se il magnate cinese potrà far volare in alto la Roma. I tifosi per ora sognano, sperando magari in qualche grande colpo già nel prossimo calciomercato. In attesa di sentire l’urlo di Chen allo stadio, il pubblico romanista può intanto iniziare a far pratica con la lingua cinese, ispirandosi magari alla creatività dei tifosi giallorossi con gli occhi a mandorla: in Cina, chi tifa Roma è solito chiamare la Lazio “Laji’ao” 垃圾奥, in quella che è una perfetta sintesi tra la pronuncia cinese della regione e uno sfottò: “laji” 垃圾 in cinese significa infatti “immondizia”.

* Piero Cellarosi, sinologo e “sinofilo”, è un esperto in sviluppo umano e sicurezza alimentare. Ha lavorato in un progetto finanziato dall’International Fund for Rural Development (Ifad) delle Nazioni Unite dal 2008 al 2009 come Project Adviser e Food Security consultant nel corso delle fasi svolte in Cina di design, sviluppo e testing del Multidimensional Poverty Assessment Tool. Ama la filosofia e le arti marziali cinesi.