Thailandia – I segreti della Turtle House di Terzani

In by Simone

Reportage alla riscoperta della mitica Turtle House di Bangkok, residenza della famiglia Terzani durante i viaggi nel sud est asiatico raccontati dal giornalista in Un indovino mi disse.
Turtle House, la mitica casa di legno che faceva da base bangkokiana a Tiziano Terzani durante i viaggi raccontati in Un indovino mi disse, è come per magia soppravvissuta allo sregolato sviluppo della capitale thailandese degli ultimi decenni, restando quasi uguale a come l’aveva lasciata lo scrittore fiorentino. Dopo essere diventata la casa di altri autori e artisti, e persino un luogo di riunione per politici e diplomatici del sudest asiatico, oggi è un ristorante che contiene a malapena le storie e i fantasmi del suo passato.

SI APRONO LE PORTE DI TURTLE HOUSE
L’uomo che accoglie chiunque si avventura nel giardino del Lai Thai Restaurant, un ristorante di cucina thailandese che ha aperto recentemente in una delle zone residenziali più care di Bangkok, è un signore anziano con indosso un camicione blu con i lacci al posto dei bottoni. Scruta ogni visitatore con grande curiosità, e poi, cortese, si fa avanti: “Siete qui per mangiare? Chi cercate?

Vagli a spiegare che, in mezzo a quei tavoli apparecchiati all’europea con l’aggiunta di quel tocco di oriente che piace tanto ai turisti, chi si è tentati di trovare è Tiziano Terzani, o almeno ciò che quel posto ha ancora da raccontare di lui.
Sì, perché dietro all’altissimo bambù che gli fa da recinto – una cosa di per sé quantomeno insolita a Bangkok – dietro le insegne da ristorante, dietro ai calici colmi di vino francese, dietro ai bei menù, quella che si cela è nientemeno che la Turtle House, la residenza thailandese dei Terzani divenuta leggenda dopo che lo scrittore fiorentino ne parlò incessantemente nel suo Un indovino mi disse.

“UNA CASA BELLA E FATATA”
Turtle House, che sembra essere scampata al folle sviluppo urbano della capitale thailandese grazie a una delle magie di cui Terzani parla nel suo libro, è ancora come lui l’aveva descritta: una “casa bella e fatata”, “un’oasi di vecchio Siam in mezzo all’orrore del cemento”.

Ci si accede proprio dal giardino che, fitto di alberi, liane e piante, è raccolto attorno a uno stagno le cui acque sono continuamente increspate dallo sguazzare di pesci e tartarughe di ogni dimensione. Sullo stagno si sporgono tre gazebi, recentemente ristrutturati e ampliati, e uno in particolare, ai cui piedi galleggiano due vecchie barche tradizionali, riporta alla mente una famosa fotografia in bianco e nero della famiglia Terzani: Tiziano e la figlia Saskia a posare su quel gazebo, la moglie Angela e il figlio Fosco su una di quelle stesse barche.

La casa, in fondo allo stagno, avrà più o meno una cinquantina d’anni, ed è dipinta di color mattone. La struttura è ancora l’originale di legno, anche se gli interni di alcune pareti interne sono stati ricostruiti in muratura. È su due piani, di dimensioni modeste, e ha due stanze al piano terreno, adesso adibite a ristorante, e due, a quanto sembra, al secondo, di cui solo una, riempita di altarini dove siedono Buddha dorati e statue di altre divinità orientali, è utilizzata come stanza della preghiera.

Per accedere alla casa si cammina lungo una bellissima veranda che dà sullo stagno: è lì, secondo le parole di Tiziano Terzani, che Angela leggeva e scriveva. Lo studio del giornalista, invece, che in Un indovino mi disse racconta di essersi fatto costruire “dall’altra parte dello stagno” per evitare la scocciatura del famoso traffico bangkokiano, deve essere l’edificio accanto all’ingresso dove adesso abita l’uomo dal camicione blu.

I FANTASMI DEL PASSATO
Il signor Sing, come lo chiamano tutti, è un personaggio misterioso. Custode, giardiniere, cameriere, e con molta probabilità factotum della proprietà, a chiedergli se ha conosciuto la famiglia Terzani, nega dicendo che è lì da poco, ma lo staff del ristorante insiste che l’uomo lavora alla vecchia Turtle House da almeno una quarantina d’anni.

E sembrano avere ragione loro, visto che nelle pagine di Un indovino mi disse appare un nome del tutto simile al suo: “Quando calava la sera,” scrive Terzani, “Kamsing, il giardiniere, accendeva le lampade nascoste fra gli alberi”…

Oggi ci sono ancora centinaia di lucine nascoste tra la fitta vegetazione del giardino della Turtle House, e la sera si accendono animando la casa di una vita tutta sua. Tra queste, brillano anche i lumini e le candele delle “case degli spiriti”, quelle casettine in miniatura che si credono abitate dagli spiriti del luogo.

Ce ne sono una quantità sproporzionata alla Turtle House, certamente a indicare che gli spiriti di quel fazzoletto di terra sono, come dicono i thailandesi, particolarmente “forti”, e il signor Sing sembra prendersene gran cura, cambiando le ghirlande di fiori e servendo loro fresche bevande con tanto ogni giorno.

È difficile però dire se tutto questo è sufficienti a tenere a bada gli spiriti della Turtle House. Uno dei cuochi, che alloggia nel retro della casa, lamenta che la notte sente sempre dei rumori sospetti, e allunga persino la parola “fantasma”. “No, saranno gli scoiattoli,” viene da rispondergli, proprio come faceva Terzani quando i suoi ospiti sentivano i rumori dei ratti che si rincorrevano sul tetto della casa.

LA TARTARUGA
Un’altra cosa che rimane dei tempi di Terzani è la vecchia insegna della casa – un quadro più che un’insegna – che recita “Turtle House”. Non è più attaccata fuori dalla porta – adesso è appena all’interno dell’ingresso – ma è ancora in ottime condizioni. Era stato lui stesso a battezzare quella casa Turtle House, e l’aveva fatto prendendo spunto da una gigantesca tartaruga dello stagno che faceva regolarmente strage di anatroccoli.

Quella tartaruga, oggi c’è ancora: ogni sera, alle otto in punto, uno degli chef lega una carcassa di pollo a un pezzo di corda – il “cucchiaio” con cui la signora è “imboccata” quotidianamente – e un testone grosso come una noce di cocco viene a galla.

La tartaruga è una di quelle tropicali, con un lungo muso appuntito, gli occhi rossi e un guscio che misurerà almeno un metro. Soffia scocciata se il cibo non è di suo gradimento e strappa quel che resta del volatile con rapidi e violenti colpi di ganasce. Poi ritorna sott’acqua.

Quando ha voglia, riemerge con calma a finire la sua cena, e lo chef attende pazientemente. La star della casa dà l’impressione di essere, comprensibilmente, viziatissima. “Praticamente mangia solo pollo,” dice lo chef: fa piacere sapere che non ha perso le sue vecchie abitudini. A domandare quanti anni ha, la risposta di tutti è la stessa: “Ne avrà un centinaio…

UNA CASA PIENA DI SEGRETI
La sera, la manager del ristorante si aggira per i tavoli a salutare i clienti. “L’abbiamo rilevata così com’era e le abbiamo dato una ristrutturatina qua e là” dice della Turtle House. Prima della sua gestione, la casa era stata adattata a un ristorante che serviva cibo internazionale e vini italiani, e prima ancora aveva funto da luogo di riunione per alcuni influenti politici locali di cui la signora rifiuta di fare i nomi.

L’affitto che paga, anche se non lo dice, è di circa 2mila euro – una follia per i prezzi di Bangkok – e la casa, si lascia scappare, è di proprietà della Corona thailandese. Nemmeno lei ha conosciuto la famiglia Terzani: l’unica persona che ha lavorato per loro, spiega, è l’anziano giardiniere, tale Kamsing, che vive in quella casa da quando è bambino.

La maschera del signor Sing, l’uomo con la camicia blu, sembra finalmente essere caduta, ma una cosa ancora non quadra: perché negare, perché mentire? “Segreti,” dice la signora, “Questa casa è piena di segreti.” Poi rimane in silenzio per un istante, e ritorna a parlare della tartaruga.

Ad andare via dalla Turtle House, si stringe un po’ il cuore. È un po’ come girare l’ultima pagina di uno dei propri libri preferiti; come voltare le spalle al passato di una città che sembra soltanto interessata a seppellire tutto ciò che è vecchio e thailandese per diventare un altro dragone.

Il giardiniere Singkam, seduto in silenzio dall’altra parte dello stagno, contempla la Turtle House nascosto nell’oscurità della sera da quel suo posto di prestigio. Vede sempre chi entra ed esce, ma difficilmente qualcuno nota lui, e lui fa finta di niente. È difficile carpire a che cosa pensi. Chissà quali storie avrà mai visto alla Turtle House, chissà quali segreti, quali fantasmi, mischiati ai ricordi che fanno sorridere di omone simpatico vestito di bianco, custodisce.

[Pubblicato su Lettera43] [Foto di Edoardo Siani]

* Edoardo Siani vive in Thailandia dal 2002. Lavora come insegnante di inglese e di italiano e come interprete per la polizia locale. Sta raccontando gli anni trascorsi in uno slum di Bangkok in un libro.