Se la petizionista è americana

In by Simone

«Certo che l’ho notata – dice Yu Guiying, un petitioner del Gansu – è alta, magra, non parla molto ma il suo cinese mi è sembrato buono». Nella fredda mattinata di Pechino, in fila insieme a decine di cinesi provenienti da diverse province della Cina per avere giustizia e consegnare le proprie petizioni e rimostranze alla Corte suprema del popolo, la figura di Julie Harms è quanto meno sorprendente. Americana e laureata ad Harvard, Julie è uno dei pochi, forse addirittura il primo cittadino occidentale a presentare una petizione alle autorità cinesi.

Una pratica comune che, incoraggiata dal governo centrale, affonda le sue origini nella storia del paese e attraverso la quale i comuni cittadini possono denunciare gli abusi di potere da parte delle autorità locali. Ed è per denunciare l’ingiusto arresto del suo futuro sposo, Liu Shilinag, che Julie Harms ha lasciato il suo villaggio della contea di Wuhe nella provincia dell’Anhui e si è recata a Pechino. Liu è stato arrestato nel giugno scorso a Shenzhen dove i due si erano trasferiti nel 2008. Liu aveva abbandonato il suo villaggio dopo che essere stato ridotto quasi in fin di vita durante una rissa con un vicino di casa. Lo stesso vicino che ora, condannato a cinque anni di carcere, lo accusa di aver violato il suo domicilio. Un’accusa giudicata “discutibile” anche dai giudici che hanno sollevato dubbi sulle prove a carico di Liu.

L’uomo tuttavia è ancora in galera e a Julie Harms non è rimasta altra scelta che recarsi a Pechino per denunciare la montatura del caso. Proprio nella capitale Julie è stata tenuta in custodia dalla polizia per alcune ore, quando, durante la visita di Barack Obama a Pechino, ha provato a consegnare al presidente statunitense una lettera dove spiegava la necessita di una riforma del sistema legale cinese. Il caso di Julie Harms è «un microcosmo di quanto devono affrontare centinaia di migliaia di cinesi in cerca di giustizia» spiega Sharon Hom di Human Rights in China, ogni anno il governo riceve tra i 3 e 4 milioni di petizioni, ma solo una piccola parte di queste domande trovano giustizia.

[foto da www.reflector.com]

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