The Leftover of the Day – Perle ai porci

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
18 gennaio 2010, 12:38
Perle ai porci

Dice delle cose che non so come prendere. 
Parla di sé. È una di quelle giornate in cui gli prende lo spleen e si sente vecchio (ma ha solo 45 anni!). Un esempio estratto dal campionario delle sue affermazioni: “I was already here when M. Jackson was black”, come se parlasse dell’epoca jurassica. Sostiene che dai 30 anni in poi la sua vita è stata tutta uguale, non riesce a distinguere un anno dall’altro. Gli lancio qualche parola per cortesia. Gli dico che nel suo caso è strano, perché ha vissuto diversi anni in America e comunque è stato sempre in giro per il mondo. Lui mi risponde che non importa come si sente lui, è il mondo che lo fa sentire invecchiato. Come quando vede i trailer di alcune serie tv e si rende conto trattarsi di remake e che lui era già adulto quando c’era l’originale. Poi, preso dallo stupore per la saggezza della sua frase, si auto-incensa:“Quando sviluppi delle idee come queste, è il tempo di scrivere romanzi”. 
Non so cosa replicare e taccio – non capisco che c’entrino i romanzi – ma lui, come spesso accade, lo so, penserà di star dispensando le perle ai porci.

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)