A Pechino una certa tensione si respira nell’aria. La macchina che ha preso fuoco sotto il ritratto di Mao a piazza Tian’anmen e le bombe artigianali a Taiyuan non hanno fatto altro che acuire il controllo a pochi giorni dall’apertura del terzo plenum del Partito comunista che si svolgerà a porte chiuse dal 9 al 12 novembre. Perché è importante e quali sono i segnali a cui prestare attenzione.
Quattro giorni in cui si incontreranno le più alte cariche del Partito, che in Cina coincidono grosso modo con quelle dello Stato: i sette del Comitato permanente del Politburo (tra cui il presidente Xi Jinping e il suo primo ministro Li Keqiang), il Politburo (i governatori di regioni particolarmente importanti e sindaci delle principali municipalità, oltre alle maggiori cariche dello Stato) e i quasi duecento membri del Comitato permanente.
L’assemblea plenaria o Plenum si svolge regolarmente ogni anno ma nell’anno che segue il cambio di leadership – cioè questo che con il XVIII Congresso dello scorso novembre ha incoronato la nuova classe dirigente per i prossimi cinque anni – si tengono tre di questi incontri. E il più importante è proprio il terzo.
L’importanza del Terzo Plenum
Negli ultimi trent’anni è stato durante i terzi Plenum che si sono scoperte le linee politiche ed economiche che avrebbe percorso la Cina. Dopo ogni Congresso, infatti la prima assemblea plenaria fa da teatro alla transizione di potere interna al Partito, la seconda incorona ufficialmente il nuovo presidente e sancisce il passaggio di consegne tra le amministrazioni e la terza si fa portatrice delle nuove politiche.
Come ripetono incessantemente i media di stato è stato durante il terzo Plenum del 1978 che Deng Xiaoping ha annunciato l’apertura della Cina al resto del mondo e sempre durante un terzo Plenum (1993) Zhu Rongji ha introdotto l’idea di un’economia di mercato socialista. Sembra che anche nel prossimo ci sarà un annuncio che proverà a cambiare il corso della storia cinese.
Verosimilmente si tratterà della riforma del mercato finanziario e di un’accelerazione del settore privato perché – come ha sottolineato il premier Li Keqiang durante il World Economic Forum che quest’anno si è tenuto i Cina a Dalian – “il Paese è ormai a un punto cruciale. Senza una trasformazione strutturale e un aggiornamento non saremo in grado di mantenere una crescita economica sostenibile”
I temi che – sembra – verranno affrontati per risolvere questa situazione sono molti e tutti interconnessi tra loro:
– far emergere il settore privato e depotenziare le grandi aziende di stato
– accelerare la riforma finanziaria regolarizzando il sistema bancario ombra e puntando all’internazionalizzazione dello yuan
– liberalizzare settori come quello dell’energia della finanza e delle telecomunicazioni e puntare maggiormente sugli investimenti all’estero
meno sostegni di Stato
– rendere i governi locali meno dipendenti dalla vendita dei terreni e cercare di arginare la piaga della corruzione che troppo spesso indirizza gli investimenti nelle realtà locali
– riformare il sistema degli hukou [il sistema che stabilisce diversi diritti per chi è nato in campagna e chi è nato in città] in modo da favorire veramente l’urbanizzazione, nodo essenziale per stimolare il mercato interno
Sfuggire alla trappola del ceto medio
Se nella prossima riunione plenaria si uscirà con una soluzione per tutti questi problemi – che nel loro essere strutturali sono complessi e toccano gli interessi di molti – non è ancora dato sapere. Certo è che la campagna anti-corruzione promossa personalmente dal presidente Xi Jinping è un chiaro messaggio della necessità che le riforme economiche vadano oggi in profondità. Funzionari locali e amministratori delle grandi aziende di Stato sono stati costretti a mettersi sulla difensiva e la manovra ha sicuramente conquistato un discreto consenso popolare.
Altrettanto certo è che gli uomini che sono dietro al progetto di questa riforma finanziaria sono il governatore della Banca centrale Zhou Xiachuan e Liu He il nuovo vicedirettore della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. Quest’ultimo in particolar modo è stato una figura chiave del rapporto della Banca mondiale che l’anno scorso metteva in guardia la Cina dalla cosiddetta trappola del ceto medio suggerendole di riformare i monopoli di stato prima che questi diventino un ostacolo effettivo nella trasformazione del paese in un’economia sviluppata sul modello del Giappone e della Corea del sud.
Come interpretare le foglie di tè
Ma la politica cinese è complessa e percorre vie sconosciute alla maggioranza della popolazione e degli osservatori di tutto il mondo. E infatti Bao Tong – amico e segretario personale di Zhao Ziyang, ai domiciliari sin dai moti di piazza Tian’anmen nell’89 – è convinto che c’è una sola cosa sicura su quello verrà deciso nel Terzo Plenum è che la linea politica non andrà incontro alle necessità della popolazione. E lo spiega semplicemente: “Baso questa previsione con il fatto che lo stesso Plenum è tenuto segreto al pubblico. Su quali basi è tenuto segreto? Per ragioni che, a loro volta, sono segrete”. Il Financial Times, intervistando diversi analisti e “interpreti delle foglie di te”, ha indicato diversi punti a cui prestare attenzione durante il prossimo plenum per cercare di trarre il maggior numero di informazioni sulla direzione che prenderà la Cina nel prossimo decennio.
Leadership
Al momento tutto farebbe pensare che il nuovo presidente Xi Jinping voglia tornare a una leadership personalista in contrasto con il concetto di leadership collettiva che ha dominato la scena politica cinese negli ultimi anni. Segnali inconfutabili in questo senso sarebbero l’assenza dalle riunioni plenarie di politici importanti ma ormai in pensione quali gli ex presidenti Jiang Zemin e Hu Jintao. Se invece in questa occasione dovessero mostrarsi al pubblico si potrebbe pensare che parti consistenti del Partito ancora non sono totalmente fiduciosi nelle capacità del nuovo presidente.
Riforme politiche
Il presidente Xi si è rivelato essere fautore di una politica più conservatrice di quanto ci si aspettasse. Le discussione sullo stato di diritto e sul ruolo della Costituzione fortemente volute dalle ali più riformiste del Partito è stata interrotta a favore della campagna anticorruzione, uno strumento in genere usato per consolidare il potere e serrare le fila del Partito. L’uso di lessico e simbologie maoiste durante il Terzo Plenum corroborerebbe questa ipotesi, mentre misure altamente simboliche come l’abolizione dei campi di rieducazione attraverso il lavoro (laojiao, precedentemente laogai) farebbero pensare al rilassamento delle politiche autoritarie.
Politica estera
Gli investitori e le grandi multinazionali sono in attesa di un cenno del Presidente. Se la campagna anti corruzione ha colpito molte delle grandi aziende di stato dove si annidano gli interessi di buona parte della politica cinese, ha anche condotto inchieste contro aziende straniere del calibro di Apple e Starbucks. Una retorica nazionalista usata contro Giappone e sulle isole contese del Mar cinese meridionale, inoltre, potrebbe far propendere per la tesi che il presidente Xi deve ancora consolidare il suo potere tra le frange più a sinistra del Partito e, in special modo, al fatto che non abbia ancora ricevuto la piena fiducia dell’Esercito.
Riforme sociali
Saranno queste il vero banco di prova della solidità del potere del Presidente. Se riuscirà a far passare riforme importanti e necessarie come il rilassamento della politica del figlio unico e del sistema degli hukou, vorrà dire che ha la forza di imporre la sua visione al suo apparato politico.
Riforme economiche e finanziarie
Questo è il campo in cui, come si è detto, ci si aspettano i più importanti cambiamenti. Più questi ultimi saranno profondi e rapidi e più l’agenda politica di Xi Jinping avrà possibilità di successo.
Aspettiamo quindi l’apertura del Terzo Plenum, occhi e orecchie tesi alla decriptazione dei segnali che la nuova leadership cinese lancerà alla Cina e al resto del mondo.
[Scritto per Linkiesta; foto credits: organizationalphysics.com]