È uno dei più vasti e controversi fenomeni che caratterizzano la Cina contemporanea. Di sicuro quello che più da vicino colpisce la popolazione. E per questo, quello che più preoccupa i funzionari locali e il governo centrale: le demolizioni e gli sfratti forzati.
Parliamo infatti di milioni di persone spostate in blocco da una parte all’altra della città dietro la promessa di nuovi alloggi e lauti compensi. Promesse che quasi sempre però si rivelano false o non soddisfacenti per i cittadini, che si sentono infatti vittime di ingiustizia. E con la rabbia, sale anche il numero di proteste e gesti eclatanti.
Pochi giorni fa il New York Times ha pubblicato un’intervista alla sorella di una donna che il 13 novembre a Chengdu (capitale della provincia meridionale del Sichuan) è morta dopo essersi data fuoco per protestare contro le demolizioni e i pestaggi subiti dalla sua famiglia.
Secondo media locali, un anziano della provincia orientale del Jiangsu si è ugualmente dato fuoco dopo che la polizia ha interrogato il figlio riguardo a proteste contro le politiche di trasloco forzato.
Sarà forse anche a causa di questi ultimi terribili gesti di esasperazione che qualcosa si sta muovendo nei piani alti del potere. Il quotidiano inglese The Guardian ha infatti oggi riportato la notizia di nuove politiche intraprese dal governo centrale per contrastare un fenomeno sempre più incontrollato e tenere a freno, riducendo le regole di autorizzazione a procedere, le squadre di demolizione.
Politiche che lanciano segnali di speranza nella nuova gestione urbana. Ma che certo non lasciano alcune perplessità. C’è chi ad esempio pensa che ciò spingerà le squadre di demolizione a cercare nuove di vie di azione tra le maglie delle legalità. Altri, come il professor Shen Kui, docente all’Università di Pechino, fa invece notare che la nuova legge si applica però solo alle città e non alle vaste aree rurali.
La chiave di lettura al problema è sempre la stessa: in Cina è ancora il governo a possedere la terra, mentre il cittadino è limitato alla sola proprietà della casa. Motivo questo di insicurezza abitativa per centinaia di milioni di persone.