Il 14 gennaio si vota a Taiwan, elezioni guardate con attenzione tanto dalla Cina quanto dagli Stati Uniti. Dopo i dibattiti tv, le accuse: il presidente in carica Ma Ying-jeou monitorerebbe la campagna elettorale per un proprio vantaggio politico attraverso i Servizi segreti
Il partito nazionalista al governo, il Kuomintang e l’opposizione democratica sono dati vicinissimi nei sondaggi, non lasciando intuire quale piega potrebbero prendere la votazione del 14 gennaio a Taiwan.
La Cina segue con interesse gli eventi, come del resto gli Usa, anche per valutare la forza degli accordi economici – una sorta di libero scambio tra isola e Cina continentale – stabiliti con il partito nazionalista lo scorso anno.
Nelle ultime tornate di campagna elettorale però, a fare discutere è l’accusa lanciata dai democratici: secondo il partito di opposizione l’attuale maggioranza utilizzerebbe i servizi segreti per screditare i propri avversari e favorire il proprio candidato.
Le accuse di abuso dei servizi di intelligence sono stati sollevati la scorsa settimana dalla rivista Avanti di Taiwan. La rivista ha scritto che il Consiglio di sicurezza nazionale avrebbe istituito un piano per monitorare le attività dell’opposizione, raccogliendo informazioni utilizzabili in favore dell’attuale maggioranza.
Per sostenere le sue accuse, la rivista ha pubblicato i nomi di 28 funzionari dell’Ufficio Indagini del Ministero di Giustizia che sarebbero stati coinvolte nel monitoraggio, e ha anche riprodotto una copia di un memorandum dell’ufficio con le valutazioni politiche.
Tsai Ing-wen, rappresentante dell’opposizione ha reagito specificando che “in una società democratica se il presidente incarica i servizi segreti di monitorare la campagna elettorale dei rivali, sarebbe una cosa molto seria”.
Ma, il presidente, da parte sua ha negato di aver ricevuto alcuna informazione sui Tsai e ha insistito di essere contrario all’uso degli organi dello Stato per scopi politici: “detesto questo tipo di attività e non ho mai permesso in nessun modo che potesse accadere”.
Il Consiglio di Sicurezza Nazionale ha ammesso di avere effettuato un incontro il mese scorso con l’Ufficio Indagini, ma ha negato di aver ricevuto qualsiasi incarico per una campagna di intelligence dai funzionari dell’Ufficio di presidenza.
Tanto meno, hanno specificato, avrebbero ricevuto un incarico direttamente dal presidente Ma. “L’Ufficio Indagini – ha scritto il South China Morning Post – ha confermato di avere seguito l’attività dei candidati presidenziali rimanendo in linea con il proprio mandato relativo ad una protezione fisica dei politici, senza essere coinvolto in alcun modo alla raccolta di materiale di intelligence”.
Secondo il quotidiano di Hong Kong, la "campagna presidenziale di Taiwan ha preso una piega oscura, con gli sfidanti dell’opposizione che accusano i servizi segreti sotto il controllo del presidente in carica Ma Ying-jeou di monitorare gli eventi della campagna per un proprio vantaggio politico".
Le accuse hanno avuto eco in Asia, ricordando tempi poco gloriosi nella vita politica dell’isola: Apple Daily, quotidiano di Taipei ha infatti specificato che "anche se il presidente non avesse dato un ordine diretto per il monitoraggio, i capi dell’intelligence sono stati nominati da lui, e le elezioni potrebbero essere viste come un ottimo momento per restituire qualche favore".
[Foto credit: droidmill.com]