SINOLOGIE – Lo sviluppo dei think tank in Cina e negli Usa

In by Simone

La tesi Think tanks in the United States and in China. Histories and contemporary roles of policy research institutes in two ‘major powers’ si propone di analizzare gli sviluppi e i ruoli di questi importanti centri di ricerca ed elaborazione politica in due contesti profondamente differenti, gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese.
Le idee rappresentano i fondamenti di ogni azione, individuale o governativa, ufficiale o privata, nazionale o internazionale. Esaminare e capire la genesi delle Idee costituisce quindi un ottimo strumento per comprendere le politiche ufficiali adottate nel corso del tempo dai rappresentanti più visibili di tali Idee, in primo luogo politici e governi in generale.

Partendo dal riconoscimento dell’importanza delle idee nella formazione delle scelte politiche di ciascun governo – intendendo con ‘politiche’ tutte le decisioni che concernono e si riflettono sulla vita dei cittadini, la tesi ha come oggetto primario l’analisi dei think tanks, un particolare ambiente ove le idee prendono forma, elaborate da esperti di rilievo e consiglieri politici, assumendo forme concrete per assistere direttamente l’élite politica.

La tesi si propone di analizzare gli sviluppi e i ruoli di questi importanti centri di ricerca ed elaborazione politica in due contesti profondamente differenti, gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. La ragione di una ricerca comparativa su un argomento specifico in ambienti così differenti risiede nella consapevolezza della rilevanza assunta oggi da questi due paesi, che si contendono, a detta di molti attenti esperti, il ruolo di potenza egemone globale.

Le relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Cina sono state analizzate da molti punti di vista diversi, dalle posizioni più realiste che prevedono inevitabili scontri, a quelle più liberali che scorgono vantaggi per ambo le parti, ad altre ancora che sottolineano il ruolo attivo della comunità internazionale, delle istituzioni internazionali, e del processo di globalizzazione.

Le relazioni bilaterali tra Cina e Stati Uniti sono state esaminate dal punto di vista dei rapporti commerciali, politici, culturali, storici, educativi, e civili in senso ampio, creando una letteratura estremamente ricca. Altrettanto ricca è la letteratura sulla genesi dei think tanks negli Stati Uniti, che ne sono stati la patria originaria, e che a lungo hanno dettato il modello di riferimento per istituti simili sorti altrove in anni successivi.

Scarsa, invece, è stata fino ad oggi la ricerca sui think tanks sorti in Cina, e ancora minore l’attenzione rivolta ad un approccio comparativo nello studio dei think tanks nei due paesi, che potrebbe invece rivelarsi una chiave strumentale per comprendere a fondo le loro relazioni, nonché per anticipare eventuali sviluppi futuri.

La struttura formale della tesi ha ricalcato l’approccio comparativo originario: gli sviluppi dei think tanks statunitensi e cinesi sono stati ripercorsi in maniera sistematica dalla loro prima comparsa agli attuali ruoli e funzioni, analizzando in particolar modo la loro influenza sulle decisioni politiche in momenti di particolare instabilità o transizione geopolitica nazionale ed internazionale, fino alla loro possibile traduzione in linguaggio politico ufficiale.

La tesi ha preso il via da una breve digressione sulle tipologie di idee che possono concretamente entrare nel processo di formazione dell’agenda politica di un dato governo, soffermandosi sulle modalità del loro ingresso e sugli attori che le rappresentano. Uno spazio leggermente più esteso è stato conferito all’esposizione delle caratteristiche delle Epistemic Communities, networks di esperti e specialisti che ambiscono ad affiancare e consigliare le élites politiche.

Prima di addentrarsi nell’analisi dei think tanks in senso contemporaneo, è stata brevemente ripercorsa la formazione della figura dell’esperto, che dal filosofo o dal mandarino dei tempi passati, trova nei think tanks di oggi la sua rappresentazione contemporanea.

Data l’origine statunitense, si è deciso di analizzare inizialmente lo sviluppo storico dei think tanks nell’America del Nord, dove sono sorti nei primi anni del 1900, sebbene con caratteristiche molto diverse da quelle che avrebbero assunto nei decenni successivi. I think tanks di quegli anni, definiti da R. Kent Weaver “Studentless Universities”, erano mossi principalmente da ideali progressisti e sentimenti filantropici.

Una grande fede nella scienza e nelle scoperte industriali, unita alla concezione dell’esperto come di un dottore o ingegnere della società per la cura delle malattie e sofferenze dell’organismo sociale, muovevano le ricerche dei primi think tanks, tra cui la Brookings Institution, la Carnegie Foundation, e la Rockefeller Foundation.

Gli obiettivi principalmente accademici di tali istituti, tradotti in opere e testi accademici nel contenuto e nella lunghezza, furono progressivamente ampliati parallelamente alle crescenti richieste dei leader politici a fronte delle sfide generate dalle due Guerre Mondiali, dai difficili dopoguerra e dall’inizio della Guerra Fredda.

In quegli anni va collocata la nascita delle organizzazioni di ricerca a contratto, denominate “Contract Research Organizations” nella categorizzazione di Weaver, assunta nella tesi come punto di riferimento. Il centro pioniere di questa nuova modalità organizzativa fu la Rand Corporation, un ente di ricerca operante su base contrattuale con il Dipartimento delle Forze Armate americane, e a lungo limitata, nelle sue attività di ricerca, dai lavori da esso commissionati.

L’obiettivo di una ricerca accademica, scientifica e neutrale, originario baluardo dei primi think tank, veniva così messo in discussione dalla progressiva diminuzione della distanza che separava i think tank come centri di elaborazione di sapere e conoscenza, dai centri del potere. Questa tendenza è culminata nell’esplicito schieramento ideologico e politico dimostrato dal terzo tipo di think tanks americani analizzati, gli “Advocacy Tanks”, sorti in parallelo alla rivoluzione repubblicana iniziata con il Presidente Reagan e chiaramente identificabili con una precisa posizione politica.

Ripercorrere le evoluzioni dei think tanks americani è stato funzionale alla più chiara comprensione delle diverse possibili rappresentazioni di questi istituti nei vari contesti geopolitici di riferimento. Nell’analisi dei think tanks cinesi, per esempio, si è dovuto necessariamente tenere conto della limitata disponibilità di informazioni e di trasparenza, nonostante alla fine sia stato possibile evidenziare sia le somiglianze che le divergenze rispetto ai casi statunitensi.

Dopo una spiegazione dei caratteri cinesi usati per tradurre il termine inglese think tank, sono state esposte due possibili categorizzazioni degli istituti cinesi corrispondenti ai think tanks americani, distinte in base al livello di autonomia rispetto alle autorità politiche ufficiali. Una prima chiara differenza rispetto all’ambiente americano risulta essere il più stretto legame tra gli istituti di ricerca politica e i centri del potere, vale a dire Governo Centrale, Partito Comunista Cinese ed Esercito Popolare di Liberazione.

La storia dei think tanks cinesi viene studiata per successive ‘generazioni’, che hanno comportato una progressiva crescita della loro autonomia e specializzazione. Dalla ‘prima generazione’ di think tanks, sviluppatasi durante la leadership di Mao Zedong, alla ‘seconda generazione’, inaugurata con le politiche di ‘apertura e riforme economiche’ di Deng Xiaoping a partire dal 1978, si è registrato un chiaro aumento della libertà di ricerca dei centri, accanto ad una crescita delle loro richieste di libertà non solo economiche, ma anche politiche. La ‘terza generazione’ di think tanks ha preso il via nel 1992, con il viaggio di Deng Xiaoping nelle province del Sud e il rilancio di più radicali riforme economiche. Per ciascuna categoria e ciascuna generazione sono stati forniti esempi pratici, ricavati principalmente dai siti Web degli istituti cinesi.

La ripresa dell’attività intellettuale e di ricerca dei think tanks, totalmente interrotte nel periodo immediatamente successivo alle proteste di Piazza Tiananmen, pose fine al ‘silenzio intellettuale’ conseguente alle repressioni militari del Giugno 1989. Gli istituti di ricerca successivi furono riorganizzati secondo schemi per alcuni aspetti più simili ai modelli americani: al pari delle controparti statunitensi, infatti, anche i think tanks cinesi iniziarono ad investire abbondantemente nel cosiddetto ‘mercato delle idee’, con la valorizzazione dei sistemi di commercializzazione e di promozione degli esiti delle loro ricerche.

I think tank cinesi, pur mantenendo un forte legame e una costante supervisione da parte del potere politico, hanno dimostrato una crescente autonomia e, soprattutto, una maggiore oggettività e scientificità nelle ricerche condotte, a fronte del crescente attivismo della Cina sulla scena mondiale.

Si è evidenziata così una tendenza fondamentalmente opposta negli sviluppi dei think tank americani e cinesi: la progressiva perdita di oggettività della ricerca in favore di un più aperto ed esplicito appoggio politico nel primo caso è stata bilanciata dall’evoluzione inversa dei think tanks cinesi, evolutisi da originali prodotti e meri strumenti del Partito a centri più autonomi e critici delle politiche ufficiali.

Nonostante le indubbie evoluzioni avvenute a seguito dell’apertura della Cina all’economia globale, il rapporto tra comunità intellettuale e leadership ufficiale si è tuttavia mantenuto ambivalente nel corso del tempo, e può essere riassunto nella continua alternanza di fasi di di rilassamento e repressione, sia contro intellettuali individuali che contro think tank ed altre organizzazioni, di cui nella tesi sono stati riportati esempi storici, dalle repressioni di pensatori individuali a quella di interi istituti di ricerca.

A dispetto della sostanziale divergenza iniziale tra i think tanks sviluppatesi negli Stati Uniti e in Cina rispetto al loro posizionamento nella gerarchia politica e alle evoluzioni nel corso del 1900, è stata al contempo evidenziata un’importante somiglianza nell’esame del ruolo di tali istituti. In entrambi i contesti geografici analizzati, infatti, i think tank hanno goduto di una maggior libertà di azione e di maggiori interstizi operativi nei momenti di accresciuta instabilità nazionale ed internazionale; nei momenti, cioè, in cui l’incertezza circa le scelte da compiere e le politiche da adottare hanno creato degli spazi dove i think tank hanno tentato di inserirsi.

I due capitoli conclusivi della tesi hanno dato prova di questo argomento, a mano a mano che venivano analizzati i due decenni successivi al 1989 e al 2001. Queste date sono state prese come punti di riferimento per la loro importanza geo strategica (caduta del muro di Berlino e fine della guerra fredda, proteste di Piazza Tiananmen, attentati terroristici contro i centri del potere americano, ingresso della Cina nella WTO), e sembrano aver rappresentato dei momenti di discontinuità in merito allo sviluppo dei think tanks di entrambi i paesi.

A fronte del venir meno della minaccia sovietica e della crescita economica della Cina, gli Stati Uniti hanno dato vita ad una serie di istituti di ricerca focalizzati in maniera specifica sulle evoluzioni in corso nel colosso asiatico. Sono così sorti il John J. Thornton Center della Brookings Institution, il Carnegie-Tsinghua Center for Global Policy del Carnegie Endowment for International Peace, e l’ Asian Studies Center della Heritage Foundation.

I vari centri hanno fornito diverse interpretazioni riguardo allo sviluppo della Cina e alle relazioni sino-americane, spaziando da posizioni più liberali ed ottimiste ad altre più realiste e negative, aumentando la quantità della ricerca prodotta in momenti di particolare rilievo, come l’ingresso cinese nella Wto e le sue ripercussioni sul benessere americano.

I think tank cinesi fondati ex-novo dopo il 1989 o riaperti dopo la loro temporanea chiusura, si sono riorganizzati dimostrando una maggiore specializzazione e professionalizzazione, in particolare in ambito economico. Hanno inoltre dimostrato una maggiore fiducia nei sistemi di commercializzazione delle idee, anche se i canali tradizionali sono stati spesso preferiti rispetto a quelli occidentali.

Le ondate di liberalizzazione parallele alle riforme lanciate dal governo hanno permesso l’aumento del numero di think tanks civili e privati e della loro autonomia, anche se non possono ancora essere considerati espressione di una completa democratizzazione del paese. Al contrario, soprattutto negli anni successivi al 1989, i think tank cinesi hanno spesso supportato posizioni ufficiali che hanno permesso loro di essere inglobati nel nucleo decisionale ufficiale e nel fulcro della formazione del linguaggio politico.

La parte finale della tesi, infatti, ha voluto evidenziare alcuni esempi concreti di influenza diretta di think tank cinesi sulla formazione delle politiche ufficiali, attraverso l’analisi di alcuni termini che, pur frutto dell’ingegno di esponenti di spicco di think tanks, hanno raggiunto il rango di terminologia ufficiale. Tra questi, ad esempio, i concetti di “Scientific Development”, di “Teoria delle tre rappresentanze”, di “Peaceful Rise” e “Peaceful Development” della Cina, di “Chinese (o China’s) Dream”.

*Giulia Tibaldo, giulia.tibaldo[@]unive.it, si è laureata in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell’Asia Orientale, ed ha conseguito la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali Comparate (Europa-Asia Orientale) presso l’Università Cà Foscari di Venezia. Ha trascorso un semestre di studio a Pechino e sei mesi di esperienza di insegnamento della lingua italiana presso un’Università di Atlanta, Stati Uniti. E’ appassionata di viaggi, fotografia e montagna.

**Questa tesi è stata discussa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Relatore: prof. Roberto Peruzzi; correlatore: prof. Duccio Basosi.

[La foto di copertina è di Federica Festagallo]