I media cinesi si schierano con il proprio governo e difendono il veto alle sanzioni delle Nazioni Unite sulla Siria. China Daily, Xinhua, Global Times: tutta la macchina propagandistica locale si muove con editoriali e commenti per sottolineare la correttezza della politica cinese in Medio Oriente.
“Come molti membri del consiglio, la Cina sostiene che, nelle attuali circostanze, porre un eccessivo accento sulle pressioni al governo siriano, pregiudica l’esito del dialogo ed imporre una qualsiasi soluzione non aiuterà a risolvere il problema siriano, ma può ulteriormente complicare la situazione”, ha dichiarato Li Baodong nei commenti rilasciati sul sito del Ministero degli Esteri.
Il Professor Yin Gang, un esperto di Medio Oriente dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, ha detto che il veto di Pechino è stato un tentativo di fermare le Nazioni Unite dall’interferire negli affari interni di un paese. “La preoccupazione di Pechino è che anche che la Siria possa diventare un’altra Libia”, ha spiegato Yin.
Secondo gli esperti citati dai media nazionali, il veto di Cina e Russia su un progetto di risoluzione delle Nazioni Unite per promuovere il cambiamento di regime in Siria “farà guadagnare più tempo per una soluzione politica della crisi, anche se il divario diplomatico sulla questione siriana rimarrà e forse è destinato a peggiorare”.
Taleb Ibrahim, un analista politico siriano, ha dichiarato a Damasco che il veto di sabato da parte di Cina e Russia produrrà un nuovo equilibrio di potere a livello globale. “Le Nazioni Unite – ha detto – non saranno più uno strumento nelle mani degli Stati Uniti e dei suoi alleati per approvare i propri progetti militari”. Il veto contribuirà – invece – a ripristinare la pace e la stabilità nel paese e anche salvare la vita dei siriani.
Il veto della Cina – secondo la stampa locale – segue il principio di “non ingerenza negli affari interni, come indicato nella Carta delle Nazioni Unite”, ha dichiarato Dong Manyuan, vice-presidente dell’Istituto cinese di Studi Internazionali. L’ONU non ha il diritto – secondo Dong – di chiedere un cambiamento di regime o di fare un intervento militare in uno Stato sovrano. “La mossa cinese è stato un tentativo di cercare una soluzione pacifica della crisi siriana e impedire una sua escalation”, ha dichiarato l’esperto al China Daily.
L’Ambasciatore cinese alle Nazioni Unite, Li Baodong, ha dichiarato che sebbene la comunità internazionale debba fornire assistenza costruttiva per contribuire a raggiungere la pace in Siria, “la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria dovrebbe essere pienamente rispettata”, aggiungendo che la pressione sul governo siriano o l’imposizione di sanzioni, non sarebbe di aiuto.
“Far passare a tutti i costi un voto, quando le parti sono ancora fortemente divise sulla questione, non contribuirà a mantenere l’unità e l’autorità del Consiglio di Sicurezza, o ad aiutare a risolvere correttamente il problema. In questo contesto, la Cina ha votato contro il progetto di risoluzione”, ha detto Li.
La Cina ha finito per sostenere le posizioni suggerite dalla Russia, dopo che da Mosca era circolata una risoluzione modificata, che sosteneva “di proporre di risolvere due problemi di fondo”. Il primo riguardava l’imposizione di condizioni relative al dialogo; il secondo si riferiva al fatto che sarebbe necessario adottare misure per influenzare non solo il governo ma anche i gruppi armati anti-governativi.