Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
4 giugno 2010, 13:30
Formule di saluto
Il nuovo non c’è. Fuori Italia per diversi giorni. Mi godo la tranquillità dell’ufficio.
Squilla il telefono. Una giapponese da Londra. Chiede del corrispondente, resta delusa che lui non ci sia. Mi dice: "Posso chiederti una cosa?". Certo, rispondo io. Mi spiega che ha ricevuto una mail e che alla fine della mail c’era scritto, in italiano: "dal tuo amico italiano". Vuole sapere cosa significa e glielo dico. Poi mi fa una domanda sorprendente: "Come devo rispondere a questa frase?".
Immagino l’abbia presa per qualche espressione tipica, consolidata, per una formula di cortesia codificata dalla lingua italiana. Come al solito, da parte giapponese c’è attesa per una procedura da seguire.
Scarsa fantasia.
4 giugno 2010, 13:35
Veloce ricambio
Sembra l’Italia dei governi Dc…
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)