Sull’attendibilità dei dati economici cinesi

In by Simone

[In collaborazione con AGICHINA24] “I dati sul PIL cinese sono artificiali e non attendibili”. A rivelarlo sarebbe stato niente di meno che Li Keqiang, all’epoca funzionario di alto livello della regione nordorientale del Liaoning e oggi vice-premier, durante una cena con l’ambasciatore USA in Cina, Clark Randt. Nel corso della conversazione Li ha rivelato che l’unico sistema per calcolare in modo relativamente attendibile la velocità di crescita economica, da lui stesso utilizzato, si basa su tre criteri: consumo energetico, volume delle merci su rotaia e ammontare totale dei prestiti erogati, per poi aggiungere sorridendo che “tutti gli altri dati, e in particolare le statistiche sul PIL sono solo di riferimento”, dunque “artificiali e non attendibili”. Li Keqiang avrebbe  fornito come esempio per avvalorare le sue affermazioni le discrepanze tra i dati ufficiali della crescita economica del Liaoning nell’anno 2006 – attestata alla cifra record del 12,8% – in contrapposizione all’ancora grave divario di reddito nella provincia da lui allora governata.

Già da tempo gli analisti internazionali nutrono forti dubbi sull’attendibilità delle statistiche cinesi, che forniscono dati di crescita record a doppia cifra; un problema, quello dei dati gonfiati, che si può definire storico, presente fin dagli albori della Cina popolare. Quando poi le dichiarazioni giungono da un pezzo grosso del Politburo come Li Keqiang, da molti ragionevolmente visto come il prossimo premier cinese nel 2012, i sospetti non fanno che rafforzarsi.  Il punto è che in un Paese dove la legittimazione politica passa anche dal successo delle riforme economiche, le prospettive di carriera dei funzionari governativi locali dipendono dal ritmo della crescita economica nella loro regione  e il tentativo di captatio benevolentiae dei vertici del governo offre loro un incentivo a ‘rafforzare’ le cifre.

Dal Ministero degli Affari Esteri di Pechino è arrivato un secco “no comment”,  e i funzionari si sono limitati a liquidare la questione descrivendo il contenuto del sito web come “assurdo”. Le  nuove dichiarazioni dal sito di Assange non fanno che aumentare l’imbarazzo del Dragone, dopo la recente pubblicazione di documenti riguardo il traffico illecito di missili nord-coreani verso l’Iran su cui la Cina avrebbe chiuso un occhio, e altri dossier che indicano come responsabili del cyber-attacco subito da Google e da altri obiettivi statunitensi due membri del Politburo cinese.

La notizia su una certa inattendibilità di alcune statistiche cinesi, in realtà, è tutt’altro che nuova, e in passato il governo centrale di Pechino ha lanciato più di un’iniziativa per contrastare i dati economici ‘ritoccati’: nell’ultimo trimestre dell’anno scorso,  delle 31 tra province, regioni autonome e municipalità che compongono la galassia amministrativa locale cinese, più della metà avevano presentato tassi di crescita a due cifre e solo tre (Shanxi, Xinjiang e Shanghai) avevano conseguito risultati inferiori alla media nazionale. La somma dei singoli PIL riportati dalle province, inoltre, superava di circa 2500 miliardi di yuan il totale nazionale pubblicato dall’Ufficio Nazionale di Statistica. Secondo numerose fonti, alcune delle quali poi citate anche dal quotidiano finanziario di Shanghai, il National Business Daily, l’Ufficio Nazionale di Statistica aveva forzato i funzionari di metà delle province cinesi ad abbassare i numeri che erano sul punto di presentare, definiti “artificialmente gonfiati”, nel corso di una riunione riservata tenutasi nell’ottobre dell’anno scorso nella città di Wuhan.

All’inizio del 2010 è entrata in vigore una norma che punisce con il licenziamento i funzionari pubblici – di qualsiasi grado – che diffondono

dati economici

fasulli, e secondo il direttore dell’Ufficio Nazionale di Statistica Ma Jiantang, il 60% delle violazioni individuate a livello nazionale l’anno scorso riguardavano proprio la falsificazione e la manipolazione dei calcoli. Il predecessore di Ma, Li Deshui, aveva dichiarato che solo nel 2004 i

dati sul PIL

riferiti dai governi locali avrebbero potuto gonfiare le stime di quasi il 4% e che solo l’intervento del governo centrale aveva riportato i calcoli al livello normale. Ma neanche negli ultimi tempi sono mancati i casi eclatanti, come quello dei due funzionari di un’impresa statale di Chongqing che a fine 2009 vennero scoperti a

gonfiare le statistiche

sulla produzione da 3 a 30 milioni di yuan, semplicemente aggiungendo uno zero in coda ai conti ufficiali.

[Pubblicato su AGICHINA24 il 7 dicembre 2010 – © Riproduzione riservata]