Se la tv è una cattiva maestra

In by Simone

La riforma culturale, lanciata dallo scorso Comitato centrale del Partito comunista, colpisce ancora: da oggi in Cina le serie tv comprate dall’estero non potranno essere trasmesse da nessun canale durante la prima serata. Precedenza ai prodotti cinesi dunque, per non "inquinare" le menti.
La State Administration of Radio Film and Television (Sarft) in Cina ha deciso: i canali cinesi “non possono trasmettere serie tv importate durante la prima serata – 19:30-10:00 – e il tempo totale di esecuzione di spettacoli importati non deve superare il 25% del tempo dedicato alle serie tv nello stesso giorno”.

Tempo fa Hu Jintao aveva chiarito come fosse necessario riportare il Partito e la cultura cinese al centro dell’attenzione. I solerti funzionari hanno immediatamente agito: prima eliminando i programmi ritenuti “futili” e ora tocca alle fiction prodotte all’estero.

Il nazionalismo cinese, e la necessità di preservare calma sociale nell’anno del cambiamento politico, passa – soprattutto – attraverso la televisione. E le fiction che giungono dal mondo capitalista devono influenzare la mentalità cinese, o meglio non devono “inquinare” lo spirito dei telespettatori della Terra di Mezzo.

Una volta che un canale importa una serie tv, inoltre, non può rivenderlo a terzi, senza prima averlo trasmesso. Si tratta della nuova regolamentazione della televisione cinese, che segue i dettami impartiti dal Partito nell’ultimo Comitato Centrale dell’ottobre scorso.

Secondo la dichiarazione, ripresa dal China Daily, “la Sarft ha chiesto alle stazioni provinciali di sorvegliare il contenuto dei programmi televisivi effettuati da società al di fuori del continente. Le Serie tv che contengono scene volgari e violente non devono essere importate”.

La dichiarazione ha anche specificato che i canali non dovranno utilizzare serie tv di uno stesso paese o di una determinata regione durante lo stesso periodo: “pene severe sono previste per chi ha violato le regole”, specifica la nota.

Il professor Peng Jixiang dalla Peking University ha detto al China Daily, che “il nuovo ordine è l’ultimo sforzo per proteggere i prodotti nazionali culturali e contribuirà a creare un ambiente favorevole per la tv e gli spettacoli realizzati dalle aziende del continente cinese. In Cina saranno limitate le serie tv straniere, per cercare di frenare l’influenza straniera”.

La decisione arriva in un anno politicamente delicato per la Cina, con il cambiamento di leadership nel mirino, e “dopo che il presidente Hu Jintao ha detto che il Partito Comunista deve ottenere una presa più salda sulla cultura cinese”.

All’inizio di gennaio, infatti, l’attuale presidente Hu ha detto ai membri del Partito Comunista che “le forze ostili all’estero” stavano cercando di occidentalizzare e dividere il paese con la loro influenza culturale e che i funzionari devono rimanere vigili contro tali sforzi.

Hu – specificano gli osservatori cinesi – “non ha detto quali sarebbero le forze nemiche, ma i leader cinesi hanno cercato di rafforzare la loro legittimità, impegnandosi a difendere i valori nazionali”.

Le osservazioni di Hu del resto sono parte di un più ampio atteggiamento del Partito comunista per rafforzare i principi socialisti del paese: come osserva il China Daily,  “i leader cinesi sono sotto pressione da parte di un pubblico che è turbato dalla disparità di reddito, la corruzione e altri mali dovuti ad una rapida crescita e si sente autorizzata dalla prosperità crescente e dai social media a criticare il governo”.

Per competere per l’influenza ideologica, “i leader di partito hanno detto che la Cina deve creare altri prodotti culturali come libri, film e arte per attrarre il pubblico cinese e straniero. Come parte degli sforzi per riprendere il controllo da parte del Partito Comunista sulle industrie culturali, la Cina ha recentemente detto che avrebbe limitato i reality show e altri programmi leggeri mostrati sulle emittenti televisive satellitari”.

[Scritto per Lettera43; foto credits: english.qstheory.cn]