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Sisci: Zuppi in Cina, “così il Vaticano passa la palla a Pechino”

In Cina, Relazioni Internazionali by Alessandra Colarizi

Il cardinale Matteo Zuppi è rientrato dalla Cina, quarta tappa della missione per la pace in Ucraina che Bergoglio gli ha affidato. Nella giornata di giovedì il porporato ha incontrato il rappresentante cinese per l’Eurasia, Li Hui, in “un clima aperto e cordiale”. I due hanno discusso della “guerra in Ucraina e le sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace.” Il Papa ha dichiarato che il viaggio “è andato molto bene”. Cosa aspettarsi dalla visita? Lo abbiamo chiesto a Francesco Sisci, esperto di rapporti tra Cina e Vaticano.

La visita di Zuppi in Cina è stata definita da molti “storica”. Condivide questo giudizio?
“Storica” mi sembra un po’ esagerato. Non è la prima volta che un cardinale va in Cina. Ci sono state le missioni di Etchegaray, dell’arcivescovo McCarthy, di Ravasi… Zuppi non è il primo e non sarà l’ultimo cardinale ad andare in Cina. È certamente però una missione interessante perché la Cina riconosce al Vaticano un ruolo “politico e “diplomatico” per la questione della guerra in Ucraina. In questo senso è un’indicazione molto utile del livello di attenzione che la Cina dà al Vaticano.

Cosa pensa che Pechino voglia ottenere dalla visita di Zuppi? Ricordiamo che la Cina a febbraio ha presentato un “piano di pace”, anche se molti lo ritengono un gesto simbolico data la vaghezza del documento.
La Cina vuole far girare la palla diplomatica, al di là delle posizioni mantenute. Il position paper in questo caso sta dimostrando la sua utilità perché attribuisce un potenziale ruolo alla Cina. Il Vaticano, per certi versi, sta facendo un favore a Pechino. Nel senso che ha incluso la Cina nel giro delle capitali da consultare. In realtà quindi la Santa Sede sta dando un peso alla Cina che magari altri Paesi non le vorrebbero dare. La stessa Russia non è proprio convintissima di un ruolo cinese nella pace in Ucraina. Quindi per molti aspetti è un favore del Vaticano alla Cina.

Cosa pensa invece che la Santa Sede voglia – o possa – ottenere dalla visita di Zuppi?
Le intenzioni dichiarate sono che la Cina faccia delle pressioni sulla Russia per arrivare alla pace. Il Vaticano si sta muovendo per cercare in tutti i modi di trovare una traccia che permetta di raggiungere la pace.

Pressioni che possono essere realistiche, secondo lei?
In realtà penso che né la Cina voglia fare “pressione” sulla Russia, né la Russia sia disposta ad accettare pressioni cinesi. L’interazione tra Cina e Russia è molto molto delicata. I due Paesi sono molto attenti alle posizioni che prendono ciascuno nei confronti dell’altro. Quindi in realtà Zuppi non può ottenere molto. Però appunto la cosa interessante è che, come dicevamo, la palla continua a girare.

Ritiene che il Vaticano abbia sfruttato la visita per affrontare questioni più bilaterali? Penso ad esempio alla nomina unilaterale del vescovo di Shanghai.
Assolutamente no. Il Vaticano, che è una struttura seria, separa sempre le competenze. Le questioni bilaterali – come ha detto anche il Papa – sono affidate alla Segreteria di Stato e al cardinale Parolin. Sono rapporti troppo delicati per chi non è al corrente nel dettaglio della partita. Il mandato di Zuppi è di non parlare di questioni bilaterali perché il Diavolo è nei dettagli e al Vaticano sono molto attenti a non lavorare con il Diavolo.

Pensa che la nomina del nuovo cardinale di Shanghai, Shen Bin – a cui ha fatto seguito prima la protesta e poi l’approvazione della Santa Sede – abbia compromesso l’accordo sulle nomine episcopali siglato nel 2018?
Credo che la questione sia stata completamente superata. Infatti si è visto che il Papa ha nominato separatamente Shen Bin [avvallando la scelta di Pechino].

Forse anche il messaggio che Bergoglio ha mandato dalla Mongolia al “nobile popolo cinese” serviva come gesto distensivo…
In un certo senso forse è vero il contrario. Come d’abitudine quando in viaggio sorvola altri Paesi, il Papa ha mandato un messaggio alla Cina. Stavolta però la risposta di Xi Jinping è arrivata subito, mentre in altre occasioni si era fatta un po’ attendere.