The Leftover of the Day – Cultura generale

In by Simone

Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
16 giugno 2010, 15:54
Cultura generale

Appena è arrivato, ormai due settimane fa, mi sentivo investita del ruolo di Cicerone e allora, camminando su Via Veneto, ho provato a raccontargli dei fasti ormai andati della via. Ma il racconto si è fatto subito povero. Quando gli ho chiesto, dando per scontata una risposta affermativa: “Do you know Fellini?”, mi ha risposto di no. Ho provato con La dolce vita, ma non conosceva nemmeno quello. Di fronte alla mia sorpresa, lui ha detto solo: “Beh, sono qui per imparare queste cose”.

Poi ho provato con la Roma antica. Gli faccio leggere una notizia piuttosto idiota in inglese, ma è il genere di cose che con il suo predecessore potevano anche andar bene: storie leggere, estive. Era la notizia, peraltro di qualche mese fa, di un campo estivo per diventare gladiatori. Gliela passo anche per vedere le sue reazioni, per capire di che cosa vuole scrivere, perché davvero non riesco a farmene un’idea (per intenderci, mi ha spiegato: “Non voglio scrivere tanto né di economia, né di politica, ma più che altro vorrei scrivere su quelle notizie che raccontano l’Italia di oggi”. Ah sì? E quindi? Boh). Il titolo era qualcosa di ridicolo: “How to be a Roman gladiator”.
Non mi aspettavo nessun entusiasmo, per carità, ma nemmeno la sua reazione: “What is a gladiator?”. Anche lì ho provato a citargli il film con R. Crowe, ma niente, tabula rasa.

Oggi ritento con l’attualità. Gli spiego che ieri hanno arrestato il figlio di Sandokan, sommariamente gli dico cos’è la camorra, gli nomino Saviano, e nuovamente mi guarda come stessi parlando di marziani.

E dire che mi lamentavo dell’altro perché non sapeva cos’erano Twitter, Facebook o l’I-phone!
Ora non voglio fare come nel dialogo del libro Shantaram, dove ci sono due indiani che si scambiano commenti su uno straniero (presentato come uno che viene dalla Nuova Zelanda, cioè l’Europa…), e alla fine uno dei due chiede all’altro:
“Ma in Nuova Zelanda non parlano hindi?”
“No”.
“Ah, poveracci!”.
Non voglio fare così, però, dai, almeno 1 su 3 tentativi…!

*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)