Le notizie sono la malattia virtuale che annuncia quella reale, che può affliggere il corpo e la psiche. Non è un caso che uno dei termini preferiti degli organi di propaganda del PCC sia proprio 污染 wuran, che si traduce come “inquinamento” ma che significa letteralmente “contaminazione”. E la contaminazione, come ci ricorda la campagna politica lanciata nel 1983, comincia dallo spirito – il 精神 jingshen
Martiri, eroine, guerriere
Dall’inizio dell’epidemia, il presidente Xi Jinping si è recato a Wuhan una sola volta. Al suo posto, una donna ha presidiato senza interruzione la città per conto del governo centrale. Si chiama Sun Chunlan, ed è la vicepremier responsabile per l’educazione e la sanità. Di più. E’ l’unica donna del politburo, l’organo composto da 25 membri che controlla il partito comunista cinese. Da quando è cominciata la crisi è stata Sun a controllare le operazioni di soccorso e ascoltare le lamentele della popolazione. Un protagonismo insolito per un paese dominato da figure maschili. Ma che ha dei precedenti. Anche ai tempi della Sars fu una donna a farsi carico della gestione dell’epidemia
Coronavirus: Il martirio di Li Wenliang e la propaganda cinese
La figura di Li Wenliang è stata cooptata dalla propaganda centrale in una campagna concertata volta a esaltare gli sforzi dei medici in prima linea, raffigurati dai media statali come veri e propri martiri della patria. Lo scopo è duplice: da una parte si vuole attirare la partecipazione dei cittadini nella “guerra del popolo”, dall’altra esaltare il sacrificio del giovane contribuisce a far ricadere le colpe sull’amministrazione locale
Coronavirus: tra le vittime il medico whistleblower Li Wenliang
Mentre scriviamo il bilancio delle vittime ha superato quota 560. Nel computo potrebbe presto rientrare anche Li Wenliang, il medico whistleblower che per primo aveva diffuso online la notizia dell’infezione venendo convocato dalla polizia per aver pubblicato informazioni infondate salvo poi venire riabilitato e acclamato come un “eroe”.