Taizi, piccoli principi crescono

In by Simone

(In collaborazione con Agichina24)
Per la prima volta si celebra l’anniversario della disfatta della Banda dei Quattro. È un evento che riunisce i figli dell’aristocrazia del Partito comunista, i cosiddetti principi rossi, taizi, quelli che presto prenderanno in mano le redini del paese. Molti di loro sottolineano la mancanza di democrazia all’interno del Partito, ma la stampa locale ancora non ne parla.
Un’inedita mossa politica. Una manifestazione per esercitare tutto il proprio peso e la propria influenza in vista di una data fatidica: a circa un anno dall’ottobre 2012 – quando l’amministrazione Hu Jintao-Wen Jiabao cederà il potere alla nuova generazione di leader del Partito comunista cinese – i “Principi Rossi” fanno sentire la loro voce. Ed è la voce dei discendenti delle personalità che hanno forgiato la Cina.

I resoconti dell’incontro sono frammentari, estremamente difficili da verificare, e i media ufficiali cinesi hanno volutamente evitato di dare risalto all’incontro. Di sicuro, c’è che lo scorso 6 ottobre, a Pechino, oltre duecento persone si sono riunite per celebrare il 35simo anniversario della disfatta delle Banda dei Quattro, il gruppo di potere che scatenò sulla Cina la Rivoluzione Culturale. Ma questo anniversario non era mai stato celebrato prima, il 35 non è un numero tondo, e i nomi che si sono riuniti per festeggiare non lasciano spazio ai dubbi: “taizi”, “principini”, l’aristocrazia del Partito comunista cinese che porta i cognomi più importanti della nazione.

A dare notizia dell’incontro è stato Boxun – sito in cinese impaginato negli Stati Uniti, che riporta spesso posizioni critiche verso il Pcc -, seguito a ruota da alcuni media anglosassoni. Secondo queste fonti, le celebrazioni si sono subito trasformate in un evento politico.

Nella Cina di oggi dobbiamo affrontare sfide tremende, che vanno dal declino degli standard morali, ai generi alimentari avvelenati, fino alla corruzione sempre più diffusa tra i funzionari” avrebbe detto Ye Xiangzhen. Ye è la figlia del maresciallo Ye Jianying, emerso dalla Rivoluzione Culturale come la più importante figura dell’esercito di Pechino. Oggi la famiglia Ye ricopre ruoli chiavi tanto nella politica che nel mondo degli affari: in prima fila a presentare l’evento c’era Ye Xuanji, nipote del leggendario maresciallo e potente “principe rosso”, che ha tessuto le lodi del successore di Mao, Hua Guofeng.

I “principi rossi” sembrano muoversi con logiche da old boys’ network dei paesi anglosassoni, e si imparentano tra loro con incroci da aristocrazia prussiana. Fanno affari insieme, e in alcuni casi si sostengono a vicenda come fecero i loro antenati. Ma Xiaoli sarebbe arrivata all’incontro a braccetto con Xi Jianping, sorella dell’attuale vicepresidente Xi Jinping che viene dato come il sicuro successore di Hu Jintao ai vertici del Partito e della Cina a partire dall’anno prossimo. Xi Jinping è egli stesso un “principe rosso”, figlio di quel Xi Zhongxun a capo della propaganda che venne imprigionato durante la Rivoluzione Culturale.

Le famiglie Xi e Ma vantano frequentazioni di vecchia data: fin dal 1940 il celebre combattente comunista Ma Wenrui fu un alleato del padre dell’uomo che dal 2012 potrebbe diventare il nuovo presidente cinese. La famiglia Xi, inoltre, fu aiutata proprio dalla famiglia del maresciallo Ye, che offrì conforto durante le persecuzioni della Rivoluzione Culturale. Il futuro presidente cinese, insomma, è un “principe rosso” tanto per eredità che per debiti di lealtà che deve al gruppo da cui proviene.

“Il motivo della riunione è che ci sono sempre più persone che sostengono che è possibile utilizzare metodi da Rivoluzione culturale per dare risposte ai problemi della Cina contemporanea – ha detto Wu Si, direttore del magazine sulla storia del Partito Yanhuang Chunqiue le personalità presenti alla commemorazione ritengono che sia giusto combattere queste tendenze e bilanciarle con un’altra voce”.

Ma secondo alcuni resoconti, i “principi rossi” si sarebbero spinti ancora più in là, insistendo sulla mancanza di democrazia all’interno del Partito, sostenendo che con il sistema attuale il governo è sempre più simile a una monarchia.

Il Partito comunista, oggi, è come un medico ammalato di cancro – avrebbe detto Ma Xiaoli, con vero piglio da anziana lady di ferro – e non può rimuovere il tumore da sé, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, altrimenti non potrà sopravvivere a lungo”.  Altri ancora sarebbero arrivati addirittura a lodare l’esempio di Chiang Ching-kuo, figlio del dittatore nazionalista Chiang-Kai-Shek, che fu capace di traghettare “l’isola ribelle” di Taiwan alla democrazia.

Comunque sia andata, l’uscita allo scoperto dei taizi rappresenta un evento politico. Forse si tratta di una risposta al “neo-maoismo” di Bo Xilai, il leader di Chongqing che dopo un’enorme campagna anticorruzione ha guadagnato un vasto consenso popolare e adesso mira ai vertici del Partito comunista cinese. La si può rappresentare come un endorsement a favore di Xi Jinping, per invitarlo a non dimenticare le sue origini.

La “riunione di famiglia” delle più importanti tra le famiglie è avvenuta nella “Sala dei Molti Saggi”, ed è facile immaginare che i “principi rossi” vedano loro stessi in quel ruolo. Di sicuro, la corsa alla successione del 2012 è partita col botto.