Sunday Morning – Ananda Shankar

In by Simone

Ananda Shankar è stato tra i pionieri della fusion indiana, mischiando la tradizione della classica hindustani con ibridazioni rock, funk e jazz a fine anni Settanta. Nipote del ben più noto Ravi Shankar – leggendario sitarista morto nel 2012 – in trent’anni di carriera Ananda Shankar ha flirtato con le evoluzioni musicali contemporanee passando da atmosfere, diremmo oggi, tarantiniane fino a incursioni nell’elettronica anni Novanta. In due parole: idolo assoluto.Alla fine degli anni Sessanta, dopo aver abbandonato gli studi «classici» del sitar (nota: imparato NON da suo zio Ravi), Shankar si trasferisce per un breve periodo a Los Angeles, nel pieno dell’era d’oro del rock, facensodi influenzare da Doors, Jimi Hendrix e Rolling Stones. Nel 1970, in Usa, esce il suo primo album, «Ananda Shankar»: un mix di cover dei tre artisti sopra citati miscelato con composizioni fusion originali. Prodotto che, chi scrive, giudica con un mesto «meh».

Nel 1975, tornato in India, mentre il paese inaugura la breve dittatura di Indira Gandhi dell’Emergency, Shankar produce il suo secondo album, «Ananda Shankar And His Music»: spariscono le cover statunitensi, lasciando spazio alla creatività sperimentale di Shankar che fonde strumenti tradizionali della classica indiana con ritmiche funk e viaggi lisergici sulle onde del moog. Stiamo parlando di roba del genere:

Passati gli anni Ottanta in un sostanziale declino, negli anni Novanta Shankar – alla soglia dei 50 anni – approfitta del revival della sua musica nei club di Londra e inizia una collaborazione col dj londinese di origini bangladesi Saifullah Zaman, in arte State of Bengal (fratello maggiore di Deeder Zaman, vocalist degli Asian Dub Foundation).
Il tour di State of Bengal e Ananda Shankar per i locali del Regno Unito si interrompe bruscamente con la morte di Shankar, nel 1999, per attacco cardiaco. Aveva 56 anni.

L’anno seguente esce postumo per l’etichetta di State of Bengal «Walking on», una raccolta delle collaborazioni tra i due sia in studio sia live.
Altro album culto, da cui estraiamo questa perla: