Se la parte più preziosa della Cina si è modernizzata, urbanizzata, arricchita e globalizzata, e ora corre fiera verso il mondo come le chiedono i suoi leader, c’è una parte – molto estesa – che a tutt’oggi dello sviluppo ha raccolto soltanto le briciole, talvolta le scorie, e talvolta ne ha pagato interamente il conto,subendone i danni sulla propria pelle. È una Cina che è molto più difficile vedere e riconoscere: innanzitutto perché in genere si trova nelle pieghe più nascoste del paese, nelle zone in cui i treni superveloci non arrivano, oppure passano senza fermarsi, e dove i turisti e i businessmen di solito non mettono piede; e secondariamente perché le autorità cinesi a esibire questa Cina non ci tengono affatto, anzi, preferiscono occultarla, come cenere sotto il tappeto, preferendo sfoggiare i propri exploit. Questa Cina, che è soprattutto la Cina delle campagne, dei contadini, del passato povero e rurale che la Cina ricca e urbana preferisce dimenticare o stigmatizzare. E’ la Cina di cui parla lo scrittore Yan Lianke nella raccolta “Il podestà Liu e le altre novelle”, a cura di Marco Fumian.
Impotente e inerme: la letteratura ai tempi dell’epidemia
Riconoscere e ammettere che la letteratura ricopre ormai un ruolo marginale non significa compiere un’azione riprovevole. Tutt’altro. Significa semplicemente riconoscere che nella nostra epoca uno scrittore altro non è che uno scrittore
I nostri corpi e le voragini della Storia
Intervento dello scrittore cinese Yan Lianke tenuto online il 21 febbraio per gli studenti della Hong Kong University of Science and Technology