Sinologie – Cosa si nasconde dietro al Bike-sharing a flusso libero

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In Cina, la bicicletta da sempre svolge un ruolo centrale nella società, tanto da valere al paese il titolo di “Regno delle biciclette”. Questo, fino alle riforme economiche. Con la motorizzazione, a partire dalla fine degli anni Novanta, la bici cade in disuso nelle strade urbane cinesi e viene riscoperta sulla scorta di quanto avviene in Europa e Usa, in seguito alla crescente attenzione ai temi ambientali e all’aggravarsi della situazione del traffico delle principali città cinesi. Quando la Cina introduce il bike-sharing, in Europa e nel Nord America l’esperienza ha già raggiunto la terza generazione di vita. Ma la Cina è veloce a recuperare il tempo perso ed è tra le prime ad innovare il settore, introducendo ulteriori elementi d’avanguardia, di cui il bike-sharing a flusso libero è l’esemplificazione migliore.

Dopo la fondazione delle dei due leader del settore, ofo nel 2014 e Mobike nel 2015, decine di start-ups che forniscono bici senza stazioni fisse nascono e falliscono in Cina e alcuni anche all’estero, dove l’andatura di queste aziende è instabile ed incerta. A una prima fase di rapida espansione per le nuove bici a flusso libero nelle principali città cinesi, e di entusiasmo segue una fase successiva dove i primi problemi si manifestano. Le complicazioni includono la sicurezza dell’utente, sia fisico che dei dati personali e dei loro depositi nelle mani delle piattaforme di bike-sharing, mentre le città e le compagnie di biciclette devono far fronte agli atti vandalici e l’utilizzo sconsiderato dei mezzi da parte degli utenti. Emerge una nuova fase per le aziende del bike-sharing a partire dalla fine del 2016, quando esplode sui media la denuncia dell’eccesso di offerta di bici nelle principali città cinesi, assediate da centinaia di migliaia di bici.

Il modello di bike-sharing trattato da questa tesi è quello definito a “flusso libero” (free floating) o “senza stazione fissa” (dock-less), che si è sviluppato e diffuso molto rapidamente negli ultimi tre anni in Cina.

Si tratta di un tipo di bike-sharing innovativo rispetto a quelli che già circolano in centinaia di città come parte del servizio di trasporto urbano cittadino, le cui bici sono solitamente confinate ad un certo numero di stazioni fisse. Mentre in passato l’utilizzo delle bici era restrittivo a certe zone, le nuove bici a flusso libero non hanno esigenza di essere parcheggiate in zone prestabilite, al contrario sono comodamente rintracciabili sulla mappa dell’applicazione, che traccia la distanza e il tempo percorsi per calcolare . Il prezzo che infine è saldato automaticamente online tramite l’app.

Il punto di partenza della tesi è proprio l’osservazione di questo nuovo modello di bike-sharing, che pur essendo partita dagli stessi pilastri del bike-sharing tradizionale, ossia l’ambiente e il miglioramento del trasporto urbano, ha tuttavia un ruolo celato tutto nuovo nell’epoca della sharing economy, dell’ ICT (Information and Communication Technologies) e dell’IoT (Internet of Things). Start-ups cinesi come ofo e Mobike, hanno raggiunto livelli di investimenti della portata di centinaia di milioni di dollari in un singolo ciclo finanziario, mentre la situazione del mercato, sia in Cina che all’estero, non sempre è brillante.

Nonostante la forte competizione tra le varie aziende di bike-sharing e le difficoltà nell’entrare e operare in paesi esteri, dove vigono regole e barriere differenti da quelle della realtà cinese, queste aziende hanno registrato tra il 2015 ad oggi finanziamenti di portata sempre maggiore, da aziende importanti come i colossi tecnologici cinesi Alibaba, Tencent e Didi-chuxing. La ricerca svolta ha il fine di rivelare i motivi di tale espansione ed evoluzione del mercato del bike-sharing a flusso libero, nonché dell’interesse mostrato dagli investitori verso questo settore che non ha ancora raggiunto un modello di business redditizio, partendo dall’osservazione del mercato cinese e degli investimenti a queste start-ups per poi allargare lo sguardo anche alla situazione al di fuori della Cina.

Il lavoro è stato condotto principalmente sulla base dell’osservazione ed elaborazione personale degli eventi accaduti nel nuovo settore, collocandolo nel quadro generale della sharing economy. Le fonti principali consultate sono le notizie accessibili sul web rilevanti il bike-sharing a flusso libero.

Il primo capitolo introduce la nascita del bike-sharing e l’evoluzione del mercato, dando le definizioni necessarie per comprendere il fenomeno, fornendo il quadro completo delle quattro generazioni di bike-sharing che sono state individuate dagli studiosi, per poi passare alla presentazioni dei vari modelli di business, fornendo esempi di progetti implementati in varie città del mondo. La seconda parte del capitolo introduce il mercato in cui si colloca il bike-sharing inteso come l’utilizzo condiviso di una flotta di biciclette, ossia quello della sharing economy, a cui la condivisione di biciclette appartiene come una sottocategoria della shared mobility.

Il secondo capito è il fulcro della ricerca condotta sul nuovo modello di bike-sharing senza stazione fissa, presentando i casi cinesi più rilevanti: le tre principali aziende del bike-sharing: ofo, Mobike e Hellobike. Nonostante l’inizio della fase di saturazione del mercato, le start-ups non mancano di sostenitori che hanno continuato ad investire imponenti capitali. Basti vedere che ofo lanciò le sue prime bici nel campus della Beijing University nel 2015, arrivando ad ottenere 866 millioni di dollari con il principale supporto di Alibaba; Mobike era partita con pochi milioni di dollari verso la fine del 2015, arrivando a superare i 600 milioni di dollari in unico round finanziario principalmente guidato da Tencent a metà del 2017, mentre Hellobike, dopo essersi accorpato con YOUON, ha cominciato a ottenere sempre più attenzione da Ant Financial di Alibaba. Il secondo capitolo offre anche un quadro generale della situazione al di fuori della Cina, trattando alcuni paesi e brand stranieri di particolare rilevanza.

Il terzo capitolo offre una serie di dati tecnici e informazioni sulle principali aziende di bike-sharing a flusso libero della Cina e alcune straniere.

Nelle conclusioni, emerge che il fenomeno del bike-sharing non si limita semplicemente a offrire un sevizio di trasporto innovativo. In Cina le aziende del settore celano altri fini. Il paese è ormai passato ad una nuova fase di sviluppo economico, con i suoi 772 milioni di utenti Internet, di cui il 97.5% utilizzano lo smart-phone, può ora promuovere la sua immagine di paese innovatore, in cui smart cities, l’IoT, e big data, di cui le bici senza stazioni fisse sono grandi raccoglitori. Queste bici diventano quindi vittime e mezzo per un gioco di potere politico cinese che ha come principali attori aziende come Alibaba e Tencent, due stretti alleati della RPC nel raggiungimento dei suoi nuovi obiettivi di sviluppo e allo stesso tempo per mantenere integra la sua stabilità politica.

*Anna Zhu,zhu.anna@outlook.com Laureata nella Magistrale in Lingue, culture e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, nel 2015 partecipa ad un progetto di volontariato AIESEC a Suzhou, Cina, in collaborazione con la XJTLU (Xi’an jiaotong-Liverpool University), frequentando poi un semestre presso la Nanjing University.

** Titolo originale: Chinese dock-less bike-sharing model: The market situation and underlying implications La tesi è stata discussa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia

Relatore: Prof. Renzo Riccardo Cavalieri, Correlatrice: Prof.ssa Lala Hu