Tutte le sedie vuote delle campagne cinesi

In by Simone

In campagna sono rimasti solo donne, vecchi e bambini. Tutti gli adulti in età di lavoro sono nelle metropoli. Xinhua pubblica un reportage fotografico su un villaggio dello Shaanxi dove non ci sono più maschi. La loro assenza nei ritratti è sottolineata dalle sedie vuote.
E il pensiero – volenti o no – va immediatamente al Nobel Liu Xiaobo.
Secondo l’ultimo censimento della popolazione cinese, la Cina sta vivendo un processo storico senza precedenti. L’urbanizzazione è crescente, la spinta economica svuota le campagne e riempie le città, mentre nuove ne sorgono. Nei piani quinquennali del governo l’obiettivo è creare altre nuove città, attraverso le demolizioni forzate che creano un solco sempre più profondo tra chi rimane nelle campagne e chi cerca fortuna nei centri abitati metropolitani.

Un reportage di Xinhua, l’agenzia ufficiale della Cina, mette in risalto le condizioni di chi (donne, vecchi e bambini), si ritrova solo nelle campagne spopolate: gli uomini, infatti,  sono la forza lavoro della Cina. Si tratta dei lavoratori migranti, sulle cui spalle pesa lo sviluppo economico cinese. Gente che va nelle città per lavorare in condizioni di scarsa sicurezza, talvolta anche senza alcun diritto formale, per tornare nel proprio villaggio di origine solo una volta all’anno, in occasione del Capodanno cinese.

Il reporter di Xinhua ha fatto un viaggio in alcune zone rurali cinesi dello Shaanxi, nei giorni in cui il paese celebrava la festa di metà autunno. Ha trovato quelli che in codice vengono chiamati “Unità 386199”: il 38 sta ad indicare le donne, perché ricorda l’8 marzo, il 61 indica il giorno nazionale dei bambini, mentre il 99 indica il nono giorno di settembre, la giornata dedicata agli anziani nel regno di Mezzo.

Uno degli ultimi numeri rilasciati dall’Ufficio di statistica cinese, rivela che nel 2009 oltre 200 milioni di uomini hanno lasciato le campagne per trasferirsi in città come lavoratori. Sono i cosiddetti “lavoratori migranti”, considerati oltre 300 milioni nel 2010. Persone che si spostano tra un cantiere e l’altro delle grandi o nuove città, e che nel reportage di Xinhua sono evidenziati e rappresentati dalle sedie vuote che accompagnano i ritratti del fotografo.

L’utilizzo di questa metafora da parte dell’agenzia ufficiale del paese ha destato dibattito in Cina, specie on line: la “sedia vuota” (kong yizi in cinese), infatti, è da tempo un’espressione proibita in Cina, dopo la nota premiazione del Nobel assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo nel dicembre 2010. Allora, con Liu Xiaobo impossibilitato a ritirare il premio in quanto in carcere (condannato a 11 anni), il governo cinese non concesse a nessuno dei suoi famigliari di recarsi in Europa a ritirare il premio. La cerimonia, in diretta mondiale, si svolse così con la sedia di Liu Xiaobo vuota: un’immagine che colpì molto i cinesi, che presero a chiamare Liu Xiaobo “sedia vuota”, per ovviare alla censura applicata sul suo nome, prima che i controllori cinesi vietassero anche l’espressione metaforica usata.

In questo caso se ne riappropria Xinhua, riempiendola di un nuovo significato, a testimoniare l’assenza, forse, di quell’anima contadina del paese, violentata dallo sviluppo economico e dalla crescente urbanizzazione della sua popolazione.

  Le foto sono qui.

[Anche su Lettera43]