Rivolte in Guangdong. È stato morto un attivista

In by Simone

A Wukan, nella regione cinese del Guangdong, gli abitanti di un villaggio stanno protestando da mesi contro la requisizione forzata della terra. Lunedì la notizia della morte in carcere di Xue Jinbo, considerato uno dei leader della protesta,  ha aumentato la tensione nel villaggio.
Le proteste a Wukan, in Cina, sono cominciate a settembre dopo l’ennesimo sopruso, con la requisizione forzata di terre appartenenti ai contadini locali.

Manifestazioni e proteste con scontri con la polizia locale, avevano fatto diventare Wukan il fulcro e il simbolo delle lotte cinesi contro i soprusi del potere locale. Ieri è giunta la notizia della morte di Xue Jinbo uno dei leader della protesta in carcere.

La causa della morte è stata un’insufficienza cardiaca, altre cause sono state preliminarmente escluse”, hanno fatto sapere le autorità del paese. Ma la tensione è nuovamente cresciuta perché la popolazione non crede alla versione ufficiale fornita dalla polizia.

Molti abitanti del villaggio sospettano che le autorità non siano state sincere, soprattutto perché alcuni dei parenti di Xue avrebbero visto il suo corpo in una camera ardente a Shanwei.

Secondo la loro testimonianza, ripresa dal South China Morning Post, il corpo del morto sarebbe stato contraddistinto da molti lividi. “C’erano lividi scuri sia sulla schiena sia sul petto. Uno dei suoi pollici era fratturato e c’erano segni di strangolamento attorno al collo”, ha detto uno dei dodici rappresentanti del villaggio di una commissione formata per negoziare con i funzionari della città.

Abbiamo il sospetto – hanno aggiunto – che l’uomo sia stato torturato per estorcergli una confessione. Vogliamo che ci consegnino il corpo di Xue per procedere ad un’autopsia indipendente”.

La commissione temporanea del villaggio è stata creata su invito del governo locale per aprire una trattativa, ma presto “il governo è tornato indietro e ci ha dichiarato illegali: Xue era il nostro rappresentante più attivo e capace”.

Le richieste degli abitanti del villaggio sono state espresse attraverso petizioni in cui venivano chieste indietro le terre sequestrate e l’arresto dei funzionari corrotti.

Gli abitanti del villaggio hanno accusato le autorità locali di essersi impadroniti illegalmente di oltre 400 ettari di terreno agricolo a partire dal 1998.
La petizione era già pronta, ma gli organizzatori hanno deciso di aspettare ancora: “non siamo ancora pronti, la situazione è molto brutta”, hanno detto.

Un abitante del villaggio, che era fuggito da Wukan in un villaggio vicino, ha detto che più di 100 poliziotti antisommossa stavano bloccando l’ingresso del paese.

Il governo – ha raccontato – affigge manifesti chiedendo che coloro che avevano partecipato alle proteste si trasformino in confidenti. Sui cartelli hanno scritto che confessare nomi alla polizia è la nostra unica via d’uscita”.

[Scritto per Lettera43. Foto credits: sys06.msnbc.msn.com]