Speciale Hong Kong: l’ombra delle triadi

In Cina, Economia, Politica e Società by Sharon De Cet

Originariamente, le triadi nascono nel XVII secolo in Cina meridionale sotto il nome di Hung Mun, un unico grande gruppo che aveva come obiettivo quello di rovesciare la dinastia Qing e riconsegnare il potere in mano alla dinastia di etnia Han. Attorno all’inizio del XX secolo, il gruppo Hung Mun iniziò a dividersi in bande più piccole, che espansero la loro attività in tutta la Cina, approfittando del caos della caduta dell’Impero e della guerra civile. Quando nel 1949 il Partito Comunista prese il potere nella Cina continentale, alcune bande decisero di fuggire a Taiwan, mentre la maggior parte si stabilì nell’allora colonia britannica di Hong Kong, spinte dalle numerose opportunità che il porto e le sue connessioni internazionali offrivano.

Sotto il dominio inglese, la zona della città fortificata di Kowloon divenne un vero e proprio focolaio del crimine, dove le triadi proliferarono per decenni, finanziandosi con attività illegali come narcotraffico, estorsione e prostituzione, ma anche legalmente, noleggiando barche o gestendo ristoranti. Negli anni Sessanta, c’erano circa 60 triadi a Hong Kong ed una persona su sei si identificava come membro di una triade, secondo i dati della polizia. Nonostante un’iniziale tolleranza da parte dei britannici, che vedevano nelle triadi un aiuto nell’organizzazione e nella gestione delle zone meno abbienti di Hong Kong, nel gennaio 1987 una decisione congiunta del governo britannico e di quello cinese annunciò la demolizione della città fortificata di Kowloon. I lavori iniziarono nel 1993 e furono completati l’anno successivo, creando quello che oggi è conosciuto come Kowloon Walled City Park.

Mentre diversi studiosi hanno suggerito che le triadi siano da allora in inesorabile declino, gli eventi recenti dimostrano che in realtà potrebbero aver trovato un nuovo ruolo come forze di repressione delle proteste democratiche nel contesto di una deriva verso l’autoritarismo a Hong Kong. Infatti, ad oggi si contano almeno 100.000 membri attivi nella sola Hong Kong, nonostante l’esistenza di una divisione speciale all’interno delle forze di polizia, l’Organized Crime and Triad Bureau.

La difficoltà nel contrastare le triadi è data anzitutto dal fatto che ogni triade ha una propria struttura gerarchica, rituali e codici di condotta. Inoltre, poiché svolgono attività sia legali che illegali, l’identificazione delle fonti di finanziamento, e di conseguenza dei membri, è complicata e dispendiosa in termini di risorse. Ancora, le triadi presentano una componente “mercenaria”, in quanto è possibile acquistare i loro servigi, intimidazione inclusa, indipendentemente dallo scopo. L’operato delle triadi segue principalmente motivazioni di tipo economico e non sempre ha agito in favore di Pechino: ad esempio nel 1989, in seguito ai fatti di Tiananmen, alcuni proprietari di barche con collegamenti a triadi hanno organizzato la fuga degli attivisti a Hong Kong in cambio di una salata commissione.

Tuttavia, dopo che Hong Kong è stata ceduta alla Cina nel 1997, le triadi hanno ampliato le loro attività nella Cina continentale, preferendo di conseguenza rafforzare i rapporti con Pechino per proteggere i loro interessi economici. Le proteste democratiche del 2014 a Hong Kong sono un esempio di come alcuni membri abbiano agito contro i dimostranti in risposta al danneggiamento di alcune loro attività nella zona di Mong Kok.

Alcuni esperti notano come gli attacchi delle triadi siano più numerosi e violenti nelle zone rurali di Hong Kong, tra cui il distretto di Yuen Long, dove ha avuto luogo l’attacco di domenica 21 luglio. Infatti, non era la prima volta che la zona è interessata da un attacco così veemente: nel 2002, la polizia ha arrestato più di 120 persone affiliate a due bande rivali con l’accusa di favoreggiamento alla prostituzione, di contrabbando ed estorsione.

Dunque, nei villaggi e nelle zone rurali le triadi agiscono come forze para-statali, spesso reclutando giovani disoccupati come membri. Offrendo un’alternativa laddove il governo non opera, le triadi sono così in grado di guadagnarsi la lealtà di alcuni tra gli autoctoni. Sebbene questo potrebbe parzialmente spiegare il profilo sociologico degli aggressori dei manifestanti, ciò non costituisce una prova in grado di confermare le relazioni tra gli arrestati o quelle tra i membri delle triadi e Pechino.

Quello che è certo è che le triadi sono una parte imprescindibile del tessuto sociale di Hong Kong. Chi riesce ad acquistare i servigi delle triadi potrà senza dubbio manovrare, nel bene e nel male, gli avvenimenti politici ad Hong Kong.

Di Sharon De Cet*

**Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi nel giugno scorso, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.