SINOLOGIE – Il rock cinese

In by Simone

La tesi Il rock cinese esplora le origini del rock e la sua importanza nella controcultura giovanile delle grandi metropoli e, soprattutto, di Pechino. Da Cui Jian ai giorni nostri, ripercorre la storia di un genere musicali ancora in voga nell’ex Impero di mezzo.
Cina e musica: da sempre questo connubio suscita in noi immagini poetiche, di una Cina ancora delle grandi dinastie e del grande impero o di grandi distese di natura selvaggia con montagne boscose, torrenti dallo scorrere placido e sereno, altopiani battuti dal vento, terre delle popolazioni nomadi della Mongolia.

Ma i tempi cambiano, la Storia segue il suo corso: nel caso del genere rock, sviluppatosi in Cina a partire dagli anni’80, è da premettere quanto in realtà sia labile una definizione generica di “Rock cinese”. Parlando di un paese con una dimensione geografica tale da creare in ogni singola provincia e/o città una propria storia e modalità di diffusione e sviluppo del genere musicale: volendo dare dei punti di riferimento abbastanza fermi, si può sottolineare il ruolo centrale di Pechino come luogo principale di interscambi culturali e sociali.

Il rock cinese (中国摇滚, Zhōngguó yáogǔn oppure 中国摇滚音乐, Zhōngguó yáogǔn yīnyue)  non è solo un genere musicale ma anche uno stile di vita, un modo diverso e nuovo di concepire un genere musicale non autoctono.

La corrente di Nord-ovest (1980-1989)

Il rock cinese trae origine dal cosiddetto stile musicale della Corrente di Nord-ovest o Vento di Nord-ovest (西北风xīběi fēng), stile che emerse principalmente nella Cina continentale. Il luogo d’origine del rock cinese fu proprio Pechino. Come capitale, infatti, le varie forme artistiche e culturali furono esposte, in seguito alla politica di riforma ed apertura del 1978, a un insieme variegato di influenze straniere. L’esempio più evidente è dato dal cantautore Cui Jian con il suo album Rock ‘N’ Roll on the New Long March (新长征路上的摇滚Xīn chángzhēng lùshàng de yáogǔn), in cui fu inclusa anche la famosa traccia Nothing To My Name.

Cui Jian, il padre del rock cinese

Affettuosamente chiamato “Old Cui" (老崔 lǎo Cuī), Cui Jian (崔健) è considerato come il pioniere del genere Rock cinese e uno dei primi artisti a scrivere canzoni rock: proprio per questa ragione è definito molto spesso come “Padre del rock cinese”. Durante la sua crescita musicale venne fortemente influenzato da artisti e gruppi occidentali, come Bob Dylan,  i Beatles, i Rolling Stones, e, intorno alla fine degli anni ‘80, iniziò le sue perfomance live con un taglio di capelli su modello di John Lennon: con i suoi testi piuttosto "politicamente scorretti", è l’uomo-mito a cui si dovette la nascita del "Rock con caratteristiche cinesi".

Le canzoni da prigione e la protesta di Piazza Tian‘anmen

Le Canzoni da prigione (囚歌Qiú gē) diventarono popolari tra 1988 e 1989, parallelamente allo stile della Corrente del Nord-ovest: questa raccolta di canzoni fu iniziata da Chi Zhiqiang (迟志强), che scrisse in prigione queste canzoni e le adattò a melodie popolari del nord-est della Cina. In contrasto con le canzoni della Corrente del Nord-ovest, le Canzoni da prigione sono molto lente e fanno riferimento a un linguaggio rozzo e volgare, fatto di espressioni disperate e ciniche.

Nello stesso anno si assistette a quell’evento indimenticabile che segnò le coscienze dei cinesi per almeno 10 anni: la protesta di Piazza Tian’anmen. Altro elemento non meno irrilevante fu l’atteggiamento del governo: dopo il 1987, e specialmente dopo il 1989, si tentò più volte e in più modi di sopprimere lo sviluppo del rock sin dalla radice, arrivando a proibire ai musicisti, come Cui Jian, di esibirsi sul palco, se non per eventi in cui fosse stato necessario mostrare al mondo un’apparente apertura mentale.

Ma nonostante la popolarità di molte rock stars e il crescente successo la situazione reale di varie band era in netto contastro con la loro affermazione ufficiale nel campo musicale. Molti di questi musicisti erano poveri ed alcuni non avevano neanche abbastanza soldi per cibo e un tetto sopra la testa: purtroppo questo era il destino di chi era fuori dal sistema delle danwei (单位dānwèi, unità di lavoro), un sistema di organizzazione che provvedeva per il singolo individuo al posto di lavoro e ad un’abitazione; la perdita di questo sistema di assicurazione sociale costrinse membri di molte band a vivere con le loro famiglie e a spendere il poco denaro in loro possesso per nuovi cd o per l’equipaggiamento musicale.

La Midi School of Music di Pechino

1993: Midi Modern Music Festival (迷笛音乐节 Mídí Yīnyuèjié) o Midi School of Music di Pechino, aprì le sue porte nel Shuang’an Building, vicino all’Università del Popolo (中国人民大学Zhōngguó rénmín dàxué): tutto cominciò offrendo un corso base di rock e blues trimestrale, a cui parteciparono come insegnanti famosi musicisti della scena rock pechinese, tra cui membri dei Tang Dynasty. La Midi School, parzialmente finanziata dalla Midi Company, importò e tradusse vari materiali  per la creazione di un corso autodidatta, incontrando però innumerevoli difficoltà a causa della mancata esperienza, dei frequenti problemi di collocazione in Pechino e anche per la mancanza di fondi. Data però la sua ottima reputazione, e nota per essere stata la prima a permettere un certo tipo di sperimentazione musicale, divenne  la meta agognata di molti musicisti in tutta la Cina.

Con l’emergere della moda dei pub nella zona di Sanlitun, un’area del distretto di Chaoyang, corollata da vie popolate da bar e  da negozi internazionali, nel 1995 si aprì finalmente la possibilità per i musicisti rock di una diffusione sempre più ampia della loro musica, diventando più accessibile e più facilmente reperibile per loro fans. Nella seconda metà degli anni ‘90 Sanlintun divenne così il cuore pulsante della cultura rock sia per gli stessi musicisti che per i fans, fino a diventare un punto turistico.

Essere Rocker: dimensione intellettuale e rapporto con la società

Se parliamo di dimensione intellettuale, in realtà non è possibile non far riferimento al movimento del 4 maggio 1919 insieme alla protesta di Piazza Tian’anmen il 4 giugno del 1989, e la controcultura americana: questi elementi sono andati a costituire un triangolo che è andato poi a definire il senso vero del rock cinese. Una parola che racchiude bene l’idea di questa volontà di ribellione è “urlare” (嚎Háo o Nahan 呐喊 ) parola che non è utilizzata casualmente, essendo il titolo dell’omonimo celebre scritto di Lu Xun, il più grande scrittore del XX secolo in Cina, un classico ancora studiato nelle scuole superiori del paese.

L’unione di rock e letteratura aiuta, inoltre, anche ad allargare il divario tra rock e pop. Invece di vedere la musica rock come una forma di musica popolare, essa viene definita in opposizione come una sorta di grande arte. L’inclinazione a trattare la musica rock in collegamento a una dimensione letteraria  può essere vista anche attraverso pubblicazioni specifiche sul tema come romanzi (ad esempio Ragazza di Pechino di Shun Chu) tra “testi rock, poesia e letteratura”, o come  traduzioni di testi inglesi come Dharma Bums e periodici Writing e The Low Bank.
 
Politica e musica?

La musica, come la pittura o la scultura, è una delle svariate forme d’arte che, come tale, in mano all’uomo diventa il mezzo principale per comunicare con gli “altri”: così, nella musica, gruppi rock cercano attraverso questo mezzo, una forma diretta di comunicazione per raggiungere le coscienze delle persone, anche di età diverse, come membri della società. La musica rock in questo caso vuole, con le sue sonorità, scuotere gli individui, farli reagire attraverso una critica della realtà distorta proposta dai media (soprattutto quelli televisivi), sottolineando la presenza di profondi problemi personali che si intrecciano e si accavallano a quelli sociali e che, così facendo, anziché risolverli, vanno ad aggiungere elementi d’incomprensione e di ingiustizie che vengono poi inevitabilmente lette in chiave politica, mettendo in difficoltà lo stesso ordine pubblico.

Noi e loro

Uno dei primi elementi che vanno considerati nella formazione di un musicista sono le influenze musicali a cui si è soggetti; un ruolo fondamentale in questo caso è stato assunto da Kurt Cobain dei Nirvana ( una delle più famose band della storia del rock): un personaggio con diversi problemi a livello fisiologico e che rimane ancora un esempio di artista rock dannato e maledetto dato anche il suo pesante consumo di alcol e di cocaina, insieme ad antidepressivi.

Così, nelle menti dei giovani rockers cinesi, si sviluppò un idea di musica “Fai da te” composta in realtà più per un compiacimento personale nel comporre musica che per gli altri; una dimensione che portò a un graduale allontanamento dalla società, un legame che venne a mancare perché ci si accorse di pensare diversamente, elemento che però venne visto negativamente e che di conseguenza portò all’isolamento del singolo.

Lo stesso pubblico divenne in realtà sempre più selettivo soprattutto nei confronti delle band che non si adeguavano a un certo tipo di canoni del rock underground, come, ad esempio, un’idea non professionale della musica e un rapporto assente o raro con i media, visti come “non addetti ai lavori”, incapaci, di conseguenza, di capire la mentalità e gli atteggiamenti dei rockers underground. In primo luogo, infatti, si “obbligava” le band “ufficiali”a sviluppare un certo tipo di ideali o alla crescita musicale in un’unica direzione, anche se gruppi rock pop (come i taiwanesi 五月天Wǔyuètiān, Mayday) furono disperatamente necessari per colmare il divario enorme tra underground e pop. In secondo luogo la comunità underground si è dimostrata più volte incapace di trattare con i media.

Attraverso un’indagine condotta da me ho potuto farmi un vaga idea di quanto i  giovani ragazzi e ragazze cinesi conoscano o meno questa realtà e quali siano le loro impressioni e/o percezioni a riguardo: intervistando una decina di ragazzi e ragazze tra i 20 e i 30 anni, provenienti da diverse parti della Cina, ho potuto constatare idee e impressioni, spesso anche opposte, che fanno riferimento soprattutto a cose sentite dire o a immagini fornite dai diversi media (da sottolineare come in realtà più della metà dei ragazzi intervistati non ascolti quotidianamente musica rock o che comunque non siano grandi appassionati del genere). Nel complesso è risultato comunque interessante come, pur non essendo un pubblico specialistico, i diversi ragazzi e ragazze apprezzino a modo loro il genere e abbiano delle idee precise a riguardo.

Perché l’inglese?

Un discorso a parte, ora, merita il ruolo determinante e non indifferente che gioca la lingua inglese in tutto questo mondo musicale, ponte invisibile tra Cina e resto del mondo. Proprio in Cina, infatti, si è assistito lentamente alla nascita di cantanti, band, compositori, ecc., che, utilizzando l’inglese, hanno consentito di scoprire nuove prospettive di successo e di nuovo pubblico internazionale. Se però dalla parte del pubblico cinese si assiste, per merito dell’inglese e dei nuovi mezzi tecnologici, a un fiorire di testi musicali rock che parlano di reazione, critica e protesta ai modelli di conformismo restrittivo della società, dall’altra inevitabilmente si assiste spesso a forme di censura e di limitazioni esercitate dalla politica, con l’oscuramento di siti Internet, proteste pubbliche bloccate. Oggettivamente questa scelta comporta però una cernita “forzata”  del pubblico: da un lato, infatti, troviamo un apertura sempre maggiore alla dimensione internazionale, in vista anche di una possibilità di successo, ma dall’altra parte un’esclusione involontaria di chi, ad esempio tra la popolazione giovanile, non sa l’inglese.

E gli sviluppi futuri?

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri è ancora difficile fare delle previsioni sui possibili percorsi di questo genere musicale: non si può però non tener presente che negli ultimi 10 anni gli spazi, anche se non ufficiali, tendono ad aumentare. Rimane un problema fondamentale che è quello dell’incentivo, ancora oggi assente, che manca a quelle band che tentano disperatamente di sfondare in un mercato ancora troppo miope e selettivo riguardo ai nuovi talenti, che rischiano poi di perdere la loro impronta originale a favore di qualcosa di costruito apposta per loro.

*Manganotti Sarah justmomo[@]hotmail.it  laureata nell’anno 2011 presso L’Università di Milano in Mediazione linguistica-culturale in tedesco e cinese; dopo la laurea ha vissuto a Pechino continuando i suoi studi di  cinese presso la Language and Culture University. Attualmente è coautrce di una webradio.

** Questa tesi è stata presentata all’Università degli Studi  di Milano: relatore prof.ssa Clara Bulfoni.

[La foto di copertina è di Federica Festagallo]